di Philippe Baqué.
Il 4 marzo 2012 cinquecento tra contadini e cittadini andalusi hanno occupato poco più di centosessanta ettari di terra pubblica abbandonata, destinata ai grandi proprietari. Hanno scelto i metodi dell’agricoltura biologica contadina, si sono organizzati in cooperative, hanno promosso la vendita locale. Sono diventati un simbolo delle proteste popolari, scontrandosi spesso con governi progressisti, che favoriscono di fatto la concorrenza tra braccianti andalusi e migranti, e contestando le sovvenzioni agricole dell’Ue. Subito dopo l’occupazione, molti anziani sono venuti a portare i semi di peperoni, cipolle, lattuga, semi tradizionali che avevano ereditato dai loro genitori e che avevano conservato con cura. «La terra non appartiene a nessuno – dicono – e non è una merce» ...