Elezioni politiche 2022: invito a candidati e candidate alla sottoscrizione dei cinque punti per una comunicazione politica e pubblica libera dai discorsi d’odio.

Con la chiusura delle liste elettorali da parte di tutte le forze politiche è entrata nel vivo la campagna elettorale per le prossime elezioni politiche del 25 settembre 2022, ed entra nel vivo anche la campagna della Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio, di cui Amnesty International Italia fa parte, per chiedere a tutti i candidati e a tutte le candidate di fare proprio il vademecum in cinque punti per una comunicazione pubblica e politica libera dai discorsi d’odio...

di Marco Aime, docente di antropologia culturale presso l’Università di Genova.

Non so se è una mia impressione, e non è che mi spiaccia, ma seguendo l’informazione nazionale mainstream sul conflitto in corso in Ucraina, si parla poco delle vittime. La maggior parte dell’attenzione dei media è concentrata sulle relazioni tra capi di Stato, su Vladimir Putin, sulla questione energetica, sulle meschine questioni interne alla politica italiana, ma dei morti sotto i colpi russi, nulla. Ripeto, se fosse che non ci sono vittime, ne sarei felice, ma sappiamo che non è così, che in una guerra si muore da entrambe le parti. Allora perché è più importante parlare della distruzione di un capannone oppure dell’aumento del gas che delle donne, uomini e bambini deceduti?...

Considerazioni attorno a uno scritto di Lev Tolstoj.

La guerra russo-giapponese divampò tra il gennaio 1904 e il settembre del 1905, si combattè per il controllo della Manciuria e della Corea, e per quello dell’importante sbocco sul Pacifico di Port Arthur (oggi in Cina), e vide la vittoria del Giappone. I morti furono circa 200.000. Nell’aprile del 1904, mentre i combattimenti erano in pieno corso, Tolstoj licenziò un pamphlet durissimo, dal titolo Ricredetevi! Contro la guerra russo-giapponese, in cui la guerra in quanto tale – e non solo quella in atto – è oggetto di una condanna senza appello. Il testo, immediatamente tradotto e pubblicato in varie parti d’Europa, tra cui l’Italia, mantiene ancora una straordinaria attualità...

di Enrico Peyretti.

Il Presidente Draghi è una persona seria. Perciò sono tanto più gravi e preoccupanti le sue parole in Parlamento, ieri, 22 giugno.
Draghi ha detto (sintetizzo, ma il senso è esatto): «Cosa dovevamo fare? C'erano due idee. Una - che è anche la mia - aiutare l'Ucraina a difendersi dall'aggressione. L'altra che diceva: Lasciamo che si sottomettano! Cosa vogliono questi ucraini da noi?»...

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