Città. Pieno centro.
Questa estate spesso mi è accaduto, passeggiando nei momenti in cui le sere diventano notti, di invischiarmi in grovigli improvvisi, umidi di rumore.
Una via crucis tribale e abbastanza profana, che rimbalza e che cresce ma senza darsi un senso da un bar all’altro. La rabbia dei decibel, un’assenza completa di armonia e di equilibrio per mummificare altri grovigli appiccicati ai pilastri dei portici, appesi ai tavolini e alle tartine dei dehors, ammassati e marmorizzati dai neon.
Grovigli mediamente muti, gesti semiautomatici di gambe e di tacchi, di gomiti e di mignoli. Grovigli apparentemente divisi per caste e per luoghi d’origine.
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