La situazione dell'ecosistema urbano nella città di Asti è in netto peggioramento dall'autunno/inverno del 2006, come si può facilmente desumere analizzando i dati della classifica recentemente pubblicata dal quotidiano “Il Sole 24 Ore” e realizzata in collaborazione con Legambiente nazionale.
Dalle tabelle si evince la condizione di Asti: dalla posizione n° 43 in cui veniva collocata nell'indagine 2007, oggi la troviamo alla posizione n° 52 della classifica 2008, addirittura inferiore alla media nazionale ...
Le città del nord con performance peggiori di quelle di Asti sono Novara, Alessandria e Biella, capoluoghi del Piemonte che fino ad ora non hanno saputo incrementare le zone a traffico limitato, non hanno assunto provvedimenti efficaci per incrementare il trasporto pubblico e che (Alessandria e Biella) hanno registrato un basso livello di raccolta differenziata.
Novara ha perso ancor più punti di Asti a causa della riduzione della zona a traffico limitato (cosa avvenuta anche ad Asti) e ciò ha contribuito all'incremento dei parametri di nocività dell'aria: ozono, ossido di azoto, pm10, emissioni di anidride carbonica.
Le altre città del nord che hanno peggiorato la loro classifica sono Torino, Verona e Vicenza. Torino, negli ultimi 4 anni, risulta però in continuo miglioramento per i provvedimenti adottati e - ovviamente - non può essere paragonata con Asti in quanto a dimensioni di traffico ed altre proporzioni.
Verona, per le sue caratteristiche climatiche e per la totale mancanza di provvedimenti, è tuttora la città dal più elevato inquinamento atmosferico.
Vicenza mantiene da anni lo stesso livello; in pratica, l'amministrazione precedente a quella appena insediata nella scorsa primavera, non ha provveduto a scelte antinquinamento.
Teniamo presente che, per la prima volta, la città di Asti ha peggiorato la sua condizione rispetto a Milano che, grazie ai provvedimenti adottati due anni fa, ha ottenuto notevoli
miglioramenti causando non pochi problemi alle città della periferia ... La scelta di introdurre il ticket per l'ingresso nella città di Milano ha certamente ridotto l'inquinamento cittadino, ma a discapito della maggioranza dei pendolari che devono allungare i tempi di percorrenza e/o lasciare l'auto nelle città limitrofe, intasando i parcheggi e incrementando l'inquinamento della periferia. In complesso, queste scelte hanno semplicemente spostato il problema dal centro alla periferia e non ha ridotto l'inquinamento sul totale del territorio padano: le strategie dovrebbero insomma essere decise al livello più complessivo su tutta la pianura padana e da tutte le regioni competenti.
Le città in testa alla classifica sono Belluno, Siena, Trento e Verbania: tutte ubicate in zone climatiche più favorevoli ma, comunque, realtà che hanno adottato da tempo zone pedonali estese e z.t.l. E che hanno saputo agevolare il trasporto “dolce” incrementando le piste ciclabili.
Un esempio virtuoso è Parma: in una zona di alto inquinamento come la pianura padana (e nonostante ciò ...) riesce da anni a mantenere un livello di inquinamento basso grazie esclusivamente ai provvedimenti adottati da decenni e continuamente migliorati.
Teniamo infine presente che i dati dell'A.R.P.A Piemonte segnalano per la città di Asti un peggioramento del Pm10 nei primi 3 mesi del 2008, superando già in quel breve periodo i limiti di legge consentiti per l'intero anno.
La ricerca di Legambiente e Il Sole 24 Ore può essere opportunamente analizzata sul web a questo indirizzo: http://www.legambiente.eu/campagne/ecosistemaUrbano/index.php.
A seguire, pubblichiamo una tabella che riassume i dati registrati dalla città di Asti.
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Elaborazione: Istituto di ricerche Ambiente Italia