Daniela Grassi e la Presidenza provinciale delle Acli di Asti.
Leggo i titoli dei giornali sui fatti astigiani degli ultimi tempi, solo qualche esempio, solo qualcuno: la clamorosa chiusura del Maina, le liste d’attesa della sanità con tempi scandalosi, la Biblioteca Faletti sotto organico e con orari insufficienti… E cammino per le strade e le vedo sempre più malinconiche e spoglie.
Pochi giorni fa, don Dino Barberis, direttore della Gazzetta d’Asti, ha detto di pensare a questa città “come se si fosse appena svegliata con poca voglia di alzarsi. Se si alzasse farebbe cose grandiose”. Sul fatto che “se si alzasse farebbe cose grandiose”, non ho dubbi, ma a me non pare appena sveglia, ma insonnolita, come sotto incantesimo, come un bell’albero che avvizzisce: avvizziscono i mercati, si riducono, come frutti che invece di maturare si ripieghino su se stessi; chiudono i negozi, persino quelli di catene note che ci ritroviamo ossessivamente in ogni città, qui si disseccano pure quelli...