di Maria Rita D'Orsogna, Fisico e docente all’Università statale della California.

La sua strategia di comunicazione con cui mostrarsi azienda amica dell’ambiente, riempiendo di soldi grandi giornali e tv, è martellante e senza confini. Eppure nella lista delle aziende che nel mondo emettono più CO2 è addirittura al trentesimo posto, dopo multinazionali come ExxonMobil, Shell, BP e Chevron. Avete capito di chi parliamo?...

di Guido Viale*.

Nella ricorrenza, troppo spesso puramente formale, della “Giornata della Terra”, possiamo considerare un grosso passo avanti il fatto che il movimento ormai mondiale Fridays for Future, cresciuto intorno alle comparse mediatiche di Greta Thunberg, insieme al più recente Extinction Rebellion, abbiano posto all’ordine del giorno del pubblico – in gran parte tenuto all’oscuro da media, politici e accademia della gravità e dell’urgenza del problema, soprattutto in Italia – il tema dei cambiamenti climatici, ormai prossimi a una deriva irreversibile e catastrofica per la vita umana sul nostro pianeta. Una specie di “lettera rubata” del nostro tempo che, come quella del racconto di Poe, non riusciamo a vedere proprio perché ce l’abbiamo davanti a noi.

“Non c’è più tempo”: mancano pochi anni al punto di non ritorno: dodici per gli scienziati dell’IPCC, solo cinque per James Anderson che analizza l’evoluzione dei ghiacci sulla Terra. L’umanità tutta, i suoi governi, il suo establishment, i suoi membri arrivano completamente impreparati a questa scadenza, nota da decenni. Non è “l’inerzia” dei governi il nostro principale nemico, bensì il fatto che sia loro che noi continuiamo a bombardare il pianeta con tutte le cose che ci stanno portando alla catastrofe. Invece dovremmo tutti considerarci in guerra: non “contro il clima”, ma contro le cose che facciamo o subiamo tutti i giorni. Ma per andare in guerra occorre riconvertire in tempi rapidi sia la produzione che il nostro stile di vita, dotandoci da subito delle armi necessarie a combatterla e vincerla. Lo avevano fatto in tempi strettissimi tutte le potenze impegnate nella Seconda Guerra Mondiale. Lo si può e deve fare anche adesso, con una mobilitazione generale.

In mezzo a tante cose giuste Greta fa un errore, più volte ripreso dai suoi giovani seguaci: “I politici sanno che cosa bisogna fare, ma non lo fanno”. Non è vero: i politici non sanno assolutamente che cosa fare, non ci hanno mai veramente pensato (pensano ad altro, al PIL, alla crescita, alle grandi opere e ai grandi eventi, al loro elettorato, alle tangenti) perché i problemi da affrontare sono troppo grandi per loro. Per questo preferiscono nascondere la testa sotto la sabbia...

Le vendite di prodotti sostenibili crescono. Solo negli Stati Uniti, un’indagine Nielsen ha rilevato che i consumatori con un’attenzione all’acquisto ponderato spenderanno fino a 150 miliardi di dollari in beni di largo consumo (FMCG) entro il 2021. Ma chi è il consumatore sostenibile? Che volto e che abitudini ha? I sustainable shoppers tendono ad essere giovani con abitudini in transizione, ben istruiti; vivono in contesti urbani. Le aziende possono utilizzare questa visione di alto livello per inquadrare le esigenze e le richieste nell’ambito di questo trend al consumo...

di Daniela Bartolini.

Ridurre i consumi aumenta il benessere. È quanto dimostra Bilanci di giustizia, una rete che raccoglie centinaia di famiglie italiane che hanno modificato il proprio stile di vita rendendolo più etico e sostenibile. L'obiettivo è quello di cambiare l'economia mondiale partendo proprio dai consumi familiari...

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