di Maurizio Bongioanni.
“Come la mafia impone il pizzo così il caporalato oggi pretende un’usura nascosta. Solo che qui, tra la raccolta nei campi da nord a sud, l’usura è fisica: erode le mani, asciuga i polmoni, infeltrisce i muscoli e intanto si mangia i diritti” scrive Giulio Cavalli su Left. Anni fa ricordo che ero a Saluzzo e l’allora ministra all’integrazione Cecile Kyenge era venuta per una visita istituzionale. In quell’occasione un gruppo di braccianti africani le sporsero una lettera. In quella lettera invitavano le istituzioni a fare un giro nei campi per poter vedere con i propri occhi quali fossero le condizioni di lavoro dei braccianti africani nella filiera della frutta piemontese.
Inutile dire che quel giro la Kyenge non lo fece mai e nemmeno i rappresentanti delle istituzioni successivi. Forse la Kyenge aveva altri problemi a cui badare, come ad esempio difendersi dai colpi bassi del razzismo predicato nella provincia italiana. Infatti quel giorno la ministra era stata “accolta” dai neofascisti di Casa Pound (o Fiamma Tricolore? Che differenza fa) a suon di slogan inculcati dall’ignoranza.
Ebbene, lo sfruttamento e il lavoro nero nei campi non solo si sono ripetuti l’anno successivo (e quello dopo ancora) ma si è addirittura diffuso in altre zone ...