di Cinzia Picchioni.

Oh che bello! Una nuova fobia!
Nomofobia si chiama. L’avete sentita? Forse ne soffrite senza saperlo... È l’attitudine a controllare compulsivamente il cellulare. Il nome è una contrazione di no-mobile-phone–fobia. All’uscita dal cinema, alla discesa dal treno, a passeggio per vetrine, alla fine di una riunione... a me pare che ce l’abbiano tutti ‘sta fobia! Ditemi voi che cosa può mai essere successo nelle 2 ore precedenti! Vostro padre è moribondo dite? E che ci facevate, allora, al cinema? Scuserete la provocazione, ma proprio non posso credere che tutti quello che vedo buttarsi a testa bassa – e a volte rimanerci sempre – sullo schermo abbiano delle emergenze o aspettino la chiamata della loro vita! Siamo forse troppo connessi?...

di Marco Aime, antropologo.

A differenza di Claude Lévi-Strauss io amo i viaggi e ho sempre amato viaggiare. Per questo, come molti altri, ne sento la mancanza. Leggo, da mesi a questa parte, molti sfoghi di amici e conoscenti che si lamentano di questo blocco, che ci impedisce di viaggiare. Pur condividendo questa sensazione di vuoto, credo che questa situazione sia utile per riflettere sulla nostra condizione privilegiata.
Il viaggio è diventato per noi uno svago abbastanza accessibile...

di Riccardo Bocci.

A novembre 2020 è stato pubblicato il rapporto di Bio Bank che fotografa il mondo del biologico. Un primo dato emerge chiaramente. Anche in questo periodo di crisi il bio cresce a due cifre: più 11% di vendite rispetto al 2019. In questi anni, però, è cambiato il panorama del mercato del biologico: i negozi specializzati hanno ceduto il passo alla grande distribuzione organizzata (Gdo) e al discount. Nel 2011 l’incidenza della Gdo nel bio era del 27%. Oggi è arrivata al 47%, e, in maniera speculare, quella dei negozi è scesa dal 45 al 21%...

Siamo contadini e contadine a sostegno della Campagna popolare per l’agricoltura contadina, vi scriviamo perché, sia noi che voi, intendiamo la vita contadina non solo come un’attività economica ma come uno stile di vita, con la dignità umana che ciò comporta. Ed è una scelta di vita, perché oggi fare agricoltura come noi la intendiamo e non secondo un modello agroindustriale non può essere che una scelta, perché, altrimenti, tutto ci spingerebbe a cercarci un altro modo per avere un reddito di lavoro...

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