di Paolo X Viarengo.

In questi giorni mi è giunta notizia che nel Saluzzese ci saranno seri problemi per la raccolta della frutta. Anche la vendemmia, dalle nostre parti avrà serie problematiche per il reperimento di mano d’opera. Ho chiesto in giro il perché ed ho provato a capire. Errore che spesso faccio e che mi costerà, prima o poi, il fegato. La risposta più comune è stata che, a causa del covid19, gli extracomunitari non calano più ad invadere il nostro paese e a rubare il lavoro agli italiani ma stanno chiusi a casa loro, causa restrizioni imposte o prudenza personale. E, vista l’attuale situazione italiana e piemontese in particolare, non si può dar loro torto...  

Il 4 maggio prossimo sarà la data convenuta dal Governo come fine del “lockdown” e inizio della “fase 2” con relativa riapertura delle attività, ma la realtà dei fatti dice che moltissime aziende sono già aperte con la comunicazione di richiesta di deroga fatta al Prefetto e, in mancanza di risposte dal suddetto, continuando la produzione con la regola del silenzio-assenso...

A cura di Fiom Cgil Asti.

La Fiom Cgil Asti, dopo una attenta valutazione, rispetto a quello che si sta verificando nelle aziende in relazione all’emergenza sanitaria, mette in evidenza che negli stabilimenti di tutte la provincia di Asti si è determinata una situazione di insicurezza che in qualche caso si trasforma in panico generale.
Data la difficoltà generalizzata a un’esatta e puntuale applicazione nei luoghi di lavoro delle misure sanitarie prescritte dal provvedimento del governo che indica in maniera ancora generica procedure per la messa in sicurezza dei lavoratori, in molti casi non viene rispettato, determinando di conseguenza una situazione di ingovernabilità, è evidente che viene richiesto agli organi ispettivi predisposti alla sicurezza la garanzia dei necessari controlli...

Amazon potrebbe licenziare i suoi dipendenti che pubblicamente si schierano a favore del clima, criticando le scelte dell'azienda di Seattle. Ma le cose stanno cambiando, ecco come...

Un gruppo di dipendenti del colosso Amazon ha denunciato che la compagnia ha minacciato di licenziarli per aver fatto dichiarazioni ambientaliste e aver chiesto al gigante dell’e-commerce di fare di più per contrastare i cambiamenti climatici.

Amazon Employees for Climate Justice, questo il nome del gruppo, ha dichiarato che ad alcuni dipendenti è stato detto che tali dichiarazioni violano le politiche della società. Amazon ha replicato che la sua politica sulle dichiarazioni pubbliche dei dipendenti è nota e si applica a tutti i lavoratori.

In un post su Twitter il gruppo ambientalista ha scritto che alcuni dipendenti sono stati contattati dai legali e delle risorse umane di Amazon per chiarimenti e domande sulle loro dichiarazioni.

“Successivamente alcuni lavoratori hanno ricevuto delle email in cui si minacciava l’interruzione del rapporto di lavoro se avessero continuato a parlare degli affari di Amazon”.

Il colosso dell’e-commerce ha dichiarato a Bbc di aver “recentemente aggiornato la politica per rendere più facile e veloce l’autorizzazione per i dipendenti per partecipare ad attività esterne, come interviste o dichiarazioni o l’impiego del logo della compagnia. Come per ogni policy aziendale, gli impiegati possono ricevere una notifica da parte delle Risorse umane se delle regole non vengono rispettate”.

Amazon Employees for Climate Justice ha chiesto a Amazon di raggiungere l’obiettivo emissioni zero entro il 2030, di limitare i contratti con le compagnie petrolifere e di combustibili e di non finanziare politici e lobbysti che negano i cambiamenti climatici. A maggio migliaia di dipendenti aveva usato la riunione annuale degli azionisti per chiedere al direttore esecutivo Jeff Bezos di stabilire una road map per il cambiamento climatico in relazione alle attività aziendali.

Articolo originale su Askanews: https://www.askanews.it/esteri/2020/01/03/dipendenti-amazon-a-rischio-licenziamento-per-denunce-su-clima-top10_20200103_114705/

Con il riscaldamento climatico, l'aumento dello stress termico in agricoltura e in altri settori industriali dovrebbe tradursi in una perdita di produttività pari a 80 milioni di posti di lavoro entro il 2030. A lanciare l'allarme è l'Organizzazione internazionale del lavoro dell'Onu (Ilo). In un nuovo rapporto, l'Ilo sostiene che in questa data, il 2,2% del totale delle ore lavorate nel mondo potrebbe andare perso a causa delle temperature elevate, secondo delle proiezioni basate su un aumento delle temperature mondiali di 1,5°C entro la fine del secolo...

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