di Paolo X Viarengo.

Il 20 febbraio scorso si è giocata la partita di Champions League Atalanta-Valencia. A Milano, perché lo stadio di Bergamo era troppo piccolo per contenere le decine di  migliaia di tifosi che sarebbero accorsi all’evento. Il 20 febbraio scorso. Decine di migliaia di tifosi. Assieme. Accalcati nei metro, nelle curve. Il 20 febbraio 2020. Trascorsi quindici giorni dall’evento si sono visti i risultati. Dopo quindici giorni di incubazione, sappiamo cosa sta succedendo a Bergamo. A Milano. A Brescia. In Spagna...

di Marco Aime, Docente di antropologia culturale presso l’università di Genova.

In questi giorni di coronavirus, circolano sui media molti appelli (sacrosanti) al rimanere in casa e a volte, in certi dibattiti emerge anche una certa retorica del “siamo un grande Paese”, “un grande popolo”, su cui ci sarebbe qualcosa da ridire – siamo un paese medio, ci arrangiamo – ma si sente spesso dire che questa condizione di isolamento forzato e il rispetto che gli italiani stanno manifestando per le normative del governo, siano il segno che siamo una vera comunità. È singolare questo richiamo: una comunità si costruisce e vive sulle relazioni e invece viene invocata proprio quando le relazioni diventano difficilissime, se non quasi impossibili...

di Paolo X Viarengo.

Chissà perché il discorso in italiano di Ursula Von Der Leyen mi ha ricordato quello delle lacrime della Fornero, in cui annunciava la morte della dignità sociale per milioni di italiani. In nome del rispetto del Patto di Stabilità. La Von Der Leyen, invece, annunciava, in italiano, che il Patto di Stabilità poteva essere tranquillamente infranto. Discorsi opposti ma stessa, paternalistica, ipocrita e ridicola, retorica. Avevo sentito un brivido di disgusto alle lacrime della Fornero ed ho sentito lo stesso brivido di disgusto con la Van Der Leyen. A pelle. A istinto. Poi ho compreso che se i contenuti sono opposti, il succo è lo stesso: gli schiavi devono sopravvivere. Altrimenti le piramidi non si fanno. Bisogna dargli da mangiare il giusto perché sopravvivano e continuino a lavorare...

di Marinella Correggia.

Paralizzati come insetti di fronte al pericolo, gli italiani si scoprono infine ligi a ordini inusitati (dopo aver disatteso i precedenti – sempre a causa del panico – con la fuga in massa verso Sud pochi giorni fa).
I cittadini italiani non hanno il senso della comunità di quelli cinesi. Allora c’è da chiedersi come mai un popolo individualista pur di «salvarsi» dal coronavirus è disposto ad accettare provvedimenti governativi che vanno ben oltre l’#iostoacasa e comportano una totale sospensione delle possibilità di movimento e perfino di produzione e consumo (il che, se durasse nel tempo e producesse una riconversione economica, sarebbe positivo e amico del clima…)...

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