Le Piramidi

di Paolo X Viarengo.

Chissà perché il discorso in italiano di Ursula Von Der Leyen mi ha ricordato quello delle lacrime della Fornero, in cui annunciava la morte della dignità sociale per milioni di italiani. In nome del rispetto del Patto di Stabilità. La Von Der Leyen, invece, annunciava, in italiano, che il Patto di Stabilità poteva essere tranquillamente infranto. Discorsi opposti ma stessa, paternalistica, ipocrita e ridicola, retorica. Avevo sentito un brivido di disgusto alle lacrime della Fornero ed ho sentito lo stesso brivido di disgusto con la Van Der Leyen. A pelle. A istinto. Poi ho compreso che se i contenuti sono opposti, il succo è lo stesso: gli schiavi devono sopravvivere. Altrimenti le piramidi non si fanno. Bisogna dargli da mangiare il giusto perché sopravvivano e continuino a lavorare...

La Fornero ci toglieva il Diritto alla Felicità, la Dignità ma ci lasciava quel tanto che bastava per sopravvivere. La Van Der Leyen, quando tutto ci è stato ormai tolto, ci consente di infrangere il Patto di Stabilità per permetterci di sopravvivere. Sopravvivere, non vivere. Quello non ci è consentito. Essere felici, quello non  ci è consentito. Vivere la vita che vogliamo, quello non ci è consentito.
In nome del profitto selvaggio, su cui è improntato il nostro stile di vita. O meglio, quello che deve, ripeto deve, essere il nostro stile di vita. Se non lo è, giù patti di stabilità, spread, crisi striscianti ad imporci di lavorare. Ad imporci, come al tempo dei faraoni, di ammucchiare pietre per costruire piramidi, per onorare la vanità del faraone. Solo che noi ammassiamo soldi, ma anche questi verranno impilati dal potente di turno per creare monumento alla sua vanità.

Non vedo differenze col passato. Continuiamo a voler ammucchiare cose inerti e inanimate per costruire monumenti all’orgoglio umano. Salvo, se non ci sono abbastanza fave, frumento o lenticchie per tutti gli schiavi addetti ad ammucchiare pietre, o soldi, eliminarne qualcuno e far lavorare di più gli altri. Spronandoli con le fruste, un tempo. Spronandoli con l’ipocrisia e le vuote parole, adesso.
Adesso, quando la colpa della pandemia è diventata nostra, come in una brutta fiaba in cui la matrigna incolpa il bambino di colpe non sue. E il bambino, come tutti i bambini che tendono a prendersi addosso tutte le responsabilità, ci crede e parte per risolvere il problema divenendo l’eroe della brutta fiaba.

Lo schema di Propp si basa più o meno si questo. Uno schema scritto nel nostro DNA nel corso dei milioni di anni di storia della nostra razza. La colpa del Covid19, quindi, è nostra perché siamo bambini cattivi e camminiamo per strada. Dobbiamo stare a casa. Non muoverci perché noi siamo le gambe del virus maledetto. Così dicono, e dicono che il virus è curabile. E, dicono che con le adeguate cure, la mortalità non è superiore a quella di una brutta polmonite. Il problema è la facilità di contagio che potrebbe portare gli ospedali a non avere sufficienti mezzi per curare tutti.

Ma, chi è che ha tagliato fondi alla Sanità?
Chi è che a massacrato la Sanità Italiana?
Chi è che ha bloccato assunzioni di Medici, Infermieri, Oss in nome del rispetto del Patto di Stabilità che, ora, invece si può tranquillamente infrangere?

Sicuramente non chi mi saluta, timidamente, al parco dopo aver portato a passeggio il cane e sentendosi, per questo, un po’ colpevole. Forse, però, chi adesso annuncia in italiano che i soldi ci sono, non spiegando perché prima non c’erano, qualche colpa in più di me e del mio conoscente del parco, ce l’ha. Sicuramente.
Quando tutto sarà finito, ricordiamocene. Ricordiamocene quando ci chiederanno sacrifici in nome di qualche artifizio finanziario del momento. Ricordiamocene quando i datori di lavoro ci chiederanno di lavorare anche per il collega che, purtroppo, in nome della crisi è stato licenziato. Ricordiamocene.

Ricordiamoci che senza di noi le piramidi non si costruiscono. Né di pietra e nemmeno di soldi. Infine, ricordiamoci che le piramidi sono un monumento al nulla. Non servono che a far felice uno solo ed a scontentare, massacrare, rendere infelici gli altri.

Ricordiamoci che senza piramidi, possiamo vivere tranquillamente. Possiamo vivere meglio. Tutti.

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