La riflessione che abbiamo suggerito attraverso queste nostre note ha aperto un interessante dibattito e raccolto una risposta articolata di Giulio Bava, Presidente del Consorzio Alta Langa, che ci anticipa qualche elemento in più per decifrare i contenuti del “Patto con la terra”. Tutto assolutamente condivisibile, addirittura potrebbe essere un "metodo" di sviluppo da adottare ovunque; ma, in pratica, come verranno applicati gli ottimi principi in prassi corrente? Questo non siamo riusciti ancora a capirlo ...
Ecco le considerazioni di Giulio Bava:
In riferimento alla sua richiesta in merito all’impatto che potrebbe derivare dall’ampliamento del vigneto Alta Langa, le voglio innanzi tutto segnalare la centralità del territorio nei valori fondanti del Consorzio e nell’identità del vino da noi tutelato.
I nostri valori sono condivisi tra i produttori e non sbandierati per proclami ad effetto, Il “Patto con la terra” che il Professor Grimaldi ci ha aiutato a sviluppare, è un principio che pone al centro il territorio di produzione dell’Alta Langa dove “vive ancora una natura antropizzata con educazione, percorsa in punta di piedi dai nostri progenitori, testimoni di tradizioni, gesti e parole che le colline più basse non sempre hanno patrimonializzato con la stessa cura.
A partire da queste ragioni, quelle dei nostri padri, il Consorzio Alta Langa, che ha avviato una viticoltura sostenibile e armonica al delicato biodiverso tessuto di queste colline, vuole impegnarsi in un patto di fiducia e di onestà. Una sincera quanto robusta stretta di mano con questa terra, al fine di contribuire alla custodia delle colline alte e dei loro valori, nel rispetto e valorizzazione dei ritmi costitutivi delle stagioni e delle lune. Un patto volto a recuperare le scansioni rituali del calendario contadino della tradizione, che nel tempo del risveglio, della maturazione e del sonno del ciclo agrario ritrova le ragioni più profonde per ri-conoscere le buone pratiche del vivere insieme, che sono a fondamento della comunità contadina”.
Lo sviluppo del vigneto dell’Alta Langa docg, ispirato a questi principi, è armonico e sostenibile e mira a mantenere la viticoltura in zone marginali offrendo ai contadini che vivono in quelle zone la possibilità di sostituire colture a basso reddito con altre economicamente sostenibili, si tratta quindi di usare uno spazio già usato convertendo le varietà coltivate o trasformando gli incolti.
Infine sul territorio di produzione dell’Alta Langa che, come avrà visto dal nostro sito è di ben 146 comuni suddivisi in tre province, cento ettari sono poca cosa e non possono che avere un riscontro positivo sull’impatto paesaggistico e auspico che lei voglia contribuire a diffondere questo messaggio di rispetto e valorizzazione che il Consorzio e le aziende portano avanti da una trentina d’anni.
Giulio Bava, Presidente Consorzio Alta Langa