Barolo rosso sangue...

A cura del Collettivo Mononoke.

Nel 2021 la città di Alba fu dichiarata Capitale della Cultura d’Impresa da Confindustria. Negli stessi mesi il nostro collettivo si affacciava a problematiche legate allo sfruttamento lavorativo e ambientale nel distretto vitivinicolo delle Langhe e del Roero. Avevamo protestato: Alba è la capitale dello sfruttamento, gridavamo...

Nello specifico denunciavamo la costruzione di una mega cantina a Trezzo Tinella: un’opera privata capace di sventrare un’intera collina. Oltre al danno ambientale per noi era importante sottolineare come gli imprenditori s’arrogassero il diritto di decidere per tutti e di mutare il presente senza preoccuparsi delle conseguenze delle proprie azioni.
Poco tempo dopo constatammo nuovamente questa tendenza imprenditoriale: conoscemmo alcuni braccianti e legammo con loro; capimmo che il sistema schiavista, il caporalato e lo sfruttamento lavorativo, s’insinuavano ovunque e silenziosamente oleavano una macchina miliardaria; comprendemmo il paradosso: un bene di lusso prodotto dal sangue degli ultimi, ricattabili perché senza documenti o con contratti fasulli.

Organizzammo presidi e manifestazioni per chiedere dignità: case, documenti, lavoro degno per tutti. Ad oggi nonostante il disappunto popolare, oltre trenta persone dormono all'aperto nella sola città di Alba, e sono centinaia i lavoratori in nero.
Alla luce di ciò le immagini dei lavoratori picchiati dai caporali ci indignano ma non ci stupiscono. In questo territorio il fenomeno dello sfruttamento lavorativo è ben radicato: a Marzo 2024 un articolo pubblicato da Al jazerra denunciava pubblicamente la questione a livello internazionale. La favola commerciale del "territorio baciato da dio" - come lo viene descritto da alcune testate locali - iniziò a vacillare
E il coro mediatico s'affretta a evidenziare quanto il problema sia il severo danno di immagine subito, il rischio di un boicottaggio internazionale (più che meritato) piuttosto che lo sfruttamento in sé.
Ora le immagini parlano chiaro, e "Barolo rosso sangue" non è più uno slogan di protesta ma una cruda realtà.

Non ci stupiscono nemmeno le recenti notizie riguardanti le lavoratrici impiegate nel confezionamento di ovetti Kinder. 5 euro all'ora è sinonimo della sopracitata cultura d'impresa.
Qui, in qualsiasi ambito o comparto lavorativo, la fame di profitto prevale e le condizioni dei lavoratori sono sacrificate in nome di interessi privati e personali.

Chi sostiene che il colosso dolciario Ferrero o le mega-cantine vitivinicole non siano responsabili di tale sfruttamento, a nostro parere commette un grave errore: la filiera di produzione è controllabile dalla multinazionale e dalle aziende; se il marchio decide di approfittare della manodopera a basso costo, si rende complice e carnefice.

Nelle prossime settimane saremo per le strade di Alba per supportare i lavoratori e le lavoratrici vittime di un sistema ingiusto, contro l'esternalizzazione e i contratti precari, contro ogni sfruttamento. In vigna come in fabbrica.

Non accettiamo questo clima di impunità nei confronti dei veri responsabili. Lotteremo fino all'uguaglianza.
Case, documenti, lavoro degno per tutti.

Aggiungi commento

Invia
Altritasti Periodico on line dell'Associazione di Promozione Sociale Altritasti - via Carducci 22 - 14100 Asti - C.F. 92060280051
Registrazione: Tribunale di Asti n. 7/2011 del 28.10.2011 - Direttore Responsabile: Alessandro Mortarino