Senza Piani addio alle memorie storiche

A cura di Domenico Sanino (presidente Pro Natura Cuneo), Bruno Piacenza (presidente Legambiente Cuneo), Patrizia Rossi (presidente LIPU Cuneo), Albino Gosmar (presidente Cuneo Birding) e Alberto Collidà (presidente Italia Nostra Cuneo).

Siamo venuti a conoscenza che nello scorso mese di dicembre è stato abbattuto a Levaldigi uno degli ultimi Martinetti del ferro della nostra Provincia, edificio risalente alla seconda metà del XIII secolo, quando fu costruita la bealera del Molino che deriva le acque dal Mellea...

L’edificio demolito, nelle parti più antiche, era dell’inizio del ‘600 ed era costituito da due corpi di fabbrica contigui, uno che ospitava l’abitazione del fabbro e alcuni depositi, l’altro l’ambiente di lavoro, ancora dotato di tutta l’attrezzatura necessaria per l’attività del fabbro. A far funzionare magli, forge, trapani erano tre ruote azionate dall’acqua. Ha prodotto per secoli chiodi, oggetti metallici vari e utensili per l’agricoltura fino al 1985.

Ora non c’è più nulla. Si è persa così una importante memoria storica e un esempio dell’attività produttiva del passato che utilizzava energia rinnovabile. Nessuno è stato in grado, o ha voluto, salvare il Martinetto.

Stupisce il non intervento della Soprintendenza ai beni culturali e paesaggistici, ma soprattutto del Comune di Savigliano che non ha posto un vincolo su questo monumento. Ma Savigliano, abbiamo scoperto, non ha mai adeguato il Piano regolatore e le norme attuative al Piano territoriale provinciale e al Piano paesistico regionale, piani sovracomunali ai quali doveva adeguarsi già da oltre un decennio. Ciò fa sì che non ci siano tutele verso questi beni.

Ma il PRGC di Savigliano risulta inadeguato anche per quanto riguarda la tutela dei filari e delle alberate campestri (censimento previsto dal Piano provinciale), la tutela dei suoli per i terreni di I e II classe e l'utilizzo delle compensazioni ambientali per frenare il consumo di suolo (previsti dal Piano territoriale regionale e quello provinciale), per parecchi aspetti indicati dal piano paesistico regionale. Ecco perché spariscono queste testimonianze storiche.

Ci chiediamo come mai le Amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 10 anni non abbiano vigilato sull'operato dell'Urbanistica e non abbiano adeguato gli strumenti alle leggi e ai piani sovracomunali?

Ci auguriamo che si voglia rapidamente intervenire non solo per salvaguardare le ultime testimonianze storiche del territorio, ma anche per salvare le alberate, patrimonio indispensabile per attenuare la crisi climatica.

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