Sabato 8 Luglio Alba si colorerà come mai prima d'ora grazie al Piemonte Pride. Cos'è, chi lo organizza, qual è il programma, quali le rivendicazioni, qual è stato l'appoggio della città ospite? Un lungo approfondimento su quella che rimarrà una data storica per la capitale delle Langhe...
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IL PIEMONTE PRIDE
Per la prima volta, quest’anno la manifestazione Torino Pride cambia forma diventando Piemonte Pride. Al pride di Torino, organizzato dal Coordinamento Torino Pride e che si è svolto il 17 giugno con un percorso totalmente nuovo lungo le strade del centro della città, seguirà l’8 luglio un secondo pride in nome dei diritti di tutte e di tutti, e in particolare delle persone LGBTIQ (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersex e queer), ad Alba, in provincia di Cuneo, organizzato dal collettivo De-Generi e dal Coordinamento Torino Pride.
La realizzazione dell’evento su scala regionale è stata accompagnata da più di un mese di eventi di avvicinamento alla manifestazione di Torino organizzati in vari luoghi delle province piemontesi su iniziativa delle tante associazioni LGBTIQ del territorio e un coinvolgimento più marcato di tutte le realtà della regione nell’organizzazione della grande parata torinese. I due pride hanno come claim A Corpo libero, un tema che consente di affrontare il tema dell’autodeterminazione sono diversi punti di vista: dall’identità di genere e l’orientamento sessuale all’eutanasia, dalla transizione alla libertà individuale nella sua accezione più ampia. Portare il dibattito pubblico su queste tematiche anche in provincia significa decidere di non delegare gli spazi di libertà individuale e collettiva alla “grande città”, ma riconoscere che tutto ciò che concerne i fondamentali diritti umani, sociali e civili può e deve riguardare la quotidianità e la sensibilità di ciascuno, in qualunque contesto.
Con la nascita del Piemonte Pride il nostro intento è quello di creare una rete territoriale coesa che possa moltiplicare sul territorio la felice esperienza torinese – afferma soddisfatto Alessandro Battaglia, coordinatore Torino Pride – al fine di combattere in modo più capillare ogni tipo di discriminazione. Paradossalmente, moltiplicare i pride perché possano, in futuro, non essere più necessari. Il Piemonte Pride si svolge con il patrocinio della Regione Piemonte, del Consiglio Regionale del Piemonte, della Provincia di Cuneo, della Città Metropolitana di Torino e delle Città di Torino e Alba.
IL PROGRAMMA
La parata:
• ritrovo in Piazza Pertinace alle ore 17.00
• percorso: Via Pertinace, Via Pierino Belli, Via Vittorio Emanuele II, Piazza Michele Ferrero, Via Luigi Einaudi, Corso Banskà Bystrika.
• arrivo in Zona H (Piazzale Beausoleil) intorno alle ore 19 : qui verrà dedicato uno spazio agli interventi degli organizzatori, dei rappresentanti istituzionali e di alcune associazioni sostenitrici.
L’evento in H-Zone Zona H, piazzale Beausoleil, Alba dalle ore 19.30 circa alle ore 23.00
Si esibiranno in concerto:
• CurvArcobaleno
• Qoro, il coro con la Q
• Mc Nill
• Twee
• Diodato
Presenta: Mc Nill
Nell’area verde della Zona H saranno presenti i banchetti informativi di gruppi e associazioni sostenitrici e un servizio ristoro a cura del Birrificio CitaBiunda, del Birrificio Sagrin, del Caffè Latino.
Sarà aperto, inoltre, il bar del centro giovani H-Zone.
Official party: Caffè Latino, Via Generale Carlo Dalla Chiesa 13, Alba dalle ore 23.30
ALBA PRIDE: IL DOCUMENTO POLITICO
L’8 luglio 2017 Alba ospiterà la seconda tappa del Piemonte Pride, che farà il suo esordio in una realtà di provincia. Con la scelta di questa sede si intende rimarcare l’importanza di portare manifestazioni di tale impatto anche in località più piccole, la spina dorsale dell’Italia, lontane dalle grandi metropoli: è proprio questo territorio, più ancorato alle radici tradizionali, il meno permeabile al diffondersi di una cultura basata sulla visibilità e sulla valorizzazione delle differenze. Nonostante i passi avanti compiuti in tal senso dal tessuto cittadino, il territorio albese presenta diversi elementi di criticità, riscontrabili anche al di fuori dell’ambito strettamente LGBTIQ+: la mancanza di spazi laici facilmente fruibili da parte dei gruppi che creano valore e innovazione sociale per la città;
l’ipocrisia della mentalità comune, basata su una tolleranza apparente e di facciata che nel momento dell’agire concreto svela la propria natura; la difficoltà diffusa nel riconoscere realtà spesso “invisibili”, ma che potrebbero contribuire a un progressivo cambiamento della forma mentis cittadina; la tendenza a confinare le identità individuali in categorizzazioni rigide e impenetrabili. Non è un caso che tutti gli eventi della seconda edizione del festival di cultura LGBT* Prospettive, nonostante l’ampio seguito di pubblico, siano stati ignorati dalla stragrande maggioranza dei politici e dei giornalisti locali.
L’“Alba delle cento torri”, emblema di un benessere ostentato in altezza, non esiste più, anche se molti degli ideali che portava con sé rimangono incarnati nell’Alba di oggi: la norma, e ciò che è ritenuto normale, oggi sfila lungo il salotto bene di Alba, Via Maestra, ma nasconde nel privato quelle alterità che non si vogliono esprimere pubblicamente – si pensi, ad esempio, a tutte le lavoratrici e i lavoratori “sommersi” –.
Lo sguardo della città è costruito sul mostrarsi senza essere visti, sulla difesa di ruoli tradizionali (di genere e non solo) che celano una mentalità sessista e patriarcale. A perimetrare questo asfittico spazio di libertà contribuiscono alcuni poteri ecclesiali che funzionano, ancor oggi, da collettori di consenso politico, e i poteri bancari e commerciali, l’altro soggetto che imprime il ritmo alla vita cittadina.
Il territorio, tutt’attorno, è stato convertito da agricolo a industriale, con uno sfruttamento invasivo dell’ambiente e di migliaia di uomini-braccia, spesso provenienti dall’Est Europa. È un territorio da cui molti giovani cercano di scappare per le rigide gabbie in cui è organizzata la vita pubblica e sociale, per la mancanza di spazi liberi e liberati, per il moralismo che etichetta in modo negativo o paternalista qualunque “diverso”, per il colore della pelle, per lo status economico o di cittadinanza, per la religione, per il genere.
Inevitabilmente, la situazione albese risente del dibattito che si è aperto su scala nazionale a seguito dell’approvazione della legge sulle unioni civili che, seppur incompleta e lacunosa, ha prodotto un inasprimento delle posizioni omobitransfobiche, sessiste e razziste nel discorso mediatico. La fantomatica “teoria del gender” è stata molto spesso sbattuta in prima pagina e spacciata come pericolo concreto quasi sempre senza possibilità di confronto; vecchie pratiche, che credevamo ormai sradicate, come la censura dei libri e le teorie riparative, sono prepotentemente tornate in auge. Abbiamo assistito all’imbarbarimento del dibattito sulla Procreazione medicalmente assistita (in particolare sulla Gestazione Per Altri, erroneamente considerata uno strumento utilizzato soltanto da coppie omosessuali), tenuto in ostaggio dalla presunta ortodossia del vincolo biologico e incapace di interrogarsi su come si generano non i corpi, ma le opportunità di cui avranno bisogno, le relazioni, la cultura, la società.
Se poi allarghiamo lo sguardo al resto del mondo, si scorgono varie nubi all’orizzonte: a cominciare dagli Stati Uniti d’America, dove l’elezione di Donald Trump ha segnato un’inversione di rotta sotto molti aspetti in nome della difesa di “confini” concreti o culturali, per finire con la drammatica persecuzione delle persone omosessuali in Cecenia, passando per l’avanzata in molti paesi europei di partiti xenofobi e razzisti che mirano a cancellare i diritti civili conquistati con fatica.
In un tale contesto internazionale, è sempre più evidente la necessità di creare intersezioni tra le battaglie per i fondamentali diritti umani e civili: anche il Collettivo De-Generi, forte dell’ottima risposta ottenuta da parte della cittadinanza agli eventi culturali proposti, ha maturato sempre di più la convinzione di voler ampliare la sua portata sociale a diversi tipi di lotte. Anche per questa ragione, è stata accolta con entusiasmo la proposta del Coordinamento di Torino di aderire al Piemonte Pride: infatti è particolarmente significativo, in quest’ottica, il motto dell’edizione 2017, A corpo libero. Esso racchiude un messaggio attuale e universale: la libertà di scegliere come disporre del proprio corpo rappresenta il principio cardine di numerose rivendicazioni nei confronti di un sistema socio-politico fondato sulla regolamentazione spesso limitante di aspetti cruciali inerenti alla vita dell’individuo.
A corpo libero significa poter decidere come presentarsi al mondo e chi amare, poter adeguare il proprio corpo alla propria identità di genere, poter avere la libertà di formare unioni e famiglie, poter scegliere se e come diventare genitore e poter decidere di non diventarlo, anche ricorrendo all’interruzione volontaria di gravidanza. Significa vedere riconosciuti i propri diritti sessuali, anche (e soprattutto) nel caso in cui questi siano più difficili da esperire nel quotidiano (come accade alle persone diversamente abili). Significa essere liberi da qualsiasi tipo di violenza, tra cui la violenza sui bambini intersex – mutilati in età precoce per ricondurli alle categorie “rassicuranti” del maschile e del femminile –, la violenza di genere e omobitransfobica, che sia fisica, simbolica o psicologica. Significa decidere se porre fine alla propria vita e avere il diritto di veder rispettato il proprio testamento biologico o il desiderio di ricevere un funerale laico. Significa non aderire agli standard culturali restrittivi dove il corpo ritenuto disabile, e la mente disabile come estensione dello stesso, è sinonimo di lacunoso e vergognoso. Significa avere l’accesso a un’adeguata formazione basata sui principi dell’educazione alle differenze, dell’antisessismo e dell’antirazzismo. E, adottando una logica intersezionale, significa anche avere la libertà di muoversi e di migrare liberamente al di là dei confini, di essere adeguatamente retribuiti e tutelati per il proprio lavoro. In questi anni segnati da grandi sconvolgimenti a livello mondiale, caratterizzati da una trasformazione dei movimenti di piazza, lo scopo di un Pride assume quasi necessariamente un più ampio respiro, e il Piemonte Pride risponde a questo richiamo, non limitandosi a pretendere il rispetto e l’uguaglianza formale e sostanziale che la comunità LGBTIQ+ non ha ancora ottenuto. A corpo libero vuole sottolineare il diritto all’autodeterminazione dei corpi, inscindibile dall’emancipazione delle menti e degli orizzonti. Come sottolinea il Coordinamento Torino Pride, questo è l’inizio di una rivoluzione, e portarla in provincia servirà a cementarne le radici là dove il terreno è più ostile e dove è ancora più necessario affermare a gran voce l’importanza di riconoscere donne e uomini come individui liberi di scegliere chi essere e di come esserlo, nella costante interazione con l’altro e nel rispetto dei diritti di tutte e di tutti: non possiamo che esserne orgogliosi.
TORINO PRIDE: IL DOCUMENTO POLITICO
Le rivendicazioni della comunità LGBTTQI (lesbica, gay, bisessuale, transessuale, transgender, queer e Intersessuale) sono molteplici e ancora, troppo spesso, purtroppo inascoltate, soprattutto nel nostro Paese dove non esiste quasi nessun tipo di riconoscimento di diritti, se non la neo approvata e lacunosa legge sulle Unioni Civili. Il Pride è la principale occasione per esprimere fermamente, anche con rabbia, che la comunità vuole gli stessi diritti (e gli stessi dovei): attraverso il Pride si da voce alle troppe richieste, tuttora disattese.
È importante continuare a ricordare qual è il significato del Pride. La “rivolta di Stonewall” vide una serie di violenti scontri fra la comunità omosessuale e trans e la polizia a New York, culminati il 28 giugno 1969 a seguito dell’ennesima irruzione violenta e immotivata della polizia in un bar gay in Christopher Street (nel Greenwich Village) chiamato Stonewall Inn. Stonewall è considerato dal punto di vista simbolico il momento della nascita del movimento di liberazione lesbico, gay, bisessuale e trans moderno in tutto il mondo e il 28 giugno è stato scelto come data della “Giornata mondiale dell’orgoglio LGBT” o “LGBT Pride”; esso equivale al 27 gennaio (Giornata della Memoria), all’8 marzo (Festa della Donna), al 25 aprile (Festa della Liberazione) o al nostro 1° maggio (Festa del Lavoro) e merita anch’esso lo status di celebrazione.
Si vuole sottolineare con forza il carattere commemorativo e al tempo stesso festoso del Pride, rivendicando come valore positivo l’aspetto colorato e festoso della parata, con tutti i suoi eccessi anche trasgressivi. Anche quest’anno si desidera richiamare l’attenzione sull’origine storica, liberatoria ed egualitaria del carnevale a cui la parata per i diritti di tutti e tutte viene accumunata: il momento dell’anno in cui, fin dall’antichità, tutti gli esseri umani sono considerati uguali e dove è consentito dileggiare bonariamente i potenti.
Il claim del 2017, nuovamente, richiama in modo netto l’autodeterminazione dei corpi, il diritto di esprimere in libertà le proprie caratteristiche e inclinazioni personali, ovvero di vivere la vita come meglio si crede, sempre nel rispetto delle altre e degli altri Espressione libera, dunque, della propria identità di genere e della sessualità più in generale, ma anche autodeterminazione del proprio corpo rispetto, ad esempio, alle scelte sul fine vita e all’interruzione volontaria di gravidanza. Un corpo libero, ovviamente, anche da ogni forma di violenza omolesbotransfobica, fisica o psicologica: una piaga che ancora affligge le nostre società nonostante i 40 anni di battaglie del movimento lgbttqi. Anche quest’anno, come nei precedenti, non si poteva non mettere l’accento sull’uso strumentale del concetto di “teoria del gender”: storicamente costruito, l’ordine sessuale è solidamente naturalizzato attraverso un sistema di strutture sociali che iscrivono le norme che lo caratterizzano nelle categorie mentali, nelle categorie istituzionali e nelle divisioni del mondo sociale come fossero un fatto di natura.
La “teoria del genere” è dunque usata come etichetta di un dispositivo retorico che vuole riformulare una visione in cui l'eterosessualità e la complementarietà tra i sessi sono pensati come fatti di natura. Il sintagma è pensato per impressionare e convincere non gli avversari – che d'altronde non possono riconoscersi nella caricaturizzazione delle loro posizioni – ma i terzi: i legislatori, i parlamentari, i giornalisti eccetera.
Nel quadro politico italiano il mancato riconoscimento di diritti fondamentali, oltre ad essere una contraddizione sociale e cultuale, è ben distante da quanto espresso dall’Articolo 3 della Costituzione Italiana: “Tutti i cittadini hanno pari dignità social e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
L’articolo 3 è sicuramente uno dei principi più significativi della Costituzione Repubblicana: è il portato dei valori che discendono dalla rivoluzione francese (liberté, égalité et fraternité) e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. La proclamazione del principio di uguaglianza segna una rottura decisa nei confronti del passato, quando la titolarità dei diritti e dei doveri dipendeva dall’estrazione sociale, dalla religione o dal sesso di appartenenza. Nell’Articolo 3, è altresì necessario distinguere il primo comma che sancisce l’uguaglianza in senso formale, dal secondo che riconosce l’uguaglianza in senso sostanziale. Nell’uguaglianza “formale” trova espressione la matrice liberale della democrazia Italiana, in quella “sostanziale”, si rivela il suo carattere sociale. Uguaglianza formale significa che tutte e tutti sono titolari dei medesimi diritti e doveri: infatti le varie specificazioni «senza distinzioni di» furono inserite affinché non potessero essere perpetrate storiche discriminazioni. Così, l’uguaglianza «senza distinzioni di razza» era utile a preservare l’ordinamento costituzionale, mettendolo al riparo dall’infamia delle leggi razziali. Tuttavia, la Costituzione non si arresta al riconoscimento dell’uguaglianza formale: va oltre assegnando allo Stato il compito di creare azioni positive utili a rimuovere tutte le barriere di ordine naturale, sociale ed economico che possano ostacolare la piena realizzazione personale. Questo passaggio concettuale è pregnante, poiché consente di affermare che le differenze di fatto o le posizioni storicamente di svantaggio possono essere rimosse anche con trattamenti di favore che altrimenti sarebbero discriminatori. Attraverso l’uguaglianza sostanziale, lo Stato e le sue articolazioni si assumono l’impegno di rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini.
Il compito dello Stato, quindi, è quello di agire concretamente per mettere tutte e tutti nelle stesse condizioni di partenza, dotando ognuno di pari opportunità per sviluppare e realizzare pienamente e liberamente la propria personalità. Il carattere aperto del principio di uguaglianza ha consentito alla giurisprudenza della Corte Costituzionale di adeguare continuamente il quadro dei diritti e dei doveri all’evoluzione economica e sociale del nostro Paese. Il principio di uguaglianza è stato declinato in un generale divieto di discriminazione; si discrimina quando si trattano in maniera uguale situazioni diverse, ovvero quando si trattano in maniera diverse situazioni uguali. La disparità di trattamento è consentita solo quando le differenze sono stabilite dal legislatore in modo ragionevole ed obiettivo.
Attraverso il canone della ragionevolezza, vero cuore del principio di uguaglianza, i divieti di discriminazioni sono stati estesi, per via giurisprudenziale, agli orientamenti sessuali, all’appartenenza ad una minoranza, all’handicap, all’età.
L’uguaglianza è quindi un obiettivo tendenziale che deve essere difeso e tutelato soprattutto quando, come oggi, esso risulta al centro di un attacco incrociato, sia nella sua accezione formale che sostanziale.
Grazie alle lotte che il mondo LGBTTQI ha condotto negli anni trascorsi da quegli eventi drammatici oggi è possibile registrare una mutata attenzione, sia sul piano nazionale sia su quello internazionale, da parte dell’opinione pubblica, dei mezzi di comunicazione e del la classe politica, nei confronti delle istanze avanzate dal movimento; anche se tali aperture non corrispondono ancora alle aspettative della comunità.
Anche perché si ritiene che il riconoscimento – seppure spesso incompleto – da parte della Politica delle istanze del movimento sia un fatto compiuto, emerge il bisogno per l’associazionismo LGBTTQI di aprirsi ad un confronto più ampio e permeabile con la società civile per abbattere, attraverso un costante dialogo con tutte le sue componenti, le barriere ed i pregiudizi che ancora pesano sull’universo LGBTTIQ.
ILGA Europe (international lesbian, gay, bisexual, trans and intersex association) assegna all’Italia nel ranking dei diritti un 19% contro il 77% del Regno Unito. Nel report 2013, il Capitolo italiano viene introdotto con queste parole: "Sviluppi positivi in Italia derivano principalmente dalle decisioni giudiziarie, piuttosto che iniziative legislative, in gran parte a causa della mancanza di volontà della classe politica di rispondere alle chiamate della comunità LGBTI per aprire la discussione intorno all’uguaglianza del matrimonio o di altri diritti. È preoccupante che l'Italia continuai ad avere un livello relativamente alto di omofobia e transfobia che si esprime attraverso la violenza. Nel corso dell'anno, tre donne trans sono state uccise mentre diverse altre persone LGBTI sono rimasti gravemente feriti."
Ciò significa che l’Italia è un Paese ancora assurdamente omofobo accostabile a nazioni come Turchia (ranking 14%), Bulgaria (18%) e lontano da Paesi che per stereotipo si ritengono lontani dal diritto egualitario come l’Ungheria (55%) o la Romania (31%).
LE RIVENDICAZIONI
La principale richiesta è di investire nella sensibilizzazione, nell’in/formazione ed educazione sulle tematiche LGBTTQI, allo scopo di costruire una società più accogliente e meno discriminante, favorendo il superamento di stereotipi e pregiudizi, in modo che alla persona sia garantito un armonioso ed equilibrato sviluppo rispetto al proprio orientamento sessuale, identità di genere e alle scelte di vita a questi elementi connesse.
A tal fine rivendichiamo:
LEGGE CONTRO L’OMOFOBIA, LESBOFOBIA E TRANSFOBIA: estensione della legge Mancino, che prevede le aggravanti penali per i crimini di odio, anche a protezione delle persone LGBTTQI.
LEGGE SUL CAMBIO DI GENERE SESSUALE: revisione della legge 164/82, affinché anche coloro che non desiderano o non possono sottoporsi agli interventi chirurgici di riassegnazione sessuale abbiano diritto al riconoscimento del sesso desiderato nei propri documenti di identità.
DEPATOLOGIZZAZIONE DELLA TRANSESSUALITÀ: cancellazione dal DSM (manuale diagnostico-statistico delle malattie psichiatriche) della transessualità in quanto malattia psichiatrica, poiché considerarla una malattia non è soltanto un errore scientifico ma anche uno stigma sociale. INTERSESSUALITÀ: chiediamo che si fermino le riassegnazioni chirurgiche del sesso fino a che la persona non abbia la facoltà di esprimersi in merito e non sia in grado di dare il proprio consenso informato ad eventuali trattamenti.
MATRIMONIO: gay e lesbiche hanno uguale dignità e diritti delle coppie eterosessuali, come avviene in molti altri paesi europei e non solo. La legge italiana favorisce, di fatto, un principio antidemocratico e discriminatorio negando l’accesso al matrimonio a gay e lesbiche.
UNIONI CIVILI: unioni diverse da quelle fondate sul matrimonio riconosciute e tutelate giuridicamente e che siano accessibili a tutte le persone (e non solo le coppie gay e lesbiche come formazioni sociali specifiche!) perché possano scegliere liberamente quale istituto giuridico meglio le rappresenta e tutela.
ADOZIONI: le adozioni di minori per i singoli, le singole e le coppie, indipendentemente dall'orientamento sessuale dei/lle richiedenti, anche qui come avviene in molti altri paesi europei e non solo.
FORMAZIONE/EDUCAZIONE: tutela al diritto di corretta formazione e informazioni senza atti di censura o discriminazioni volti a creare una cultura di vero riconoscimento di ogni espressione libera della persona, anche al fine di favorire il contrasto e l superamento delle varie forme di bullismo, in specie di quello omolesbotransfobico.
RICONOSCIMENTO DEL GENITORE NON BIOLOGICO: sul piano legale devono essere tutelati il diritto dei figli alla continuità affettiva con il genitore non biologico, il diritto a godere dei benefici economici e materiali derivanti dal legame con il genitore non biologico ed il diritto-dovere del genitore non biologico di prendersi cura dei figli.
PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA: abolizione della legge 40 e parità di diritti all’accesso per tutti e tutte alla procreazione assistita.
LEGGE SUL TESTAMENTO BIOLOGICO, EUTANASIA E SUICIDIO ASSISTITO: approvazione in Italia, come già avvenuto in altri Paesi europei, di una legge sul fine vita che riconosca ai cittadini il diritto alla libera scelta e allo Stato il dovere di farsi carico di situazioni cliniche eccezionali per porre fine ad agonie prolungate.
LAVORO E WELFARE: chiediamo il rispetto, la libertà e la dignità di lavoratori e di lavoratrici, che si ponga fine al la precarizzazione del mercato del lavoro e rivendichiamo l’affermazione di un welfare universale.
Il Collettivo De-Generi, nato ad Alba nel 2015, lavora sul territorio su tematiche quali gli stereotipi di genere, l’identità di genere, l’orientamento sessuale e le discriminazioni: attraverso eventi culturali e aggregativi rivolti a diverse fasce di età persegue l’obiettivo di allargare il dibattito pubblico e creare nella zona albese momenti e spazi di confronto per favorire una socialità che non veda nelle differenze un ostacolo ma una ricchezza, in nome di un’ uguaglianza che non significhi omologazione ma valorizzazione delle caratteristiche individuali, possibilità di scambio e di incontro. Lo stesso nome del gruppo, De-Generi, rappresenta la convinzione alla base delle attività svolte, ovvero che a determinare l’identità di ciascun individuo non siano necessariamente i ruoli che culturalmente e socialmente vengono attribuiti in quanto “femmine” o “maschi”, ma che siano possibili modi differenti e plurali di essere donne e uomini, che ognuno sia una combinazione di natura, cultura, ambiente, percorsi, luoghi interiori, e che riconoscerlo significhi promuovere una cultura del rispetto e del dialogo. Con il festival di cultura LGBT* Prospettive, giunto lo scorso maggio alla sua seconda edizione, si è portata l’attenzione sull’intreccio tra la riflessione sul “genere” e altre dimensioni: la parola chiave del festival, intersezioni, è strettamente connessa al claim del Piemonte Pride e si colloca quindi sullo stesso percorso. Un percorso che continua, verso un futuro in cui, invece di costruire muri e arroccarsi all’interno di confini rigidi e impenetrabili, ci si possa muovere nei confini e nelle sfumature, che caratterizzano non solo la società nel suo complesso, ma anche ciascun individuo.
IL COORDINAMENTO TORINO PRIDE Il Coordinamento Torino Pride GLBT, membro di Ilga Europe (l’organizzazione internazionale non governativa che riunisce 422 realtà LGBTQI di 45 paesi europei), è costituito dalle associazioni Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender operanti sul territorio della Regione Piemonte, insieme a realtà non LGBT impegnate nel sostegno dei valori della laicità, del rispetto delle differenze. Progetta e organizza iniziative politiche, sociali e culturali sul tema dei diritti delle persone LGBT, a difesa della loro identità e dignità e per il superamento di ogni forma di pregiudizio e discriminazione legati all'orientamento sessuale e all'identità di genere.
GLI EVENTI SPECIALI
TRA LE NUVOLE ♥ELOVUN EL ART
Il progetto di Paola Arpone e Georgia Garofalo approda ad Alba con una mostra in occasione del Piemonte Pride
Tra le molte iniziative che accompagnano e hanno accompagnato nei mesi scorsi l’avvio del Torino Pride 2017 e del primo Piemonte Pride ad Alba, si segnala la mostra TRA LE NUVOLE ♥ELOVUN EL ART, progetto fotografico di Paola Arpone e Georgia Garofalo. Il Coordinamento Torino Pride e il collettivo De-Generi hanno accolto con entusiasmo l’offerta delle autrici di esporre il progetto in occasione di A corpo libero, considerato quanto il progetto e i documenti politici del Torino e Piemonte Pride siano nei fatti perfettamente consentanei. La mostra sarà presentata in occasione del Piemonte Pride presso gli spazi della Cooperativa Libraria La Torre, in via Vittorio Emanuele II 19/G ad Alba dall’8 (inaugurazione alle ore 15.30) al 15 luglio prossimi e – in autunno – approderà nel capoluogo subalpino come avvio delle attività autunnali del Coordinamento Torino Pride. La scelta forte da parte del Coordinamento e del Collettivo De-Generi di portare ad Alba l’evento espositivo centrale del Pride testimonia la volontà chiara e coraggiosa di voler incontrare in modo costruttivo le comunità e i territori della provincia piemontese, dove in alcuni casi le resistenze e le incomprensioni, quando non aperti atti di intolleranza o violenza, sono forse più presenti rispetto ai grandi centri urbani ma rimangono nascosti nelle pieghe di un silenzio complice, tanto rassicurante e protettivo per le persone omotransfobiche quanto soffocante prigione per le persone LGBTIQ+. Tuttavia il territorio albese e tutta la Langa sono luoghi di Resistenza. Luoghi che hanno nutrito in passato le lotte per la libertà e le dignità del nostro Paese e che crediamo possano, anche grazie al piccolo contributo portato dal Pride, ritrovare la propria vocazione a essere terre vive e orgogliose, nuovamente protagoniste del dibattito culturale e della battaglia per i diritti di tutte e tutti.
Il progetto di Paola Arpone e Georgia Garofalo – troviamo nel testo in catalogo che sarà pubblicato in occasione della tappa torinese della mostra – è una storia di conquista e di orgoglio. Un progetto che vuole metterci di fronte all’anacronismo culturale della nostra società, in cui la “norma” è ancora regola, l’identità di genere è un tema sospeso nel limbo della disinformazione e termini come transessuale e transgender sono ancora percepiti come lontani se non addirittura grotteschi […]. L’esposizione si muove su due linee narrative differenti, quella dei ritratti allegorici, e quella informativa, declinata in nove cartelli per altrettanti spunti di riflessione. Si tratta di dieci ritratti dei modelli Male to Female e Female to Male su sfondo azzurro coperto di nuvole. Le immagini esaltano ironia e fascino dei soggetti, tutti vestiti al maschile, bombetta per gli uomini e tacchi a spillo per le donne, e tutti appaiono fieri e sorridenti, come se anche loro potessero galleggiare nel cielo con la lievità di una nube. Gli scatti sono intervallati da nove riquadri con notizie sulla fatica della transessualità, che nette si contrappongono al tono spensierato delle fotografie. Un lavoro che da un lato trasmette carisma, gioia e sicurezza dei modelli; dall’altro manifesta quanto sia difficile in Italia affrontare un percorso di transizione, tra discriminazione e disinteresse delle istituzioni.
La mostra è stata anche al centro di un evento speciale a Torino. Grazie alla collaborazione con FiorFood-NovaCoop gli spazi che affacciano sulla storica Galleria San Federico a Torino hanno ospitato, dal 14 al 21 giugno, un video promo di TRA LE NUVOLE ♥ELOVUN EL ART. Alle 18.30 di mercoledì 14 giugno il video è stato presentato nel corso di un aperitivo di benvenuto a cura di FiorFood, main partner dell’evento. Ancora, grazie alla collaborazione con l’editore Rizzoli, sempre presso lo Spazio Lux di FiorFood il giorno 21, alle 17.30, ha avuto luogo la presentazione del libro di Pierpaolo Mandetta Dillo tu a mammà, accompagnata dall’esclusivo intervento musicale del giovane cantautore torinese Gianpaolo Pace, evento conclusivo del Pride torinese in preparazione della storica parata albese di sabato 8 luglio.
LE PROPOSTE PER I TURISTI
Il Collettivo De-Generi e il Coordinamento Torino Pride sono lieti di segnalare un’importante proposta del Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero rivolta alle persone che parteciperanno alla data albese del Piemonte Pride e che desiderano soggiornare nella zona per l’occasione: l’apertura dei servizi turistici nei confronti delle persone LGBTIQ+, affinché possano trovare un ambiente accogliente, può essere un importante stimolo per l’intero territorio e rappresenta la volontà di creare, anche per quanto concerne le dimensioni del viaggio e del tempo libero, maggiori spazi di libertà e di movimento. Il Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero è a disposizione degli ospiti del Piemonte Pride ad Alba, per soddisfare ogni esigenza di soggiorno. Offre un servizio di prenotazioni personalizzate per trovare ospitalità in alberghi e dimore di charme e di campagna e organizzare esperienze enogastronomiche in ristoranti e osterie caratteristiche. Si rende disponibile inoltre per l’organizzazione di attività curiose ed autentiche quali la Ricerca del Tartufo nel bosco, Corsi di cucina, Gite in carrozza e a cavallo, Voli in Mongolfiera, Tour su Auto d’epoca, Visite in cantina. Il riferimento è Giulia, contattabile tutti i giorni fino alle ore 21.30 (tel. +39 0173 362562).
LOCALI E NEGOZI… ARCOBALENO!
Molti esercizi commerciali di Alba hanno deciso di esprimere il proprio sostegno alla manifestazione Piemonte Pride anche “visivamente”: diversi locali hanno aderito alla campagna Diritti alla tavola, lanciata dal Coordinamento Torino Pride e rivolta a baristi e ristoratori, adottando le tovagliette con il logo della manifestazione, per affermare il loro impegno nel contrastare le discriminazioni. Alcuni negozianti, inoltre, hanno lanciato l’idea di arredare la propria vetrina a tematica arcobaleno nei giorni precedenti l’8 luglio, e l’iniziativa si è diffusa rapidamente. Un altro segno incoraggiante e positivo di una città che, a partire dalla società civile, sente la necessità di dare voce alle differenze, in nome dei diritti, della libertà, e di un sentimento che è fondamentale per ogni percorso verso una maggiore giustizia sociale: la solidarietà.