Lavata di capo dal sindaco di Bra


La lettera di Gino Scarsi - pubblicata nelle settimane precedenti qui e su Gazzetta d'Alba - ha prodotto la seguente reazione da parte del sindaco di Bra Bruna Sibille, che pubblichiamo integralmente così come pubblicata dal settimanale albese ...
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Dalle colonne di Gazzetta d'Alba, Gino Scarsi rivolge alla nostra Amministrazione un lungo sermone, dove non si risparmiano pesanti contumelie e che non sto qui a riportare. Egli lamenta l'abbattimento della "storica cascina Gillot" nella frazione Bandito: personalmente dubito seriamente che l'abbia mai vista, perché in tal caso si sarebbe adoperato contro l'evento prima che accadesse, e non un paio di mesi dopo.
Ma egli si accontenta di una suggestiva fotografia certo passatagli da amici braidesi, e soprattutto non tiene in alcun conto quanto in merito ho già risposto sulle colonne di un altro giornale, che riporto di seguito.
"In primo luogo non si tratta del borgo storico di Bandito, bensì di un contesto residenziale già ampiamente trasformato ai margini della frazione (a monte della circonvallazione). E' da notare poi come quella che Italia Nostra definisce come "una delle cascine storiche più belle" era in realtà un immobile in stato di abbandono da oltre dieci anni, non vincolato e reso totalmente irrecuperabile dal tempo, come attestato dalla perizia statica conservata agli atti. Ancora più sconsiderato è lasciare intendere che si è ridotto il suolo agricolo, dato che non vi sono state coltivazioni di alcun tipo da altrettanto tempo: e soprattutto questa scelta urbanistica è stata valutata senza obiezioni anche dal settore agricoltura della Regione, nel procedimento di approvazione del Prgc, poiché si tratta di un ambito già totalmente trasformato che di agricolo e rurale non conserva più nulla".
Scarsi afferma anche che non meglio specificati "abitanti della frazione Bandito fossero intenzionati a farne uscire almeno un agriturismo": con questa frase egli dichiara la propria totale ignoranza delle norme urbanistiche e del codice civile, cosa abbastanza grave per chi è stato vicesindaco di Canale. Sarebbe bastato che questi misteriosi abitanti acquisissero la proprietà dello stabile, e avrebbero senz'altro richiedere la trasformazione: il Comune non imponeva certamente che si costruissero condomini, questa è una fantasia offensiva che personalmente non merito. Ma tant'è: purtroppo accade che vecchie cascine abbandonate e fatiscenti, in un territorio urbanizzatosi da decenni, si trasformino in altro. Quando la percentuale di italiani che lavorano la terra riprenderà a crescere dall'attuale misero 4% (o giù di lì), allora si attiverà un processo inverso: ma francamente questo va al di là delle competenze di qualsiasi sindaco, in Italia e non solo.

Non si fa attendere la controreplica di Gino Scarsi: 

"Ricevo una discreta lavata di capo da Bruna Sibille sindaco di Bra, in merito al mio intervento sull’abbattimento di cascina Giliot. Il rimbecco fa parte di una salutare dialettica democratica che in questo caso, devo dire mi ha quasi convinto a cambiare opinione. Quella cascina infatti non era che un povero rudere abbandonato, come si evince chiaramente dalle foto, non era un rudere ricco, che rende anche da rudere (come il Colosseo ad esempio, che persino uno che vende le scarpe come Diego Della Valle ci butta dentro i milioni). No, il rudere povero non ha alcun diritto, viene spianato per lasciare il posto a dei veri condomini che portano soldi, lavoro e fanno aumentare il PIL. Succede addirittura quasi sempre che il privato paga e fornisce le perizie statiche che accertano che il rudere è “povero”, da abbattere e… vuoi mettere il risparmio di soldi e di grattacapi per il comune? Inoltre questo terreno era diventato un emerito “plandron”, un vagabondo che da decenni non ospitava coltivazioni “di alcun tipo”, e si meritava quindi questa esemplare punizione. Perfino i sapienti della regione se ne erano accorti nell’approvazione del Piano Regolatore: ma come, si sono chiesti, mantenere in vita un buco di verde agricolo, diventato completamente straniero in casa sua? Via libera a cemento e condomini. E per soddisfare i nostalgici delle vecchie cascine, compresi quegli argentini che continuano a venire puntualmente a buttare un occhio a cascina Giliot, o Giacomin, casa natale dei loro avi, ci mettiamo una bella gigantografia plastificata di cascina Giliot nel contesto nuovo di zecca, fa anche molto arredo urbano, magari con la scritta: come eravamo. Da ultimo ritiro l’accusa di brigantaggio di beni immateriali rivolta all’amministrazione braidese: i veri briganti sono gli ambientalisti, coloro che continuano a opporsi, da sconsiderati quali sono, a un progresso mosso da una speculazione che consuma spudoratamente suoli fertili e identità culturali".

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