A cura del Coordinamento Asti Est.
Una domanda s’impone, semplice e bruciante: perché il Comune di Asti sputa addosso alla palazzina di Via Allende?
Mettiamo in fila un po’ di cose...
Ad Asti esiste un problema abitativo grave da molti anni, giusto? Lo sgombero forzoso dello stabile Atc di Via Gancia l’ha nuovamente posto sotto i riflettori per tutti. Noi, che di ‘casa’ ci occupiamo da tempo, sappiamo che non pochi stabili delle Case Popolari hanno seri problemi di manutenzione e potrebbero in un prossimo futuro riservare altre brutte sorprese.
E’ dato accertato che, sul mercato privato, sono considerevolmente aumentati gli sfratti per morosità incolpevole, com’è logico aspettarsi dopo una serie di crisi: sanitaria, economica, energetica…. Proprio su questa emergenza, mesi fa avevamo chiesto alla Prefettura di Asti di farsi parte attiva e proponente di un Tavolo Cittadino per monitorare gli sfratti, graduarli e trovare delle soluzioni dignitose per persone e famiglie. Abbiamo ricevuto risposte più o meno cortesi e promesse di interessamento. E… basta: nulla è stato fatto.
Sappiamo che le graduatorie Atc sono lunghe, lunghissime, compresa la graduatoria delle emergenze. Un bel paradosso, l’emergenza trattata con tempi lunghi...
La motivazione, immancabilmente, è: mancano immobili per sistemare, anche temporaneamente, persone e famiglie messe sulla strada. Una vera bestemmia, stante la quantità di immobili pubblici e privati sfitti-vuoti-inutilizzati-abbandonati... che deprimono le vie cittadine.
E’ importante ricordare che il Sindaco è autorità di salute pubblica e come tale con potere di requisizione, come avviene durante le emergenze climatiche o ambientali, quando la gente da qualche parte viene pur sistemata. In Italia ci sono state alcune amministrazioni comunali coraggiose che hanno agito in tal senso, anche con opportune previsioni nei loro Regolamenti, giudicando il ‘tetto sulla testa’ un diritto umano imprescindibile e tale da interpellare la responsabilità del Comune proprio in merito alla tutela della salute.
Ci sono amministrazioni, cioè, che non si lavano le mani con “non è un problema nostro”, “non ci sono i soldi”, “la proprietà privata non si tocca” e altri lavacri di facile chiacchiera. Ci sono amministrazioni, cioè, che decidono di adempiere ai loro obblighi istituzionali di tutela sociale e sanitaria facendo uso di tutti gli strumenti previsti dai codici.
Le varie amministrazioni di Asti, invece, non hanno mai brillato per coraggio e capacità di interlocuzione con Regione e Stato. Si sono sempre accontentate di gestire l’esistente, tappare qualche buco, non disturbare la grande proprietà fondiaria e gli interessi forti del territorio. E magari fare la faccia feroce quando le famiglie, stufe di andare in Assessorato ciascuna per proprio conto con il cappello in mano, si sono organizzate collettivamente e hanno risolto il problema nei fatti, occupando stabili vuoti e lasciati all’abbandono.
Questa è stata la storia di Via Allende, palazzina di sei appartamenti di proprietà del Demanio Militare. Non era più utilizzata da anni quando è stata occupata: nessuno è stato danneggiato, al contrario sei famiglie sono state alleviate per qualche tempo, lì hanno trovato la risposta che Giunta e Assessore non avevano dato.
La nostra Associazione chiese da subito al Comune di Asti di acquisire la suddetta palazzina. Senza requisire, per carità, abbiamo già detto che dalle Amministrazioni Comunali astigiane non ci possiamo aspettare così tanto coraggio civico. E in questo caso, peraltro, neanche serviva.
No, qui bastava semplicemente richiedere al Demanio Militare la stipula di un contratto di comodato d’uso. Avevamo verificato, il Ministero della Difesa era d’accordo, sarebbe stato assolutamente favorevole a cedere l’uso del proprio immobile al Comune – a titolo gratuito - per gestite le emergenze abitative; bastava chiederglielo! Ecco, il Comune di Asti non lo ha mai chiesto, con lingua biforcuta hanno detto pubblicamente di aver fatto domanda e noi sappiamo che non era così: lo stato reale delle cose, il non aver mai dimostrato – fonti alla mano – la condizione della ‘trattativa’, oltre alle numerose testimonianze di persone coinvolte, ci hanno dato la vergognosa conferma che nulla è stato fatto per l’acquisizione della palazzina nel patrimonio pubblico della città.
Il Comune di Asti quindi si disinteressa di uno stabile di cui avrebbe bisogno come il pane e che non gli costerebbe nulla: perché? Ci sono interessi di qualche potente da tutelare? L’immobile deve degradarsi ulteriormente per poi essere svenduto (questa è una domanda anche per il Demanio Militare)?
Oppure l’occupazione, seppure ormai conclusa, ha lasciato su quelle mura una sorta di maledizione, una colpa che non sarà mai perdonata? Bisognerà abbattere la palazzina di Via Allende e spargere sale sulle macerie, come fece Roma con Cartagine? A tanto può arrivare la vendetta sociale verso i poveri che osano alzare la testa?
Le recenti vicende del Reddito di Cittadinanza farebbero rispondere di sì. Noi speriamo di no e comunque attendiamo una risposta alla nostra domanda che riproponiamo con insistenza, e continueremo a farlo: perché il Comune di Asti non entra in possesso della palazzina di Via Allende?