di Domenico Massano.
Periodicamente ad Asti riemerge il tema delle barriere architettoniche (sia fisiche che sensoriali come da DPR 503/96), richiamato in questi giorni in un’interrogazione dell’opposizione (n° 36/22) a Sindaco ed Assessori competenti. Bisogna rilevare che negli ultimi anni poco o nulla è stato fatto a riguardo, salvo alcuni interventi educativi e di sensibilizzazione nelle scuole, sicuramente importanti ma cui, però, non ha mai fatto seguito un concreto impegno istituzionale per affrontare tale questione che dovrebbe essere considerata un indicatore del livello d’inclusività delle nostre comunità...
Basti pensare che nell’astigiano è pienamente accessibile solo il 32,4% di quel fondamentale contesto educativo rappresentato dagli istituti scolastici (dati ISTAT 2020-2021). Purtroppo l’accessibilità come tema ubiquitario e trasversale per consentire a tutte le persone “di godere pienamente di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali” (come affermato dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, legge 18/09), pare essere ancora lontana dal diventare “principio chiave per sostenere processi inclusivi e la piena partecipazione”. Prova ne sia il fatto che la normativa sul P.E.B.A. (Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche), è disattesa da oltre 30 anni ad Asti.
Il PEBA è lo strumento previsto dalla l. 41/86, art 32, commi 21-22 per monitorare e superare le barriere architettoniche presenti in un determinato comune, amministrazione e/o territorio, la cui portata è stata ampliata dall’art. 24 della legge 104/92, con integrazioni relative all’accessibilità degli spazi urbani (P.A.U. Piano di Accessibilità Urbana), “con particolare riferimento all’individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili, all’installazione di semafori acustici per non vedenti, alla rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolare la circolazione delle persone”.
Sarebbe importante per l’amministrazione neoeletta dare un segnale di discontinuità in tale ambito rispetto al poco o nulla di fatto negli anni precedenti, adempiendo al proprio dovere istituzionale di definire il PEBA/PAU della città di Asti, dando finalmente attuazione ad una normativa disattesa da oltre 30 anni.