di Angela Quaglia- CambiAMO Asti.
È apparsa in questi giorni, sui giornali locali, la notizia che Asti è in corsa ( insieme ad altre tre città europee) per il riconoscimento di “Capitale Europea del Volontariato”. Come la sottoscritta, anche altri concittadini avevano inteso che il premio venisse conferito dalla Comunità Europea, tant'è che era stato lo stesso Presidente della Regione a ritirare per conto del Comune, andando a Bruxelles, il certificato di partecipazione alla competizione...
Il certificato era stato poi consegnato, con una cerimonia pubblica al Battistero, al sindaco della città e all'assessore alle politiche sociali.
Andando poi a cercare notizie su questo CEV (Centro Europeo del Volontariato) si scopre che le cose stanno in maniera molto, molto diversa.
Il CEV è nato nel 1992 ed è una rete europea di una sessantina di organizzazioni dedicate alla promozione e al sostegno dei volontari e del volontariato a livello europeo, nazionale o regionale.
Si tratta di organizzazioni che hanno come “fondamento comune i valori dell'Europa” (senza peraltro specificare quali) e puntano a fornire consulenze per una maggiore efficacia delle politiche del volontariato a livello europeo. I membri della rete sono inoltre supportati nella promozione dei propri obiettivi a livello nazionale/regionale ed europeo.
Il CEV ha sede a Bruxelles e non ha fini di lucro.
Lo Statuto definisce i compiti dell'Associazione:
- Essere una voce rappresentativa del volontariato in Europa;
- Promuovere il volontariato come espressione della solidarietà e dei valori europei e renderlo più efficace.
Per il raggiungimento di tali scopi l'Associazione:
- rappresenta il settore del volontariato e difende gli interessi dei volontari nei confronti delle istituzioni europee;
- promuove il volontariato come espressione di cittadinanza attiva presso il grande pubblico, i media, imprese e decisori politici, soprattutto a livello europeo;
- sostiene le organizzazioni, le associazioni di volontariato europee, nazionali, regionali e locali esistenti in tutta Europa e lo sviluppo di nuove entità di volontariato attraverso la diffusione delle buone pratiche;
- rafforza la rete tra i centri di volontariato e altri organismi di volontariato in tutta Europa, soprattutto attraverso l'organizzazione di convegni e seminari;
- stimola la realizzazione di progetti europei e ricerche sul valore del volontariato.
Il CEV inoltre sviluppa e intraprende tutte le azioni e le attività che possono contribuire alla realizzazione degli scopi degli associati.
Tutti nobili scopi, ma, in sostanza:
Il CEV è una rete privata di associazioni di volontariato che cerca di partecipare a progetti europei ed intende rapportarsi anche con le istituzioni dell'UE senza però avere da questa un riconoscimento formale.
Vedremo a settembre se si tratterà di una medaglia d'oro olimpica o di una medaglietta di latta.
Ma, senza nulla togliere al valore del volontariato e all'impegno dei volontari (che anche da noi si prodigano ogni giorno, senza apparire, per far fronte ai bisogni più diversi dei cittadini) occorre considerare che anche in questo caso si è fatto un uso “addomesticato” della comunicazione, illudendo la città che si potesse avere un riconoscimento formale per il volontariato da parte dell'Unione Europea, quando invece sembra un modo per far parlare di sé ( da parte del Sindaco e dell'Assessore) piuttosto che un modo concreto per valorizzare le esperienze astigiane.
E al di là del riconoscimento, occorre ripensare al ruolo del volontariato che non può sostituirsi al ruolo delle istituzioni: il Comune deve fare la sua parte non delegando solo ai volontari ruoli delicati di aiuto alle persone.
Siamo ancora alla politica degli annunci: Asti capitale della cultura ( rimasta nei cassetti) e adesso Asti capitale europea del volontariato.
Al di là delle medagliette, però, ciò che interessa davvero sono servizi efficaci ed efficienti per i cittadini, svolti da chi ha titolo per erogarli e non solo delegati a persone di buona volontà.