Finita?

di Paolo X Viarengo.

E’ finita. Finalmente. E’ finita la vicenda della Bcube di Villanova d’Asti. I fatti sono pochi e chiari: al 30 giugno scadeva l’appalto che il colosso dell’automotive, la Fiat Chrisler Automotive, aveva in essere lì. Il mancato rinnovo avrebbe causato il licenziamento - per motivi economici e, quindi, senza ammortizzatori sociali - di 210 dipendenti sui quasi 400 presenti in azienda. Ma, pur nella sua tragicità, questo non era il problema vero; il problema vero era che tra un anno sarebbero scaduti gli altri due appalti: Iveco e Cnh. Imprese fortemente collegate con Fca e, quindi, il rischio era di cacciarne 210 adesso e di chiudere il sito tra un anno...

Michele Pesce, responsabile del personale del colosso della logistica (Bcube questo è, con oltre 600 milioni di fatturato annuo e centinaia di siti in  tutto il mondo), durante un  tavolo in Provincia, aveva  chiarito “non è una crisi, è un semplice cambio d’appalto. Accadono tutti i giorni”. E purtroppo è vero. Accade tutti i giorni che colossi, multinazionali ed altri rapaci si strappino dalle fauci le prede: gli appalti.
Purtroppo è vero che il sito di Villanova rappresenta un centesimo dei siti della Bcube. Come se dallo stipendio di un operaio da 1.500 euro ne togliessero 15. Si arrabbia un po’, ma sopravvive. Lo stesso Pesce in un successivo tavolo, questa volta in Regione, aveva richiamato i Sindacati e i dipendenti alla responsabilità: non è il caso di scioperare, lasciateci trovare la soluzione.

Emblematico il fatto che dopo altalenanti vicende note a tutti, ci sia stata una convergenza dei cosiddetti uomini di buona volontà. Mentre fioccavano i tavoli di tutti i gusti, di crisi, politici, tecnici, arrivavano appelli ed interpellanze da tutti gli schieramenti politici rappresentati dal nostro territorio. Mentre il destino di 210 famiglie era appeso alla penna di qualche manager incerto se firmare o no, era arrivata finalmente la notizia: accordo per altri tre anni. Firmato. 210 famiglie hanno tirato un sospiro di sollievo: non  erano  più in mezzo a una strada.

Ma fino a quando?
Fino a quando qualche altro squalo in nome del Dio Denaro cercherà di strappare la preda ad un altro come lui: questo è il libero mercato. Questo è il neoliberismo. Numeri. Profitto. Cose. Mai persone. Anzi, le persone devono essere responsabili, stare zitte e non scioperare. Responsabili come la Bcube che lega il destino di un insediamento produttivo ad un unico cliente: questo è Fca, Iveco e Cnh. Stesso gruppo. Stessi padroni. Alla Fca di Torino si parla inglese; anche nelle riunione di tutti italiani, si parla inglese. Perchè l'Fca non è più la Fiat, è diventata un’azienda americana. Multinazionale. Globalizzata. Ma, che beneficia lo stesso di contributi italiani pur pagando le tasse nel paradiso fiscale olandese.

Anche la Bcube è una multinazionale. Globalizzata. E diversifica le sue attività. Non è corretto parlare di malagestione in quanto hanno cercato di diversificare le attività su Villanova. Le attività di Bcube sono diversificate e i clienti sono centinaia: suddivisi sui vari siti dispersi per il mondo. Se un cliente cessa, cessa anche il sito, restano gli altri: dov’e’ il problema?

Il problema sono gli uomini. Le donne. I bambini. Famiglie, che rischiano il loro reddito e la loro sopravvivenza per uno scarto di qualche centesimo in una offerta di un appalto lavorazione.
Questo è il nostro mondo: numeri non  uomini. Profitto non coscienza. Soldi non famiglie.
Ora l’accordo c’è’. L’appalto è stato firmato per altri tre anni. 210 posti di lavoro sono al sicuro.

Ma fino a quando?
Fino al prossimo anno, quando scadranno Iveco e Cnh? E fra tre anni, cosa succederà? La Bcube investirà sul sito? La Fca avrà ancora bisogno del suo spedizioniere a Villanova d’Asti?

Ma i problemi non sono neppure questi. Il problema è: quante Bcube ci sono in Italia e al mondo? Quante Fca ci sono in  Italia e nel mondo? Quante donne e uomini devono dimostrare responsabilità e stare zitti in cambio di un stipendio da fame che contribuisce a far arricchire il cavaliere del lavoro o commendatore di turno cui, magari, l’amministrazione comunale di turno potrebbe anche aver dedicato una via o una piazza?

Il problema vero è: fino a quando potremo sopportare un sistema palesemente sbagliato basato sul guadagno di pochi tramite lo sfruttamento di molti?
La vicenda dell’appalto Bcube-Fca è emblematica. Scioperare voleva dire arrivare allo scontro. Arrivare allo scontro voleva dire, forse, non far decidere al padrone di investire su un sito popolato da contestatori. E questo avrebbe comportato la perdita di posti di lavoro. La perdita del reddito di famiglie. La perdita di una ricaduta economica su tutto il territorio: bar, supermercati, ristoranti, esercizi pubblici.
Se non si hanno più soldi non si possono più spendere.
Questo è il mercato.

Questo è il nostro mondo. Questo è il potere che pochi hanno su tanti. Questo, con la globalizzazione, è diventato il vero potere: il potere politico è diventato un mero accessorio. Il potere del popolo sovrano è diventato una chimera.
Ma, fino a quando?
Fino a quando potremo tollerare di essere schiavi di chi possiede tanto e crede di possedere tutto: noi, le nostre famiglie, la nostra Madre Terrra?

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