Asti e le sue barriere (in attesa del PEBA?)

di Domenico Massano.

Nei giorni scorsi un cittadino con disabilità astigiano, Marco Castaldo, ha scritto un lungo post su Facebook in cui segnalava un fatto grave e pericoloso in cui era incorso mentre stava facendo una passeggiata, a bordo della sua carrozzina elettrica, in una zona verde e tranquilla della città. Infatti, “l'inaccessibilità di quasi la totalità dei marciapiedi sia per dimensioni e struttura e anche per la presenza di barriere architettoniche, nonché la mancata manutenzione degli stessi”, hanno reso la piacevole passeggiata un percorso ad ostacoli conclusosi con il ribaltamento della carrozzina e del suo conducente, le cui conseguenze sono state: una serie di contusioni, alcune ferite al viso e un danno strutturale al mezzo...

Il post terminava con un giusto richiamo dell’amministrazione comunale alle sue responsabilità di cura delle strade, del territorio, del verde pubblico e delle infrastrutture cittadine: “ritengo che sia dovere primario assicurare il diritto a tutti cittadini, anche quelli più fragili, di poter fruire in sicurezza dei servizi, ivi comprese le strade”. Un richiamo di fondamentale importanza che si potrebbe integrare con la richiesta di visionare il P.E.B.A. (Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche) della città di Asti (non se ne trova, infatti, alcuna traccia sul sito istituzionale) e richiederne l’applicazione.

I Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) sono previsti dalla l. 41/86, art 32, commi 21-22: “Per gli edifici pubblici già esistenti non ancora adeguati […] dovranno essere adottati da parte delle Amministrazioni competenti piani di eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA), entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge”. La portata dei PEBA è stata integrata e ampliata dalla legge 104/92, art. 24, comma 9: “ piani di cui all’articolo 32, comma 21, della citata legge n. 41/1986 sono modificati con integrazioni relative all’accessibilità degli spazi urbani, con particolare riferimento all’individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili, all’installazione di semafori acustici per non vedenti, alla rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolare la circolazione delle persone handicappate”.

Il fatto che la normativa sui PEBA, dopo oltre trent’anni, continui a essere disattesa su quasi tutto il territorio nazionale testimonia, oltre ad una diffusa situazione d’illegalità, la permanenza di barriere politico/culturali, oltre che architettoniche, profondamente radicate nel nostro paese, in cui, relativamente ad alcuni diritti e ai conseguenti doveri istituzionali, fanno riscontro, troppo spesso, colpevoli inadempienze che rischiano di tradursi in vere e proprie discriminazioni con gravi, e a volte tragiche, conseguenze sulla vita delle persone.

Quanto successo a Marco Castaldo non può esser ignorato o derubricato a semplice “incidente” fortunatamente conclusosi senza gravi conseguenze (a gennaio, purtroppo, un caso analogo a Firenze ha visto la prematura morte dello studente Niccolò Bizzarri).

Dovrebbe essere considerato, piuttosto, un indicatore del livello d’inclusività delle nostre comunità e della correlata garanzia dei diritti delle persone con disabilità.

Sarebbe importante, quindi, sapere se esiste e quale sia lo stato di attuazione del PEBA di Asti, e dunque lo stato di attuazione nella città dei diritti costituzionalmente previsti per tutti quei cittadini costretti a una mobilità ridotta a causa di una disabilità.

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