Davanti ad una sala affollata da almeno 200 astigiani, persone “comuni” particolarmente attente al processo autorizzativo per l’impianto di teleriscaldamento proposto all’interno dell’Ospedale Cardinal Massaia, si è svolto ieri in Provincia l’atteso contradditorio pubblico tra associazioni, comitati e cittadini e la società Asti Energia e Calore SpA, già rinviato all’ultimo minuto a marzo per volontà della stessa azienda. Secondo le regole del “question time”, otto portatori di interessi sociali hanno avuto 5 minuti a testa per formulare critiche e domande ad AEC, che in 7 minuti poteva fornire le proprie risposte per poi consentire a ciascuno altri 2 minuti di controreplica.
Come prevedibile, AEC ha puntualmente sciorinato dati per riaffermare per l’ennesima volta il suo “mantra” sulla bontà del progetto e il suo insignificante (e addirittura migliorativo) impatto ambientale. Ma non è cosi ...
Tanto che l’approfondita esposizione di AEC ha evitato accuratamente di rispondere alle domande più scomode e alle criticità primarie, dunque lasciando la netta sensazione (già chiara dalla lettura dei successivi documenti progettuali depositati in Conferenza dei Servizi) che siano stati omessi molti dei basilari elementi di partenza rendendo, dunque, impossibile una valutazione scientifica completa.
Ancora una volta, infatti, non è stato chiarito:
- il possesso di alcun titolo edilizio per richiedere l’autorizzazione: AEC non è proprietario dell’area sulla quale è stato progettato l’intervento e non ha dimostrato di possedere alcun titolo legittimo per occupare gli spazi ospedalieri, tuttora “patrimonio indisponibile” dell'ASL;
- l'esistenza di dati tecnici verificabili per le tecnologie che AEC intende utilizzare e le relative caratteristiche prestazionali ed ambientali, non essendo indicata alcuna centrale comparabile tra gli impianti attualmente eserciti dal socio Iren; il che, di conseguenza, fa sì che tutti i valori progettuali specificati da AEC risultino puramente teorici;
- quale potrà essere l'effettiva riduzione dell'inquinamento chimico ed acustico ambientale, nonostante le affermazioni di AEC. I dati reali, obbiettivi e verificabili - benché sollecitati da Provincia, ARPA e ASL per valutare la fondatezza della asserita riduzione dell'inquinamento chimico ed acustico, a livello cittadino e nell’area dell’Ospedale - non sono stati compiutamente e dettagliatamente forniti. Di conseguenza gli Enti autorizzativi saranno di fatto impossibilitati a fondare l'autorizzazione unica su basi valutative oggettive e scientifiche. AEC ha però confermato un dato: il +473% di incremento di CO in area Ospedale, così aumentando l'inquinamento proprio in questo sito sensibile, finalizzato al miglioramento e non al peggioramento della qualità della vita, a danno dei degenti, degli operatori e degli utenti in generale;
- la procedura di trasparenza sulla modalità degli affidi per il nuovo servizio pubblico di teleriscaldamento;
- alcuno scenario alternativo – sociale ed ambientale - qualora tutti o parecchi dei 500 circa condomini decidessero di non allacciarsi (come probabile) alla rete di teleriscaldamento;
- per quale motivo l’area, attualmente destinata per "attrezzature sociali, sanitarie ed ospedaliere”, dovrebbe permettere l’insediamento di una industria insalubre presentata come centro direzionale;
- perché il progetto non è conforme alle leggi e decreti nazionali, regionali e comunali e ai dettami europei che orientano allo sviluppo di fonti rinnovabili, anziché bruciare esclusivamente metano, cioè combustibile fossile.
A più riprese associazioni, comitati e cittadini hanno inoltre ribadito che l’intero progetto è costruito per garantire in primis gli aspetti economici e finanziari, senza minimamente preoccuparsi delle caratteristiche di tutela che un’area così fragile e delicata come quella dell’ospedale necessita e che dovrebbe condurci unanimemente a preoccuparci di dotarlo di orti terapeutici, aree verdi, spazi fruibili per creare condizioni di benessere assoluto.
Per tutti questi motivi (e per molti altri che per necessità di spazio qui omettiamo, rimandando alle pagine e pagine di “osservazioni” già sottoposte alla Conferenza dei Servizi, visibili sul sito ufficiale della Provincia di Asti e tutt’ora prive di risposte puntuali), ribadiamo per l’ennesima volta la nostra netta contrarietà a questo progetto e invitiamo, anche a nome delle oltre 6 mila persone che hanno sottoscritto le specifiche petizioni civiche, Arpa, Asl, Provincia e tutti gli Enti coinvolti nell’iter autorizzativo ad esprimere il loro parere negativo – senza indugi - nella seduta finale di venerdì 15 aprile e concludere, senza ulteriore sospensione e rinvio, l'intero iter entro la data ultima del 3 maggio p.v.
Rammentiamo, infine, l'impegno assunto e le rassicurazioni formulate del Sindaco di Asti a tutela di tutti i Cittadini. In più occasioni ufficiali e pubbliche, ebbe a promettere - ci permetterà di usare la sua stessa espressione - che "non glielo aveva ordinato il medico di farlo e che, se non fosse stata garantita una riduzione dell'inquinamento, l'impianto di teleriscaldamento non si sarebbe fatto né all'Ospedale né altrove". Ebbene siamo ora alla verifica finale: poiché non è stata dimostrata la riduzione dell'inquinamento, lasciamo al signor Sindaco trarre le ovvie conseguenze.
I cittadini di Asti hanno già detto di NO, ora a tocca alle Istituzioni. E noi vigileremo sulla loro piena autonomia !
Cittadinanzattiva, Legambiente, Salviamo il Paesaggio, Stop al Consumo di Territorio, Tempi di Fraternità, Tribunale per i Diritti del Malato, Paolo Montrucchio e oltre 3000 Cittadini.
A cura di Cittadinanzattiva, Legambiente, Osservatorio del Paesaggio, Salviamo il Paesaggio, Stop al Consumo di Territorio, Tempi di Fraternità,
Tribunale per i Diritti del Malato, Paolo Montrucchio e oltre 3000 Cittadini.
Davanti ad una sala affollata da almeno 200 astigiani, persone “comuni” particolarmente attente al processo autorizzativo per l’impianto di
teleriscaldamento proposto all’interno dell’Ospedale Cardinal Massaia, si è svolto ieri in Provincia l’atteso contradditorio pubblico tra associazioni, comitati
e cittadini e la società Asti Energia e Calore SpA, già rinviato all’ultimo minuto a marzo per volontà della stessa azienda. Secondo le regole del “question
time”, otto portatori di interessi sociali hanno avuto 5 minuti a testa per formulare critiche e domande ad AEC, che in 7 minuti poteva fornire le proprie
risposte per poi consentire a ciascuno altri 2 minuti di controreplica.
Come prevedibile, AEC ha puntualmente sciorinato dati per riaffermare per l’ennesima volta il suo “mantra” sulla bontà del progetto e il suo insignificante
(e addirittura migliorativo) impatto ambientale. Ma non è cosi ...
Tanto che l’approfondita esposizione di AEC ha evitato accuratamente di rispondere alle domande più scomode e alle criticità primarie, dunque lasciando
la netta sensazione (già chiara dalla lettura dei successivi documenti progettuali depositati in Conferenza dei Servizi) che siano stati omessi molti dei
basilari elementi di partenza rendendo, dunque, impossibile una valutazione scientifica completa.
Ancora una volta, infatti, non è stato chiarito:
- il possesso di alcun titolo edilizio per richiedere l’autorizzazione: AEC non è proprietario dell’area sulla quale è stato progettato l’intervento e non ha
dimostrato di possedere alcun titolo legittimo per occupare gli spazi ospedalieri, tuttora “patrimonio indisponibile” dell'ASL;
- l'esistenza di dati tecnici verificabili per le tecnologie che AEC intende utilizzare e le relative caratteristiche prestazionali ed ambientali, non essendo
indicata alcuna centrale comparabile tra gli impianti attualmente eserciti dal socio Iren; il che, di conseguenza, fa sì che tutti i valori progettuali
specificati da AEC risultino puramente teorici;
- quale potrà essere l'effettiva riduzione dell'inquinamento chimico ed acustico ambientale, nonostante le affermazioni di AEC. I dati reali, obbiettivi e
verificabili - benché sollecitati da Provincia, ARPA e ASL per valutare la fondatezza della asserita riduzione dell'inquinamento chimico ed acustico, a
livello cittadino e nell’area dell’Ospedale - non sono stati compiutamente e dettagliatamente forniti. Di conseguenza gli Enti autorizzativi saranno di fatto
impossibilitati a fondare l'autorizzazione unica su basi valutative oggettive e scientifiche. AEC ha però confermato un dato: il +473% di incremento di CO
in area Ospedale, così aumentando l'inquinamento proprio in questo sito sensibile, finalizzato al miglioramento e non al peggioramento della qualità della
vita, a danno dei degenti, degli operatori e degli utenti in generale;
- la procedura di trasparenza sulla modalità degli affidi per il nuovo servizio pubblico di teleriscaldamento;
- alcuno scenario alternativo – sociale ed ambientale - qualora tutti o parecchi dei 500 circa condomini decidessero di non allacciarsi (come probabile)
alla rete di teleriscaldamento;
- per quale motivo l’area, attualmente destinata per "attrezzature sociali, sanitarie ed ospedaliere”, dovrebbe permettere l’insediamento di una industria
insalubre presentata come centro direzionale;
- perché il progetto non è conforme alle leggi e decreti nazionali, regionali e comunali e ai dettami europei che orientano allo sviluppo di fonti rinnovabili,
anziché bruciare esclusivamente metano, cioè combustibile fossile.
A più riprese associazioni, comitati e cittadini hanno inoltre ribadito che l’intero progetto è costruito per garantire in primis gli aspetti economici e
finanziari, senza minimamente preoccuparsi delle caratteristiche di tutela che un’area così fragile e delicata come quella dell’ospedale necessita e che
dovrebbe condurci unanimemente a preoccuparci di dotarlo di orti terapeutici, aree verdi, spazi fruibili per creare condizioni di benessere assoluto.
Per tutti questi motivi (e per molti altri che per necessità di spazio qui omettiamo, rimandando alle pagine e pagine di “osservazioni” già sottoposte alla
Conferenza dei Servizi, visibili sul sito ufficiale della Provincia di Asti e tutt’ora prive di risposte puntuali), ribadiamo per l’ennesima volta la nostra netta
contrarietà a questo progetto e invitiamo, anche a nome delle oltre 6 mila persone che hanno sottoscritto le specifiche petizioni civiche, Arpa, Asl,
Provincia e tutti gli Enti coinvolti nell’iter autorizzativo ad esprimere il loro parere negativo – senza indugi - nella seduta finale di venerdì 15 aprile e
concludere, senza ulteriore sospensione e rinvio, l'intero iter entro la data ultima del 3 maggio p.v.
Rammentiamo, infine, l'impegno assunto e le rassicurazioni formulate del Sindaco di Asti a tutela di tutti i Cittadini. In più occasioni ufficiali e pubbliche,
ebbe a promettere - ci permetterà di usare la sua stessa espressione - che "non glielo aveva ordinato il medico di farlo e che, se non fosse stata
garantita una riduzione dell'inquinamento, l'impianto di teleriscaldamento non si sarebbe fatto né all'Ospedale né altrove". Ebbene siamo ora alla verifica
finale: poiché non è stata dimostrata la riduzione dell'inquinamento, lasciamo al signor Sindaco trarre le ovvie conseguenze.
I cittadini di Asti hanno già detto di NO, ora a tocca alle Istituzioni. E noi vigileremo sulla loro piena autonomia !
Cittadinanzattiva, Legambiente, Osservatorio del Paesaggio, Salviamo il Paesaggio, Stop al Consumo di Territorio, Tempi di Fraternità, Tribunale per i
Diritti del Malato, Paolo Montrucchio e oltre 3000 Cittadini.
Tribunale per i Diritti del Malato, Paolo Montrucchio e oltre 3000 Cittadini.
Davanti ad una sala affollata da almeno 200 astigiani, persone “comuni” particolarmente attente al processo autorizzativo per l’impianto di
teleriscaldamento proposto all’interno dell’Ospedale Cardinal Massaia, si è svolto ieri in Provincia l’atteso contradditorio pubblico tra associazioni, comitati
e cittadini e la società Asti Energia e Calore SpA, già rinviato all’ultimo minuto a marzo per volontà della stessa azienda. Secondo le regole del “question
time”, otto portatori di interessi sociali hanno avuto 5 minuti a testa per formulare critiche e domande ad AEC, che in 7 minuti poteva fornire le proprie
risposte per poi consentire a ciascuno altri 2 minuti di controreplica.
Come prevedibile, AEC ha puntualmente sciorinato dati per riaffermare per l’ennesima volta il suo “mantra” sulla bontà del progetto e il suo insignificante
(e addirittura migliorativo) impatto ambientale. Ma non è cosi ...
Tanto che l’approfondita esposizione di AEC ha evitato accuratamente di rispondere alle domande più scomode e alle criticità primarie, dunque lasciando
la netta sensazione (già chiara dalla lettura dei successivi documenti progettuali depositati in Conferenza dei Servizi) che siano stati omessi molti dei
basilari elementi di partenza rendendo, dunque, impossibile una valutazione scientifica completa.
Ancora una volta, infatti, non è stato chiarito:
- il possesso di alcun titolo edilizio per richiedere l’autorizzazione: AEC non è proprietario dell’area sulla quale è stato progettato l’intervento e non ha
dimostrato di possedere alcun titolo legittimo per occupare gli spazi ospedalieri, tuttora “patrimonio indisponibile” dell'ASL;
- l'esistenza di dati tecnici verificabili per le tecnologie che AEC intende utilizzare e le relative caratteristiche prestazionali ed ambientali, non essendo
indicata alcuna centrale comparabile tra gli impianti attualmente eserciti dal socio Iren; il che, di conseguenza, fa sì che tutti i valori progettuali
specificati da AEC risultino puramente teorici;
- quale potrà essere l'effettiva riduzione dell'inquinamento chimico ed acustico ambientale, nonostante le affermazioni di AEC. I dati reali, obbiettivi e
verificabili - benché sollecitati da Provincia, ARPA e ASL per valutare la fondatezza della asserita riduzione dell'inquinamento chimico ed acustico, a
livello cittadino e nell’area dell’Ospedale - non sono stati compiutamente e dettagliatamente forniti. Di conseguenza gli Enti autorizzativi saranno di fatto
impossibilitati a fondare l'autorizzazione unica su basi valutative oggettive e scientifiche. AEC ha però confermato un dato: il +473% di incremento di CO
in area Ospedale, così aumentando l'inquinamento proprio in questo sito sensibile, finalizzato al miglioramento e non al peggioramento della qualità della
vita, a danno dei degenti, degli operatori e degli utenti in generale;
- la procedura di trasparenza sulla modalità degli affidi per il nuovo servizio pubblico di teleriscaldamento;
- alcuno scenario alternativo – sociale ed ambientale - qualora tutti o parecchi dei 500 circa condomini decidessero di non allacciarsi (come probabile)
alla rete di teleriscaldamento;
- per quale motivo l’area, attualmente destinata per "attrezzature sociali, sanitarie ed ospedaliere”, dovrebbe permettere l’insediamento di una industria
insalubre presentata come centro direzionale;
- perché il progetto non è conforme alle leggi e decreti nazionali, regionali e comunali e ai dettami europei che orientano allo sviluppo di fonti rinnovabili,
anziché bruciare esclusivamente metano, cioè combustibile fossile.
A più riprese associazioni, comitati e cittadini hanno inoltre ribadito che l’intero progetto è costruito per garantire in primis gli aspetti economici e
finanziari, senza minimamente preoccuparsi delle caratteristiche di tutela che un’area così fragile e delicata come quella dell’ospedale necessita e che
dovrebbe condurci unanimemente a preoccuparci di dotarlo di orti terapeutici, aree verdi, spazi fruibili per creare condizioni di benessere assoluto.
Per tutti questi motivi (e per molti altri che per necessità di spazio qui omettiamo, rimandando alle pagine e pagine di “osservazioni” già sottoposte alla
Conferenza dei Servizi, visibili sul sito ufficiale della Provincia di Asti e tutt’ora prive di risposte puntuali), ribadiamo per l’ennesima volta la nostra netta
contrarietà a questo progetto e invitiamo, anche a nome delle oltre 6 mila persone che hanno sottoscritto le specifiche petizioni civiche, Arpa, Asl,
Provincia e tutti gli Enti coinvolti nell’iter autorizzativo ad esprimere il loro parere negativo – senza indugi - nella seduta finale di venerdì 15 aprile e
concludere, senza ulteriore sospensione e rinvio, l'intero iter entro la data ultima del 3 maggio p.v.
Rammentiamo, infine, l'impegno assunto e le rassicurazioni formulate del Sindaco di Asti a tutela di tutti i Cittadini. In più occasioni ufficiali e pubbliche,
ebbe a promettere - ci permetterà di usare la sua stessa espressione - che "non glielo aveva ordinato il medico di farlo e che, se non fosse stata
garantita una riduzione dell'inquinamento, l'impianto di teleriscaldamento non si sarebbe fatto né all'Ospedale né altrove". Ebbene siamo ora alla verifica
finale: poiché non è stata dimostrata la riduzione dell'inquinamento, lasciamo al signor Sindaco trarre le ovvie conseguenze.
I cittadini di Asti hanno già detto di NO, ora a tocca alle Istituzioni. E noi vigileremo sulla loro piena autonomia !
Cittadinanzattiva, Legambiente, Osservatorio del Paesaggio, Salviamo il Paesaggio, Stop al Consumo di Territorio, Tempi di Fraternità, Tribunale per i
Diritti del Malato, Paolo Montrucchio e oltre 3000 Cittadini.