Lettera aperta all'amministrazione comunale a cura di Cgil Asti-Politiche abitative, Fillea Cgil, Coordinamento Asti Est, Movimento Stop al Consumo di Territorio Astigiano, Rete delle oltre 1.000 organizzazioni che danno vita al Forum nazionale Salviamo il Paesaggio.
L'importante rassegna Passepartout si è conclusa con la lectio magistralis del Prof. Salvatore Settis, archeologo e storico dell'arte, già Rettore della Normale di Pisa, attuale Presidente del Consiglio Scientifico del Louvre di Parigi, ed altro ancora. E' certo rilevante e lusinghiero che il Professore abbia fatto un esplicito riferimento alla realtà locale, quando ha citato il censimento degli immobili inutilizzati realizzato dal Comune di Asti, su sollecitazione della specifica campagna promossa dal Forum nazionale Salviamo il Paesaggio. Una delle prime ricerche di questo tipo in Italia, e una tra le più complete ed accurate. Un ottimo risultato, di cui andare giustamente fieri. Ma una indagine di tale livello, se non vuole ridursi a puro esercizio accademico, presuppone che da lì si parta per impostare un progetto e realizzare delle azioni ...
Questo ci chiedeva il Prof. Settis: che ne avete fatto di quell'ottimo studio? Nessuno gli ha risposto perché nessuno poteva rispondere, in quanto poco o nulla è stato fatto. Peggio: l'indagine non ha neanche prodotto una seria e radicale revisione del Piano Regolatore.
Per chi se lo fosse dimenticato: il Piano Regolatore di Asti è impostato su una ipotesi di popolazione cittadina di circa 127.000 persone! Asti al momento del censimento contava 77.438 abitanti e una chiara dinamica demografica: nel 1971 i residenti erano 76.151, dunque vi è stata una crescita di poco più di mille abitanti nell’arco degli ultimi 40 anni … Settis ci chiedeva: “Ma cosa vi fa pensare che diventerete 127.000????!!!!” Nulla ce lo fa pensare, perché è una previsione irrealistica e senza fondamento. Forse formulata non in base a previsioni demografiche scientificamente comprovate, ma piuttosto tenendo (troppo) in considerazione interessi di particolari categorie economiche.
Comunque sia, si verificano nella nostra città tre circostanze concomitanti e tra loro profondamente contraddittorie:
1 – un elevato numero di persone con difficoltà abitativa, anche al di là delle liste ufficiali di nuclei famigliari inseriti nelle liste delle emergenze. Sfuggono infatti ai nostri punti di osservazione coloro che, pur in affanno, sono restii ad esplicitare il loro problema, per un radicato senso del pudore e perché condizionati dalla mentalità comune, che fa sentire 'perdenti' tutti coloro che faticano a far fronte ai loro impegni economici; sfuggono tutti coloro che sono stati indotti a farsi proprietari e conseguentemente mutuatari e, quindi, gestiscono le loro criticità tramite i rapporti con il sistema bancario;
2 – un altrettanto elevato numero di alloggi in vendita e in locazione, assolutamente inutilizzati per carenza di domanda. Oltre alla scientificità dello studio realizzato a suo tempo dal Comune, esiste l'evidenza empirica di chiunque passeggi per la nostra città e si imbatta nei tanti cartelli “vendesi” e “affittasi” che tappezzano i portoni degli stabili. Lo studio realizzato andrebbe implementato con la suddivisione tra piccola e grande proprietà, che rappresentano interessi diversi e con cui bisognerebbe rapportarsi in modo diversificato. Inoltre, è necessario inventariare anche i grandi “contenitori” di proprietà pubblica o di Enti o Fondazioni, laiche e religiose. Come ha detto l'assessore regionale alle Politiche Sociali, nel suo recente incontro astigiano, immobili pubblici vuoti e inutilizzati sono un pugno in un occhio, a fronte di persone con bisogni abitativi;
3 – un Piano Regolare sovra dimensionato in modo quasi surreale, che prevede una crescita della popolazione assai ingente, non ipotizzabile secondo alcun parametro, e che pare anzi assai improbabile stante la crisi economica che già da tempo - da ben prima del 2007/2008 - aveva colpito il nostro territorio. L'unico modo per avvicinarsi a tale fantomatica cifra sarebbe che Asti si trasformasse in un hub nazionale per l'accoglienza dei profughi! Se fosse questa l'intenzione, avremmo certo il plauso del governo nazionale, ma si tratta di un percorso difficile per cui occorrerebbe uno studio estremamente approfondito. Se non è così (e noi pensiamo che non sia così), un simile Piano Regolatore non è soltanto una bizzarria, ma un elemento dannoso per l'ambiente e per la salute dei cittadini. Questo Piano Regolatore, se non sarà profondamente ridimensionato, permetterà ulteriori colate di cemento e andrà a compromettere altri appezzamenti del nostro pregiato terreno vocato all'agricoltura. Non solo: la continua impermeabilizzazione del terreno è certo responsabile dei disastri che si producono per perturbazioni anche modeste. Noi stiamo togliendo il respiro alla terra.
Per concludere.
Si è molto parlato, a Passepartout, dell'enciclica papale sull'ambiente, adesso uscita e che occorrerà leggere con attenzione. Il concetto di 'salvaguardia del creato' è molto evocativo, lo si può declinare in modo più laico come tutela dell'ambiente e protezione del territorio. La cosa importante è che si stia parlando, finalmente, non di un generico e virtuoso ambientalismo da realizzarsi in un indistinto futuro, bensì di un impegno per l'oggi, per sottrarre il “creato” al rapporto predatorio di economia e finanza, matrice di irreparabili danni ambientali e insostenibili disuguaglianze sociali. Andrebbe accolto con molta attenzione questo nuovo protagonismo della Chiesa Cattolica sui temi ambientali e sociali.
Così come non andrebbe sottovalutata, anzi, la coraggiosa posizione assunta dal sindacato dei lavoratori edili della Cgil, la Fillea: non 'nuove case' ma ' case nuove', ad indicare che il futuro non è nella costruzione ex novo bensì nella ristrutturazione e rinnovamento di quanto già costruito, nel recupero e nell'ammodernamento energetico delle nostre abitazioni (e non nella incerta scommessa di nuove espansioni costruttive prive di domanda). Si tratta di operazioni di alta qualità ed ad alta intensità di lavoro specializzato, in parte già in atto nei centri storici. Ma la trasformazione urbanistica non può essere lasciata alla spontaneità del mercato immobiliare e ai privati interessi dei suoi protagonisti, compresi gli inevitabili condizionamenti sulla politica locale (il cosiddetto partito del mattone). Altrimenti saranno confermate le attuali ingiuste gerarchie sociali, ci saranno splendide ristrutturazioni per ricchi e brutti quartieri ad uso dei poveri, continuerà il fenomeno della verticalizzazione (stigmatizzato dal Prof. Settis) con la moda dei grattacieli piazzati a sproposito nel tessuto urbano.
In sostanza, quel che vogliamo sottolineare è l'urgente necessità che la “Politica” - con la P maiuscola - sappia orientare in modo concreto il futuro sociale ed economico. A partire, appunto, dall’intero comparto dell’edilizia, uno dei settori che maggiormente garantiscono il Prodotto Interno Lordo del nostro paese.
Né si può dimenticare che il problema 'casa' ormai non potrà più essere declinato in termini di emergenza ma di uno statuto della proprietà vincolato alla funzione sociale (art. 42 della Costituzione, statuto dei beni comuni). Questo vale ovviamente per i profughi che arrivano fuggendo da situazioni drammatiche di guerra e miseria, ma anche per i 'profughi interni', coloro che la crisi economica mette “fuori mercato”, per i quali la perdita della casa rappresenta una ulteriore inaccettabile negazione dei diritti di cittadinanza.
Le scriventi associazioni chiedono una risposta al Comune di Asti nel senso del coraggio e della disponibilità a confrontarsi con chi, come noi, cerca di proporre soluzioni. I tre elementi contraddittori che noi abbiamo rilevato devono essere incrociati.