di Alessandro Mortarino.
Tutta Asti e tutto l'astigiano hanno ingaggiato un duro "testa a testa" con la Regione Piemonte per difendere la loro pregevole struttura ospedaliera dal taglio brutale di 12 primariati (7 ? 5 ? ...) e dal conseguente indebolimento dei servizi sanitari rivolti all'intero territorio. Manifestazioni, raccolte firme e azioni politiche a tutti i livelli che devono continuare ad avere tutto il nostro appoggio e il nostro pieno coinvolgimento. Ma analoga azione civica dobbiamo riservarla anche ad alcuni progetti che incombono sulla città capoluogo e che non possiamo condividere: l'accordo Comune-Istituto della Consolata per la cementificazione delle aree lungo Tanaro, il Teleriscaldamento, lo sgombero delle famiglie di Strada Fortino ...
I primi due argomenti li abbiamo già trattati ampiamente e potete approfondirli rileggendovi ciò che dicevamo alcune settimane fa:
https://www.altritasti.it/index.php/asti-e-provincia/2176-il-teleriscaldamento-ad-asti-citta-opportunita-senza-rischi
https://www.altritasti.it/index.php/asti-e-provincia/2069-fabbricando-case
Negli ultimi giorni il dibattito sul teleriscaldamento è, finalmente, approdato tra i banchi del consiglio comunale e alle nostre voci critiche si sono aggiunte quelle della minoranza e addirittura di alcuni esponenti della stessa maggioranza. I dettagli forniti dai massimi dirigenti di Iren e Asp non ci hanno convinto e attendiamo un preciso documento tecnico che metta in luce, in particolare, il reale bilancio ambientale dell'operazione, fondamentale per analizzare l'effettiva portata dell'intera iniziativa.
Invece il progetto lungo Tanaro è giunto alla stipula della convenzione ed è stato presentato come una grande opportunità per la città, che riceverà "in dono" dall'Istituto della Consolata circa 29 mila metri quadrati di terreno (attualmente a seminativo) per ampliare il parco e dotarlo di nuovi impianti sportivi - se qualche privato avrà voglia di investirci e di gestirli ... - oltre a circa 15 mila metri quadrati per il completamento della viabilità e la realizzazione di parcheggi.
In cambio di cosa ?
In cambio della variazione della destinazione d'uso dei terreni che resteranno di proprietà dell'Istituto religioso e verranno destinati ad edilizia sociale (7.065 metri quadri per alloggi a canoni calmierati) e a edilizia residenziale (10.400 metri quadrati). In totale verrano costruiti circa 40 alloggi per il social housing e circa 100 alloggi per residenze private da 75 metri quadrati ciascuno.
Uno "scherzetto" che sulla carta vale circa 10 milioni di euro per l'Istituto religioso, a fronte dell'attuale valore dei terreni seminativi che si attesta attorno ai 200.000 euro.
Ma Asti ha bisogno di nuove abitazioni o bastano (e avanzano) quelle oltre 1.800 strutture già esistenti e tristemente vuote, sfitte, non utilizzate evidenziate dal censimento degli immobili esistenti sul territorio comunale ?
Per la palazzina occupata in Strada Fortino la situazione è, purtroppo, la solita: il giudice ha sentenziato l'illegittimità della presenza delle famiglie senza casa all'interno dell'edificio, proprietà privata ma abbandonata da tempo. E il 27 gennaio, senza che alcuna soluzione alternativa sia stata prospettata, la forza pubblica interverrà per sgomberare gli occupanti.
Sono tre casi-limite a cui il senso civico (ma preferirei definirlo semplicemente il "buon senso") deve saper costruire una mobilitazione altrettanto forte e seria di quella messa in campo a difesa del nostro nosocomio. Parallelamente e contemporaneamente.
E sarebbe bene che la reazione, competente e documentata, non sia solo di "qualcuno" ma di tutti ...
Le nostre domande e valutazioni sono limitate al contesto attuale non conoscendo i progetti tecnici.
Non siamo contrari agli impianti di teleriscaldamento, anzi in molti casi hanno contribuito a ridurre le emissioni di CO2 e di inquinanti tipo micro-polveri e nano-polveri. Nei casi di teleriscaldamento distribuito in condomini ed edifici già esistenti è più complicato, sono necessari lo spegnimento di caldaie che in molti casi si sono già adeguate alle leggi vigenti e con sistemi a basso consumo e a bassa temperatura, tipo caldaie a condensazione.
In questi casi il bilancio ambientale positivo rischia di essere limitato.
Va assolutamente considerata la tendenza alla riduzione delle esigenze di calore per riscaldamento, dovuto al fatto che in tutta Europa e in Italia la coibentazione degli edifici è in continua crescita, sollecitata da tutte le disposizione a ridurre i consumi energetici, le emissioni di gas clima alteranti e gli inquinanti.
Considerando tale riduzione, le potenzialità della caldaia vanno attentamente valutate.
Le domande che in questa fase ci proponiamo di fare sono le seguenti:
1) Tipo di tecnologia della centrale termica? (siamo rigorosamente contrari a una centrale a "letto fluido" sistema inefficiente, atto a bruciare qualsiasi "combustibile" in particolare rifiuti).
2) Quale carburante verrà utilizzato?
3) Sono previste integrazioni con sistemi a energia rinnovabile, solare termico, geotermico e altro?
4) È già stato fatto un calcolo sulle emissioni dei sistemi esistenti, che potranno essere spenti e sostituiti con il teleriscaldamento?
5) I costi della rete di teleriscaldamento, della centrale termica e di manutenzione sono valutati rispetto agli attuali costi di alimentazione e manutenzione delle caldaie esistenti?
6) Sono state valutate le possibilità di penetrazione del teleriscaldamento, valutando il regime proprietario, l'età degli impianti esistenti e il tipo degli impianti?
7) L'impianto è a cogenerazione o a trigenerazione?
L'illuminazione pubblica a led è una soluzione auspicabile, proponiamo una scelta analoga per tutti gli uffici pubblici di competenza del comune.
Ci permettiamo di suggerire un preciso intervento sugli infissi degli edifici pubblici del comune (molti dispersivi) e almeno la coibentazione dei solai.
Gli edifici del Comune sono tuttora fortemente energivori, con una trasmittanza delle pareti alta, improponibile riscaldarli con sistemi a bassa temperatura.
Ricordiamo che i gravi livelli di emissione di inquinanti in Asti sono dovuti al 70% circa alla viabilità, pertanto una seria riduzione si può ottenere sopratutto limitando il traffico automobilistico privato.
Per il circolo Gaia di Legambiente: il presidente, Giancarlo Dapavo