di Alessandro Mortarino.
La Giunta comunale di Asti ha dunque sciolto le riserve e ha deciso: nel 2016 un terzo della città sarà teleriscaldata. Il progetto prevede la realizzazione di una centrale di cogenerazione alimentata a gas naturale collocata nella zona nord-ovest della Città, in prossimità dell’ospedale Cardinal Massaia, la posa di oltre 30 chilometri di rete di teleriscaldamento e l’installazione delle sottostazioni di scambio termico negli edifici. Con il calore prodotto dalla centrale sarà possibile teleriscaldare 500 stabili, ospedale compreso, per una volumetria complessiva di 3 milioni di metri cubi, corrispondenti a 25.000 abitanti. Tutto necessario ? Tutto positivo ? Zero problemi ? ...
I nostri tre quesiti nascono da alcune semplici considerazioni: AltritAsti ha volentieri ospitato nel marzo di quest'anno questo contributo di Fabio Bosticco, Presidente provinciale di mestiere di Confartigianato-Asti, sul tema del progetto di teleriscaldamento in questione.
Un contributo parecchio critico, attraverso il quale Bosticco - che è un addetto ai lavori - indicava rischi, costi sociali, perplessità tecniche derivanti dall'utilizzo di un impianto che potrebbe non essere adatto alla cogenerazione (energia elettrica e termica), che utilizzerà come combustibile il metano o il gasolio (assai poco "green") anzichè fonti rinnovabili, che interverrà in una città in cui circa il 70 % delle caldaie condominiali sono già state progressivamente sostituite con generatori ad alta efficienza a condensazione, dagli effetti inquinanti contenuti.
Dunque un progetto che necessiterebbe di precisi conti economici, ambientali e sociali su cui riflettere attentamente.
Economici, perchè le esperienze di teleriscaldamento di altre città italiane insegnano che i decantati vantaggi "in bolletta" per i cittadini, nella realtà dei fatti non esistono e pongono il soggetto che lo gestirà in una situazione smaccatamente monopolistica.
Sociali, in quanto le centrali a metano sono comunque altamente inquinanti e riempiono l'atmosfera di particelle ultra sottili, "micidiali" per la salute, come più di 10 anni fa suggeriva un articolo pubblicato dall'organo di informazione della Società Chimica Italiana, a cura dei Ricercatori Armaroli e Po. «Bruciando metano cambia solamente la taglia delle particelle emesse - spiegava Armaroli. - E' vero che non si producono le particelle grossolane, tipiche degli impianti a carbone o a gasolio. Ma da analisi effettuate su impianti degli Stati Uniti emerge una enorme quantità di particelle dieci, cento volte più sottili, quelle che si chiamano PM1, con diametri di un millesimo di millimetro. Tanto sottili, secondo l'OMS, da passare direttamente dai polmoni al sangue e quindi agli organi vitali, scatenando allergie, malattie respiratorie e cardiovascolari» (questo tema è stato ampiamente affrontato in Valle Scrivia, come potete leggere qui.
Il controllo delle particelle ultrasottili è reso difficile dal fatto che una parte di esse, circa un settimo, è emesso come inquinante primario al momento della combustione del gas; il resto si forma come inquinante atmosferico secondario a partire dai processi fotochimici in cui sono coinvolti gli ossidi di azoto, liberati anche questi dalle centrali a gas.
Non vogliamo assolutamente fare del "terrorismo psicologico", ma semplicemente comprendere; e proprio per questo chiediamo all'amministrazione comunale di fornire i dati esatti del "bilancio ambientale", che il progetto ha certamente calcolato e prevede di raggiungere; le stime fornite parlano di un risparmio energetico di 8.000 TEP con mancate emissioni in atmosfera pari a 5.000 tonnellate di CO2 all’anno. Ma non è stato fornito un dettaglio, il saldo emissivo; cioè la semplice differenza tra le emissioni atmosferiche ipotizzate per il nuovo impianto di teleriscaldamento e le emissioni "risparmiate" grazie alla chiusura di "enne" caldaie private condominiali.
E a questo totale sottrarre ulteriormente l'inquinamento causato dai lavori di scavo ed interro delle linee, delle code viarie derivanti, delle manutenzioni costanti necessarie ecc. Ricordandoci che un impianto di quelle dimensioni resta acceso 365 giorni all'anno, le caldaie individuali circa la metà.
E ricordandoci che Asti sta nella Pianura Padana, una delle aree più inquinate d'Europa: ogni progetto che ha a che fare con la qualità dell'aria e con la salute deve attentamente essere soppesato.
Ovvio che questo bilancio atmosferico deve dare un consistente vantaggio ambientale (altrimenti il gioco non varrebbe la candela ...).
Il presidente di Iren (Francesco Profumo, ex ministro del governo Monti), ha affermato che «con il teleriscaldamento è come se nella città di Asti circolassero 1.600 autoveicoli in meno».
A proposito: ma a che punto è il progetto di azzerare il traffico veicolare nel centro di Asti per abbattere il grave inquinamento atmosferico cittadino persistente ?
E' possibile, dunque, avere qualche dato più specifico da poter valutare e su cui discutere ?
Sotto il profilo economico, il Sindaco di Asti Fabrizio Brignolo ha già chiarito che «è importante per la Città aprire quanto prima un cantiere così grande, perché scavi e opere sono ossigeno per l'occupazione e il lavoro, migliorerà la qualità dell'aria e infine offriremo a famiglie e imprese la possibilità di risparmiare sul riscaldamento. E’ decisivo che sia coinvolta la nostra società ASP e che, dalla collaborazione con Iren e gli altri soci, si dia corso a un caso pilota di aggregazione tra le cosiddette municipalizzate, secondo l'indirizzo del Governo Renzi. Auspichiamo che questo sia solo il primo passo verso altri investimenti nel settore energetico, che potranno dare sviluppo economico, risparmio e qualità ambientale».
Questo genere di affermazione privilegia la necessità di stimolare la ripresa economica ed occupazionale, in particolare in ambito Asp (viceversa non tiene conto del numero di piccoli impiantisti artigiani che certamente saranno costretti a chiudere). E non ci rende affatto tranquilli: l'aggregazione tra le (ex) municipalizzate non è di per sè una panacea alle esigenze di ammodernamento delle reti energetiche nazionali e prelude alla creazione di una sorta di super-gestore unico che toccherà anche l'ambito idrico. Allontanando sempre più dai territori chi deterrà il ruolo "monopolistico strutturale" e potrà stabilire i vincoli contrattuali: non è certamente il modello di gestore che il referendum votato a maggioranza nel 2011 dagli italiani ha suggerito.
Il progetto di teleriscaldamento sarà gestito da una nuova società, la «Asti Energia e Calore SpA», il cui capitale iniziale vedrà Asp al 38%, Iren al 34% e Asta (società del gruppo «Cie»-Compagnia italiana energia, controllata dal Gruppo Gavio e socio privato di maggioranza in Asp, impegnata nel campo delle infrastrutture, delle costruzioni e della gestione delle concessioni) al 28%.
Asp metterà poi sul mercato il 28% della sua partecipazione a favore di un quarto socio privato che verrà individuato con gara pubblica.
Iren si occuperà della progettazione dell’intero intervento; Asta realizzerà gli impianti di rete e le costruzioni edili, Asp metterà a disposizione la sua conoscenza del territorio.
«E’ un investimento - ha ricordato il sindaco Brignolo - di oltre 40 milioni di euro che non saranno sborsati dai cittadini. Un progetto che porterà lavoro e ricadute economiche positive sul territorio».
Non è un piccolo progetto. E in termini squisitamente finanziari viene da domandarsi quale possa essere il risultato a cui la nuova società «Asti Energia e Calore SpA» intende ambire: l'investimento è cospicuo e l'impianto ha tempi di ammortamento lunghi e scarsa flessibilità tecnologica.
Varrebbe forse la pena di discuterne un po' più a fondo ? (magari con dati alla mano ...).
In questi giorni la consigliera comunale Anna Bosia ha diramato questo comunicato stampa in cui esprime perplessità sul progetto e sull'iter seguito.