di Lucio Zotti.
L'Architettura è troppo importante per essere lasciata solo agli architetti. Questa la scritta su di un cartellone che campeggiava all'interno del Teatro Alfieri, in questo week end, dove la manifestazione "Asti Festival - Festival dell'Architettura Astigiano" ha avuto luogo. I miei complimenti agli organizzatori: Ordine degli architetti di Asti e Comune di Asti, per la quantità e la qualità degli interventi ...
Ho potuto assistere solo ad alcuni degli interventi di Sabato aventi per argomento il Riuso dei contenitori. Per riuso dei contenitori si intende la ristrutturazione di edifici o di interi quartieri che hanno finito la loro funzione originaria al fine di riutilizzarli per altri scopi:
1) PIUSS/COMUNE DI LUCCA - è un bellissimo esempio di come si possa far conciliare pubblico-privato nella progettazione e realizzazione di un enorme quartiere all'interno di cinte murarie destinato originariamente ad usi artigianali-industriali e riconvertito ad uso pubblico, con interventi anche traumatici (abbattimento di edifici senza significato) e valorizzazione di altri. Il progetto è troppo complesso per poter essere descritto in un articolo, ma quello che più mi ha colpito è la lucidità ed il pragmatismo dell'arch. Di Bugno del Comune di Lucca, che ha gestito e coordinato il progetto.
Il suo metodo è stato quello di partire dalla vista dall'alto del quartiere per studiare come esso si relazionava con la città.
La domanda che si è posto e che ci si dovrebbe porre ogni qualvolta si mette mano ad un'area della città, è la seguente: "Dobbiamo realizzare qualcosa per andare dove? Dove vogliamo andare? cioè che cosa vogliamo che diventi quell'area? Quali attività potranno essere lì realizzate?".
Se si riesce a rispondere a queste domande, si riesce a trovare una soluzione che possa servire alla città ed alle generazioni future. E' assurdo realizzare degli interventi e delle opere senza conoscere la funzione che esse dovranno assolvere.
Il metodo utilizzato è stato quello di fissare obiettivi in tempi chiari e certi. Terminato un obiettivo si passa a quello successivo.
Il risultato è stato strabiliante.
Il team era costituito dal Comune di Lucca, Università di Pisa, Università di Firenze, alcune Banche ed alcune Archistar (Botta-Piano) ma soprattutto l'architetto Hans Kollhoff (incarico di 40.000 Euro). Il progetto era stato adocchiato, per la sua enorme grandezza, dalla Protezione Civile (Balducci) ma poi le vicende giudiziarie che l'hanno coinvolto ne hanno fatto deviare l'attenzione.
2) Il secondo intervento è stato presentato dallo studio Rossi Prodi e riguarda la riconversione di un carcere minorile in un complesso pubblico-privato. Il risultato, a mio avviso, è stato oggetto di troppi compromessi con l'abbattimento si di tutti i muri di recinzione del carcere e la realizzazione nel convento di strutture per la formazione, ma soprattutto con la realizzazione di una serie di unità abitative troppo numerose e di troppi piani. Mi ha colpito il ragionamento filosofico dell'architetto che ha voluto ribaltare simbolicamente le sbarre a terra e realizzare dei percorsi viari, giardini e campi gioco che in qualche modo potessero ricompensare le sofferenze e le restrizioni subìte dai ragazzi a causa della carcerazione.
3) Il terzo intervento, dello studio Aulenti, ha riguardato il complesso Sant'Agostino di Modena. 42 milioni di euro investiti dalle Fondazioni bancarie per la realizzazione di una serie di biblioteche pubbliche, tra cui quella Estense del 1700. UN MILIONE DI LIBRI, archiviati in due lame librarie dell'altezza di 3 piani con aria condizionata (% di ossigeno inferiore al 15% per evitare la possibilità di incendi) che custodiscono i libri, edifici riportati all'antica struttura settecentesca (la cosiddetta tenaglia), copertura del cortile triangolare, sono solo alcuni esempi di un intervento che ha qualcosa di magico. Mi ha molto emozionato vedere come l'uomo possa tirare fuori il meglio di sè per la realizzazione di opere come questa.
Vorrei concludere rinnovando ancora i complimenti agli organizzatori e facendo una riflessione:
mi hanno molto colpito due foto di vista dall'alto delle città di Pesaro e di Modena (ma tutte le città italiane sono così). Entrambe hanno un centro storico di origine romana con strade, viuzze, edifici tutti diversi uno dall'altro, centro circondato da una periferia costituita non da case ma da unità abitative standard tutte uguali o quasi, che si estendono e invadono la campagna circostante distruggendola. Ebbene questa struttura somiglia moltissimo al tessuto istologico di un tumore, costituito da una serie di cellule molto differenziate al centro e da tantissime cellule indifferenziate che si diffondono nei tessuti circostanti, li invadono e li distruggono. In entrambi i casi si tratta di perdita di informazioni: nel primo si è persa la memoria dell'antica funzione della casa non come posto in cui dormire (a mò di galline livornesi) ma in cui vivere utilizzando spazi e luoghi; nel secondo, per un malefico motivo di cui si ignora l'origine, le cellule perdono anch'esse la memoria delle funzioni cui erano destinate e cominciano a riprodursi all'impazzata facendo morire il corpo di cui fanno parte.
Mi piace pensare che nel momento in cui riusciremo a bloccare il tumore che ammala le nostre città, bloccando la distruzione di nuovo territorio, verrà trovato anche il modo di bloccare i tumori che ammalano i corpi degli uomini.