di Mario Malandrone.
Le aree della Variante 19, una vittoria popolare che sa di favola!
Vi racconto una favola. C'era una volta un re che disse alla sua gente: raccontatemi una favola; e la gente cominciò.
In una città nobile dalle alte torri da anni esisteva un drago, un brutto drago chiamato "Sputacemento".
Si erano alternati vari regnanti della città eppure il drago continuava a sputare cemento ...
Si narra che ci fu un periodo in cui uno dei consiglieri del Re avesse ostacolato il Drago e lo avesse un po' addomesticato, creando giardini, dirottando il drago nei posti dove poteva vomitare cemento e molte volte fermandolo, ma il consigliere saggio non venne più chiamato, cosi' il Drago riprese a coprire prati e vomitare cemento. Un giorno, la natura nella città delle cento torri si ribellò.
Il fiume a Sud sommerse parte della città e per un po' di anni il Drago Sputacemento dovette fermarsi perchè non era più possibile sputare cemento ovunque, specie vicino ai fiumi.
Dopo pochi anni, dimenticata la sciagura, il Drago Sputacemento riprese a riempire prati e colline di cemento e ferro e i vari regnanti si accordarono per almeno ricavare un po' di scudi dal disastro; decisero tutti insieme di tassare il Drago. Il Drago cresceva pasciuto e la città delle Torri era un po' sfigurata e con lei la sua campagna.
Le casse dei regnanti si riempivano e il Drago comandava la città.
I vari regnanti la abbellivano nelle piazze principali, organizzavano feste e la gente iniziò a non badare più al drago. C'è sempre un momento in cui pane e circo non bastano più ad accontentare il popolo .... e quel momento stava per arrivare.
Un giorno, visto che il Drago dava molti soldi alla città, il RE della città - un po' a corto di scudi (lui diceva) - decise di mettere in vendita e di dare al Drago aree verdi dove sputare cemento. I Borghi di San Fedele, il recinto della Cavalla, il prato del Falcone, la selva di Viatosto, il campo di Valgera, il bosco della Rosa, il prato di strada Desderi, i giardini Bausano, il fondo di Rotario. Eppure i cittadini e borghigiani avevano creduto che quelle zone fossero protette dal drago Sputacemento e cosi' la farmacista del villaggio, la maestra, i Professori e molti notabili, addirittura preti e molti cittadini, iniziarono a girare con rotoli di carte e una petizione a difesa del verde. Urlando "UDITE, UDITE" chiamavano a raccolta il popolo.
Urlavano: IL DRAGO SPUTACEMENTO E' TORNATO, VUOLE DIVORARSI ALTRO VERDE.
Raccolsero molte firme, si dice migliaia in pochi giorni da portare al RE per fargli cambiare idea e per non fargli vendere quei prati e giardini al Drago.
Questi cittadini pero' non erano contenti delle risposte, andarono tante volte a palazzo e convinsero molti consiglieri del Re.
Avevano in uso di ritrovarsi poi subito dopo nella contrada di San Lazzaro, nel piccolo giardino chiamato recinto della Cavalla.
Molto spesso venne detto a loro dalla Corte che quel piccolo recinto serviva poco, che lì le fiere andavano a fare bisogni, che non era di utilità, che poco importava se in quel piccolo prato il Drago avesse sputato cemento.
Il borgo non la pensava cosi'. I borghigiani e la chiesa del posto dicevano che in quella zona ben pochi prati c'erano; a tutti quel posto, seppur piccolo rispetto a tutti gli altri giardini e prati, sembrava bello e anche esso da salvare e l'ideale per le assemblee.
Dopo ogni assemblea si tornava a palazzo per far cambiare idea al Re.
Un bel giorno il Re, con cavalli e consiglieri al seguito, decise di annunciare che le aree non sarebbero più state vendute al Drago Sputacemento.
Nessuno dei prati, nessuna delle Selve, nessuno dei giardini.
Il popolo aveva vinto, era sovrano! Come dopo ogni vittoria che sia autentica, il popolo si mise a ballare nel Recinto della Cavalla, gli adulti ballavano e tenevano discorsi e i bambini giocavano e disegnavano il parco.
Un rappresentante del popolo portò quei disegni a corte e una consigliera del Re decise che si poteva realizzare un giardino.
Sono passati anni e il Drago non è tornato, il Nuovo Re ha promesso di tenerlo lontano (ma il popolo non si fida e lo controlla), a distanza di pochi anni gli adulti e i bambini del borgo un sabato si sono ritrovati in quel posto, per danzare e piantare alberi offerti dal Nuovo Re, con l'idea di autogestire il parco.
Hanno un sogno: intitolarlo a un uomo di pace, pare che abbia lottato vicino a Gerusalemme per la pace e lì sia morto, si chiamava Vittorio e ripeteva spesso "RESTIAMO UMANI". Lo stesso restare umani che unì quelle persone nel lottare per i parchi .....
La gente smise di raccontare la favola e disse al Re:
La morale è che il popolo, se si organizza e si impegna, puo' essere sovrano, i Re contan poco e il popolo stesso puo' rendere il mondo più bello e sconfiggere i Draghi Sputacemento ...
P.S La via del parco si chiama Via Vincenzo Cavalla, ho cambiato nome ai giardini per farli sembrare storia di favola, ma avendo molto rispetto per l'operato di Cavalla e per la toponomastica, ricordo che via Cavalla è intitolata a un personaggio importante, astigiano e molto amato a Matera, mi scuso per il cambiamento di nome dovuto a una favola e ne metto la storia che da ancora più valore all'area di Via Cavalla e al desiderio di intitolare l'area a Vittorio Arrigoni, due nomi importanti che si affacciano impegnati per i diritti.
In particolare è la vicenda dei Sassi e le condizioni di vita dei suoi residenti, che sono stati un grande impegno di Vincenzo Cavalla.
Vincenzo Cavalla, nacque a Villafranca di Asti il 18 aprile 1902, nominato Vescovo di Matera nel 1946, favori' l'incontro tra popolo e politici del tempo, denuncio' le condizioni di vita nei Sassi (combattendo contro condizioni feaudali in cui erano tenuti gli abitanti dei sassi, dall'acqua, agli affitti alle terre). Morì il 14 febbraio 1954, compianto dal popolo che lo aveva esaltato per le sue doti di carità, amore e per aver favorito gli incontri con i politici dell'epoca, impegnati alla formulazione e realizzazione della legge sul risanamento dei Sassi.
Insomma: i giardini di Via Cavalla hanno tanti richiami per farci ragionare.