Vi proponiamo queste parole sussurrate-gridate nel 1968 da Julian Beck (attore, regista teatrale, poeta, pittore, saggista, attivista, anarchico e co-fondatore del leggendario "Living Theatre") legate ad una guerra "lontana", laggiù nel Vietnam. Parole che ci sembrano particolarmente attuali oggi, mentre siamo immersi in una guerra a noi un po' più "vicina". Parole che rinnovano la necessità di immaginare una rivoluzione: morale, sociale, culturale...
Parliamo della
contro
rivoluzione
perché
noi vogliamo
la rivoluzione
e
la rivoluzione
non avrà luogo
fino a che
noi non avremo esorcizzato
la violenza
perché
la violenza
è controrivoluzionaria
la violenza
è il prodotto
della nostra civiltà
la violenza
è il fondamento
della nostra civiltà
ed è la nostra civiltà
che la rivoluzione
vuole distruggere
la rivoluzione
è un processo
di distruzione e creazione
la rivoluzione
è distruzione creativa
seguita da creazione pura
la rivoluzione
non può usare le tecniche
della vecchia civiltà
è per questo
che la rivoluzione
non può usare la violenza
perché noi
non vogliamo più
gli effetti della vecchia civiltà
la vecchia civiltà
ha inventato la violenza per
realizzare i suoi scopi violenti
e la rivoluzione
non ha
scopi violenti
essa
ha
scopi vitali senza violenza
l’antica civiltà è
violenza di sistemi sociali
violenza di denaro
violenza di
potere autoritario
esercito polizia
violenza di rabbia
violenza d’orgoglio
violenze di etiche egocentriche e morti stronze
noi non vogliamo la violenza
noi vogliamo
la vita
noi vogliamo
essere
liberi
essere liberi
significa
esser liberi dalla violenza
per questo
un vero rivoluzionario
è non violento
ecco perché
troveremo
altri modi per
cambiare
il
mondo
noi vogliamo
esser liberi
dallo stato assassino
noi vogliamo trasformare
l’energia morte
in energia vita
la violenza
in
creatività
ciascuno
deve esser libero
di mangiare
la rivoluzione vuole
fermare
tutte le guerre
tutto
questo
lottare
la rivoluzione vuole
dare a ciascuno l’opportunità
di librarsi
se non vedete
che la vita è semplicemente sacra
diffido della vostra concezione del mondo
fino a che
voi penserete
che è bene
uccidere
noi non
ci libreremo
non possiamo
nutrire
i morti
non possiamo
fermare la guerra
con la guerra
noi vogliamo
disfarci
della coartazione
tutte
le armi
coartano
tutte le uccisioni
sono controrivoluzionarie
antipoesia
antivita
antiamore
e antimateria
i poveri
ardono di bellezza perché
non portano armi come la polizia
gli ignoranti e i reietti
ardono di bellezza perché
non sono avidi corrotti
vale a dire
non pensano non possiedono non sanno
come le classi corrotte dal potere
loro sono
il
popolo
la rivoluzione
non corrompe
il popolo
la rivoluzione
non insegna
i modi di uccidere come l’esercito
la rivoluzione
insegna
altre cose
(...)
io vedo i pacifisti
disperare
e accettare la violenza
(...)
noi dobbiamo
distruggere
questo sistema
il
sistema
non gli uomini
non potete
cancellare il sistema
copiandolo
non potete uccidere un assassino
senza in qualche modo
diventarlo
non potete
fermare la violenza
con la violenza
(...)
la non violenza
non è una tecnica
non è un surrogato delle armi
la non violenza
è qualcosa
che quasi non abbiamo conosciuto
è
in se stessa
una rivoluzione
noi non potremo
conoscere
la vera rivoluzione
fino a che non faremo
i preparativi per la rivoluzione
e sentiremo le cose diversamente
noi non possiamo cambiare il mondo
se non cambiamo
noi stessi
noi non possiamo arrivare
a una società che si regga sull’amore
se non amiamo
la violenza ha cancellato
i sentimenti
e l’amore
ecco perché
a malapena abbiamo conosciuto quello che è l’amore
fino ad oggi
ma
noi
lo sapremo
quando
avremo cancellata
la violenza
il denaro
i militari
l’ineguaglianza
la rivoluzione
metterà
il capitalismo
la rivoluzione
metterà
il militarismo
dentro
il
passato
questo
è
il modo
via dalle prigioni
via dagli slums dai ghetti negri
via da una vita di lavoro per un salario
via dalla civiltà della morte
morendo
e uccidendo
via
dalla
vita di odio
dentro la
vita
finalmente
il cannone
è la logica
del cervello acquoso
la bomba
è la giustizia
dell’odio
la rivoluzione
si basa
sull’amore
la rivoluzione
è
girare il timone
essa
dilata
la vita
la ribellione è qualcosa di diverso
dilata
ma non abbastanza
la ribellione sceglie la violenza
perché
non vede davanti a sé
la cupidigia di violenza
è l’eredità che ci ha lasciato
la vecchia civiltà
la ribellione
la
accetta
noi
la
rifiutiamo
(...)
un
giorno
noi smetteremo
di usare
il denaro
noi faremo
soltanto
lavori utili
noi
pianificheremo molto per tempo modi
per portare le mele in città
e voi andrete ai magazzini pubblici
e prenderete
quel che vi serve
non denaro
non scambi
non più
e se non vorrete lavorare
nessuno
vi obbligherà
e quelli che hanno a che fare
col denaro il governo la burocrazia
l’esercito e la produzione di inutili mercanzie di merda
saranno
tutti
liberi
e se ogni uomo
lavorerà circa dieci ore la settimana
il mondo e la rivoluzione continueranno a girare
tutte
le prigioni
si apriranno
se non ci sarà nulla da rubare
non ci sarà
furto
(...)
noi non abbiamo bisogno di leggi
abbiamo bisogno
di sentimenti
la violenza
è
priva di sentimento
il denaro
è
privo di sentimento
noi smetteremo
di usare
il denaro
e le banche
dovranno
cadere
e l’esercito
cadrà
se non c’è più il soldo
e i governi
dovranno
cadere
e
i popoli
insorgeranno
a noi non serve un governo
a noi serve
una semplice amministrazione
lo scopo del governo
è proteggere
il denaro
la semplice amministrazione
regge il timone per noi
e tanto basta
noi
ci amministriamo
da noi
e
non ci saranno affitti
che pagheremo per nulla
(...)
se smettiamo di usare il denaro
l’età della civiltà
dell’angoscia perirà
è
tutto
così semplice
se abbandoneremo il denaro
e
la violenza
noi
rovesceremo
la coscienza
se noi abbandoniamo
il denaro e la violenza
cambiamo tutto quanto
la rivoluzione
contro
la violenza
è
la
rivoluzione
che
libera
tutti quanti
[Brani tratti dalla rivista «Nuovi Argomenti»: nuova serie, aprile-giugno 1968].