Il termine "candidato" deriva da "candidus", ovvero “chiaro, lucente, bianco”; formato dal verbo "candeo", “risplendere, rilucere” e dal suffisso aggettivale –idus. Parola latina che indica la caratteristica di chi accettava di far parte di una lista in una competizione elettorale e, per essere riconosciuto, indossava una toga candida, cioè una toga di colore bianco naturale, per mettere in evidenza le proprie qualità, la purezza, l'onestà, le sue migliori intenzioni...
La purezza.
L'onestà.
Non la capacità o possibilità di essere notati.
Nel 358 a.C. Gaio Petelio, tribuno della plebe, propose una legge - la Lex Poetelia de ambitu - che per la prima volta toccava il tasto della corruzione elettorale, col proposito di tenere a freno le pressioni demagogiche, in particolare di quelli che venivano definiti come gli "homines novi", protagonisti di attività di propaganda elettorale all'interno di mercati e piazze.
A quei tempi il tentativo legislativo era di frenare le competenze di uomini che non erano figli di figure già appartenenti al "sistema" di governo.
Oggi chi ha vere competenze difficilmente lo troviamo tra i Candidati. E quando lo troviamo, o non riesce ad emergere o... dura poco!