di Gianfranco Monaca.
La stampa astigiana (cartacea e digitale) ha dato il meritato rilievo all'acquisizione recente dell'importante manoscritto alfieriano, contenente la più recente stesura delle opere più propriamente “politiche” del nostro concittadino. Per casuale – o provvidenziale, dirà qualcuno – coincidenza, ci è stata offerta da un amico prete astigiano che lavora in Vaticano – attivo nel volontariato sociale – l'opportunità di accedere al Venerabile Archivio della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede (ex Santo Ufficio) per acquisire il decreto di condanna all'Indice dei libri proibiti delle opere di Vittorio Alfieri. Infatti era universalmente noto che Alfieri è all'Indice, tanto che nessuno si era dato la pena di documentare il fatto. Il fatto, invece, è obiettivamente interessantissimo...
Primo per le date e per i pontificati coinvolti (Pio VII e Leone XII); secondo per le motivazioni, improntate all'accusa, grettamente reazionaria, di liberalismo: il testo, manoscritto, non è di facile lettura, ma tale è l'interesse, che l'abbiamo decifrato e trascritto.
Il momento storico (1823 - 1827) è successivo al Congresso di Vienna: siamo in piena Restaurazione e lo Stato Pontificio è una monarchia a tutti gli effetti, che deve difendere il Papa-Re anche con la ghigliottina. Un florilegio di citazioni rende l'idea: È abbastanza noto, che Vittorio Alfieri invasato da potentissima mania di liberalismo, consegnò a questo lo sforzo tutto dei suoi talenti. Niuna opera perciò è uscita dalla sua penna, che non ispiri odio contro ogni principato assoluto, e sentimenti aperti di sedizione e di sfrenata libertà. ... Avvegnaché tra le opere dell'Alfieri la Tirannide sia la più empia, e meritevole di censura; pure non é la sola, e particolarmente la di lui Vita da vario tempo, anzi appena uscita alla luce, destò la indignazione di tutti i Buoni... Loda, ed approva le pretese riforme de' protestanti, e supponendo la religione un'opera umana, ammette, che possa migliorarsi con un miglior governo , che a parer suo è sempre quello di una sfrenata libertà... qui pongo un termine alla censura, che potrebbe molto più estendersi... Passa quindi a dipingere la Religione Cattolica essenzialmente nemica della libertà, tutta adatta alla tirannide e ne adduce a peculiari prove le di lui massime sul Papa, sull'inquisizione, purgatorio, confessione, matrimonio come sacramento, e celibato religioso. Vomita mille ingiurie e bestemmie contro codesti punti, e contro i dogmi più sacri, e con la massima impudenza, siccome nell'altra parte si mostra nemico d'ogni stabilito monarchico governo, così in questa si dichiara vero incredulo e Ateo assoluto. Non una perciò, ma mille condanne merita perciò un libro sì empio, che sembra un quintessenza di quanto i più furibondi nemici della Sovranità e della Chiesa hanno prodotto finora.
L'Eminenze loro giudicheranno, se vi sia luogo a dubitare sulla condanna di un libro egualmente empio, e sedizioso... Crederei intanto, che si dovesse proscrivere questo mentito panegirico sotto il nome di Vittorio Alfieri, non potendosi dubitare essere parto della sua penna...
Pio VII, in punto di morte (1823) firmò la condanna per le Satire di Vittorio Alfieri da Asti, La Tirannide di Vittorio Alfieri, Vita di Vittorio Alfieri. In data 11 giugno 1827 Leone XII fece altrettanto per il Panegirico di Plinio a Traiano, Del Principe, e delle Lettere. Prefetto della Sacra Congregazione del Santo Ufficio, quindi di fatto responsabile della procedura, era il Cardinale Castiglioni, il futuro papa Pio VIII.
Ora sappiamo a quale “cattivo maestro” abbiamo dedicato un monumento, un teatro, la piazza e il corso principale della Città, oltre al Liceo e una quantità di bar, pizzerie, scuole guida, saloni di bellezza e simili...
Speriamo che a qualcuno venga anche voglia di prenderlo sul serio.