Qualche tempo fa, un periodico cittadino ha pubblicato le foto di alcuni ragazzi arrestati per furto di rame, accompagnandole da brevissime note biografiche e da una descrizione succinta dell'azione “criminosa”. Foto probabilmente scattate in questura; espressioni fredde, stranianti, volti quasi irriconoscibili. Solo uno conservava l'espressione abituale, intelligente e beffarda di persona libera. C'era di mezzo anche un imprenditore che lavorava per un ente pubblico. Con i rifiuti speciali smaltiva anche il prezioso metallo rosso ...
Classiche colonne di “cronaca nera”, scrittura impersonale ma fatta apposta per cogliere i nessi tra persone, ruoli, situazioni. Dunque: ente pubblico, facciamo un circoletto; imprenditore, altro circoletto; manovalanza dal profilo contrattuale assolutamente incerto, altro circoletto. Nessi della “modernità”, che si intrecciano attorno a merci/valori di scambio, non conoscendo, queste ultime, confini tra il lecito e l'illecito. I soldi non hanno anima si dice, non è mai stato così vero. Stando alla cronaca, i rifiuti speciali detengono primati che li avvicinano alle armi e alla droga, più sono tossici, più sono messi al bando e più sono oggetto di mercato. Ma il rame ?
Le quotazioni sono in ascesa da anni, spinte dalla richiesta delle industrie cinesi, dagli scioperi dei minatori del Perù, e dagli stessi investitori che scelgono il rame anziché l'oro. 8000 dollari per tonnellata, quindi circa 8 dollari al chilo, cioè' circa 6.15 euro, ma in giro si dice che vale anche 10 euro al Kg. In Italia il settore dei semilavorati del rame conta 20 aziende, oltre 5mila lavoratori, un miliardo di euro di fatturato. Quasi la metà del metallo viene dal riciclo dei rottami, di computers, elettrodomestici e fili elettrici. Al termine della filiera di raccolta e stoccaggio, diciamo sulla soglia delle fabbriche, il metallo ha la patente del lecito, ma prima ?
Ognuno è responsabile delle proprie azioni, certo. Però, quando il mercato illegale marcia alla grande, come in questo caso, significa che le condizioni di scambio sono garantite da merce/forza lavoro a basso prezzo. Ci sono troppe persone senza diritti, con poche occasioni di lavoro regolarmente retribuito, prive dei redditi per vivere dignitosamente, perché non approfittarne ? Infatti, a Napoli la Polizia ha sequestrato cavi per un milione di euro pronti a partire per la Cina, episodi analoghi sono accaduti anche a Torino e Bari. A Roma, tonnellate di cavi elettrici sono stati sequestrati in un casale abbandonato di Ponte di Nona. Un po' ovunque in Europa si sono moltiplicati i furti di cavi di rame delle reti telefonica e ferroviaria. Gli abitanti di due villaggi nella Francia orientale hanno subito un blackout telefonico per alcuni giorni dopo il furto di 550 metri di filo ramato, all'indomani di un altro furto che aveva causato gravi disagi al traffico delle linee ferroviarie del tratto Parigi-Bordeaux.
In questi nessi le responsabilità di quei ragazzi sbiadiscono, ma il loro ruolo sociale si ingigantisce, a loro insaputa. Si accrescono anche le responsabilità di chi crede, noi compresi, di stare dalla parte “giusta”. Loro adesso sono in galera ma il settore dei semilavorati del rame tira a più non posso, anche per merito loro. Protagonisti minori di uno scambio di servizi in cui gli uni si servono degli altri, cinicamente e opportunisticamente come in un classico rapporto mercantile. A loro è toccata la parte più scomoda, quella più rischiosa, quella che forse richiede più coraggio, più inventiva e capacità di mettersi in gioco.
A ben vedere, l'esito del vivere, quello delle persone in carne ed ossa, con il loro carico di bisogni, desideri e affetti, da una parte e dall'altra, dipende assai più dal rapporto con “la proprietà”, piuttosto che da libere e razionali scelte personali. Io sono certo che sia così. Ma anche solo il sospetto che sia così, dovrebbe indurre alla riflessione. Perché le eccessive differenze sociali, c'è chi possiede tutto e chi non possiede nulla, suonano sempre come una minaccia al vivere civile.
Conosco personalmente alcuni di questi ragazzi, con uno di loro ho fatto una “occupazione” di un alloggio del Comune, con un altro ho condiviso le vicissitudini di una società di calcio amatoriale, lui bravissimo nel gioco. Frequentatori più o meno abituali degli sportelli dei Servizi Sociali, sono assegnatari Atc, canone “area dell’accesso – fascia di protezione”, vale a dire canone minimo. Morosi colpevoli e poveri per colpa loro, devianti. Definizioni in cui loro giustamente non si riconoscono, definizioni di una sociologia escludente. Alcuni hanno famiglia. Incontro le loro mogli alla Coop, dignitose e riservate. In queste circostanze sono attivissime, l'avvocato, le visite al carcere, i piccoli lavori in nero per sopravvivere, hanno figli vivacissimi che per lo più portano nomi dei personaggi dell'intrattenimento televisivo. Una piccola civetteria, in un comportamento normalmente e necessariamente privo di finzioni.
Invece, dalla parte “giusta” della società, per chi possiede un ricco conto in banca, meglio ancora una qualunque attività finanziaria o imprenditoriale, le finzioni sono la norma. In questi tempi di crisi, i banchieri, i dirigenti di banche, società di assicurazioni e di capitali, possono essere i responsabili di disastri sociali e al tempo stesso possono essere assolti, promossi e indennizzati dei loro “crimini”. Le loro devianze sono quasi sempre risolte con cautela, discrezione e con tutta l'attenzione necessaria per evitare che le loro vittime suonino l'allarme sociale. In altri tempi: le campane a martello, i forconi e le picche, l'incendio degli uffici delle imposte.
A tutti quei ragazzi auguro un veloce ritorno a casa.