Importante affluenza di pubblico ad Asti al CTP Goltieri di via Govone, per la lezione di Marco Aime sulle diversità del mondo: circa una novantina di persone in un orario insolito. Dopo i successi della proiezione del film “La mia classe“ di Daniele Gaglianone, alla presenza del regista e i recenti successi della classe delle medie del mattino (coordinata dalla professoressa Margherita Campi), vincitrice del secondo premio a un concorso nazionale di scrittura, la conferenza di un antropologo di fama come Marco Aime, ha significato un altro passo avanti verso la conoscenza del grande lavoro che il CTP di Asti svolge nell’ambito dell’insegnamento per gli adulti, in particolare degli stranieri ...
Introdotto dal coordinatore del CTP Mario Malandrone e dalla insegnante Piera Medico, l’antropologo ha parlato della “bella differenza” che esiste tra le varie popolazioni della terra, soffermandosi sul fatto che gli uomini non sono divisi in razze, in quanto il genere umano è uno solo.
Aime ha parlato dell’attitudine naturale dell’uomo a camminare a spostarsi. Se ci sono differenze è perché gli uomini si sono lentamente adattati ad ambienti e a climi diversi.
Citando Sant’Agostino di Ippona, Aime ha detto che “il mondo è come un libro e chi sta a casa sua, finisce per leggere sempre la stessa pagina”.
“A volte le incomprensioni provocano degli scontri, fanno scatenare l’odio verso gli altri. Ci sono persone che sono intolleranti e non sopportano che qualcuno si comporti in modo diverso da loro. Altre che invece hanno dei pregiudizi, come i razzisti, che credono di essere superiori a tutti e giudicano le persone sulla base del colore della pelle. Siamo tutti affezionati alle nostre abitudini e spesso ci disturba chi non fa come noi. Ci danno fastidio modi di fare diversi, ma dobbiamo imparare a pensare che il genere umano è uno solo e che sono state la storia e le migrazioni a rendere diversi i vari gruppi” ha continuato Aime.
Sono stati poi trattati argomenti quali la questione della contaminazione culturale nell’alimentazione, Aime ha ripercorso una nostra mattina tipo e ci ha fatto capire come molte delle nostre abitudini sono frutto dello scambio, delle migrazioni.
Ha continuato portando esempi nella musica, nelle lingue e nei modi di vita; il ruolo e il rispetto per gli anziani nella società africana rispetto a quella occidentale: “in Africa quando muore un anziano è come se andasse a fuoco una biblioteca” (Amadou Hampatè Ba).
Sono seguiti gli interventi dei corsisti del CTP che avevano letto il libro di Aime “Una bella differenza. Alla scoperta delle diversità del mondo” e quelli del pubblico presente all’incontro.
Marco Aime, con la semplicità e la chiarezza che contraddistingue i veri pensatori, ha accompagnato l'uditorio attraverso riflessioni articolate e coinvolgenti al cui centro c'è l'idea che non esista un'identità culturale "pura" che possa essere estratta o difesa, anzi mettendo in discussione lo stesso uso del termine "identità" quando ciò che sarebbe più logico usare sarebbe quello di "similitudine".
Aime ha dimostrato in due ore e mezza di conferenza e scambio con gli studenti, con una serie di esempi profondi e semplici, come ogni cultura, anche quella che pensiamo come omogenea e originaria nei suoi tratti, è il risultato di una serie di influenze e scambi reciproci. Chi arriva, prende e lascia qualcosa e in questo processo anche chi ospita è modificato, dando e ricevendo.
Gli esseri umani sono da sempre "in cammino" e le diverse declinazioni della cultura umana sono il risultato di questi passaggi. Che senso ha quindi parlare di cultura? Esistono tante culture, quanti i possibili gruppi umani di appartenenza; l'antropologia ci aiuta a capire che le forme di organizzazione sociali e familiari sono relative, non possono presumersi come assolute, "superiori" o "inferiori", tutto dipende dal punto di osservazione e contengono differenze e similitudini che possono arricchirci enormemente.
In realtà siamo tutti, da sempre, meticci ... "una bella differenza"!