Quando gli appalti penalizzano qualità e territorio



di Giuliana Cupi.


Va tanto di moda parlare di “eccellenze” in campo alimentare: ebbene, in quest'ottica possiamo dire che la spendig review ha fatto una vittima eccellente. Dal 2008 infatti nell'Ospedale di Asti la refezione di degenti e lavoratori era basata sull'acquisto di cibi (in particolare ortofrutta) locali, quindi estremamente freschi e a km 0, con risparmio economico e ambientale, sostegno ai produttori del posto ed enorme gradimento da parte dei destinatari ...

Uno studio dell'epoca condotto sulla totalità dei pasti serviti evidenziò che gli scarti erano ridotti all'osso e che quindi la qualità di ciò che era servito era estremamente apprezzata. Era il progetto “2q” (qualità quotidiana).

Il famigerato Decreto ha però posto fine a quella che era ormai una consolidata routine. Dal 1° gennaio di quest'anno le Amministrazioni pubbliche sono obbligate ad acquistare tramite la CONSIP, che a sua volta affida l'appalto tramite gare comunitarie: la società vincitrice in Piemonte è la MARR del Gruppo Cremonini, un colosso della ristorazione di comunità che è naturalmente libera di acquistare dove meglio ritiene e che dal 1° maggio ha cominciato materialmente a rifornire la ASL astigiana.

Cosa succederà ora?
Il Decreto evidenzia la scarsa sensibilità  all’alimentazione dei pazienti”, dice la dottoressa Maria Luisa Amerio, Direttore della  Dietologia del nosocomio in questione. “E’ prevedibile che un cibo poco  appetibile determini un aumento degli scarti, ovvero del cibo non consumato, aggravando il problema della malnutrizione ospedaliera. Il peggioramento delle condizioni nutrizionali  durante la degenza non aiuta il processo di guarigione, anzi induce una maggior vulnerabilità predisponendo alle infezioni e all’aumento delle complicanze e ritardando la  cicatrizzazione delle ferite. Tutto ciò dà origine all’aumento dei bisogni assistenziali, al prolungamento dei tempi di degenza, alla  necessità di riospedalizzazioni con un pesante aggravio dei costi sanitari. La ristorazione ospedaliera non costituisce solo un aspetto alberghiero della degenza, ma è parte integrante della terapia clinica e l’utilizzo di alimenti ordinari  per prevenire  la malnutrizione,“ malattia nella malattia”, è economico e privo di complicanze. Puntare sul risparmio economico nella ristorazione ospedaliera significa non conoscere gli indubbi vantaggi derivanti dal trattamento e dalla prevenzione della malnutrizione che si possono  ottenere anche con  una  maggiore attenzione alla qualità del cibo e alle sue caratteristiche nutrizionali ed organolettiche”.

La Direzione Amministrativa dell'Ospedale è più possibilista su questo punto. Angelo Risi, responsabile del progetto, dice che è troppo presto per poter avere dati attendibili su un eventuale incremento degli scarti, per valutare il quale bisognerà attendere almeno sei mesi, se non un anno. La qualità dell'attuale fornitura rispetta naturalmente tutti gli standard, aggiunge il funzionario, anche se certo è diminuita la varietà e la possibilità di scelta, dato che dalle decine di piccoli fornitori di prima si è passati a una rosa ben più limitata.

La ristrettezza della norma potrebbe essere aggirata inserendo nel paniere prodotti reperibili solo localmente e sembra che la MARR stessa sia interessata a una collaborazione in questi termini, come conferma anche Luigi Franco della Coldiretti di Asti, che aggiunge altri dettagli molto interessanti. Per esempio che, come si può vedere dal sito della CONSIP, almeno in questi primi mesi i prezzi – e quindi l'esborso di soldi pubblici  - saranno più alti, anche del 15%.

Il perché è presto detto: i prezzi della CONSIP saranno formati mensilmente, mentre prima, quando a rifornire l'Ospedale era la Cooperativa “Terre di Qualità” associata alla stessa Coldiretti, i prezzi erano garantiti per l'arco dell'intero anno e non subivano variazioni nemmeno in inverno, quando l'ortofrutta locale, che non può contare sull'estate perenne delle zone tropicali o sull'inversione stagionale dei due emisferi, costa mediamente di più. Inoltre questo sistema funzionava sulla base della filiera corta, con pochissimi passaggi tra chi produce e chi si serve del prodotto, che nella maggior parte dei casi era consegnato direttamente.

Se si pensa che lo scopo della spending review, almeno sulla carta, è proprio quello di risparmiare, si allibisce di fronte a questo paradosso. “Si tratta di una stortura normativa”, dice infatti Franco, “che tra l'altro colpisce in maniera particolare proprio le ASL. Infatti ad altre Amministrazioni (per esempio il MIUR) il Decreto stesso, tramite apposita Circolare, concede la facoltà di acquistare indipendentemente dalla CONSIP, se così facendo risparmiano: nella Sanità questo non è possibile”.

Una evidente dimenticanza, o addirittura omissione, politica, che l'abboccamento avvenuto tra MARR e Coldiretti di cui si diceva non è sufficiente a colmare, dato che, se un prossimo appalto dovesse essere vinto da qualcun altro, nulla garantirebbe la prosecuzione dell'accordo. Per non parlare del fatto che la MARR stessa si è aggiudicata la ristorazione della Sanità in ben 15 Regioni italiane su 20, anche a causa delle sue dimensioni che rendono quasi impossibile a qualsiasi altro fornitore competere realmente con lei...se non è proprio materia da antitrust, di sicuro si ravvisa una posizione dominante che fa a pugni con il tanto sbandierato concetto di libera concorrenza da cui tutti dovremmo guadagnare.

In questa storia invece molti, a partire dagli elementi più fragili della collettività come i degenti di un ospedale, sembrano avere solo da perdere.

Casi analoghi esistono a Cuneo o al San Luigi di Orbassano, dove la legge ha impedito addirittura la partenza del progetto.

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