di Marco Bersani (Attac Italia).
“Britannia” è il nome del panfilo dei reali inglesi, ancorato nel porto di Civitavecchia e passato alla storia italica per aver ospitato nel giugno 1992 la riunione in cui l’allora direttore generale del Tesoro, Mario Draghi, illustrò ai grandi investitori internazionali il processo di privatizzazioni che sarebbe partito di lì a poco con la vendita di un portafoglio gigantesco, racchiuso in Iri, Eni, Ina e Imi. “Britannia 2” è già stato soprannominato l’incontro che il Ministro Tremonti sta pensando di organizzare, questa volta negli uffici romani del Ministero in via XX Settembre, per presentare la nuova operazione di saccheggio dei beni collettivi: 500 miliardi attraverso la consegna al mercato dell’imponente patrimonio immobiliare pubblico e delle società di gestione dei servizi pubblici locali ...
Siamo al paradosso: invece di ritrovarsi per prendere atto del totale fallimento delle politiche di privatizzazione degli ultimi decenni, il cui risultato è stata la crisi sistemica e globale che oggi scaricano sui cittadini e i lavoratori, si ritroveranno per proseguire il lavoro avviato, completando l’espropriazione di beni comuni e diritti ai danni della popolazione.
Vogliono trasformare il welfare in ‘bankfare’, vogliono impedire il default dello Stato mandandone in default i cittadini.
Ma un’altra grande forza negli ultimi anni ha spiegato le sue ali: quella di milioni di donne e uomini che hanno rotto il giogo culturale che li imprigionava all’idea del mercato come unico regolatore sociale e del profitto come unico motore dell’attività umana.
Sono i 27 milioni di persone che lo scorso 12 e 13 giugno hanno votato perché l’acqua e i beni comuni vengano sottratti al mercato e gestiti in forma partecipativa dalle comunità locali.
Che hanno affermato una nuova idea di democrazia, basata sul principio che su ciò che a tutti appartiene, tutte e tutti devono poter decidere.
Che hanno detto chiaramente come l’unica possibile uscita dalla crisi passi per la fine di un sistema insostenibile e la costruzione di un altro modello sociale.
E’ contro tutti loro che i poteri forti della finanza e delle multinazionali si ritroveranno: con la ferocia di chi sa di non poter più contare sul consenso e l’acquiescenza, con la bramosia di chi deve stringere i tempi sentendo ormai nell’aria l’odore intenso della ribellione.
E’ iniziata la partita fra la Borsa e la vita. Tutte e tutti dovremo giocarla con una grande determinazione. E una consapevolezza: sono loro il problema, siamo noi la soluzione.