La Regione Piemonte vuole riaprire le cave

Imagedi Giancarlo Trafano.

Dalle pagine regionali de “La Stampa” ho appreso, qualche giorno fa, delle intenzioni del Presidente della Regione Piemonte, Avv. Cota, di ripristinare le possibilità di estrazione degli inerti dall’alveo dei fiumi, vanificando così l’attuale normativa che ne inibisce il prelievo, se non sbaglio, fin dal lontano 1992. Tale provvedimento, uno dei primi della legislatura, sarebbe giustificato dalla necessità di dare nuovo impulso all’edilizia ed all’industria estrattiva, destinando gli eventuali ricavi al miglioramento dell’ambiente ...

In merito vorrei fare rilevare che:

1)  la crisi del settore edilizio non è certo dovuta al costo degli inerti;

2)  i livelli di occupazione nel settore estrattivo sono, di per se, molto contenuti;

3)  gli inerti nell’alveo dei fiumi hanno un’importante funzione di protezione dall’erosione dell’acqua sul fondo degli stessi e delle relative opere antropiche realizzate (ponti, argini, briglie, muri d’ambito, ecc…).

Gli eventuali introiti per nuove autorizzazioni di prelievi, oltre ad incrementare il degrado ambientale, compenserebbero solo parzialmente ed in minima parte gli esborsi che si renderebbero necessari a riparare i danni che una tale scelta può provocare.

A riprova di quanto affermato, segnalo la situazione dell’alveo del Tanaro, quasi completamente privo di ghiaia nel tratto da Alba a Castello d’Annone, in cui l’erosione ha provocato notevoli danni alle fondazioni del ponte della Tangenziale Sud-Est, le cui riparazioni in corso avranno un peso notevole per la collettività.

Ritengo che i nostri Amministratori, nell’assumere le loro decisioni, debbano porre più attenzione a quanto affermano i tecnici di settore piuttosto che cercare di accontentare settori economici che hanno portato voti alla loro causa.

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