di Guido Bonino.
Mi è sufficiente leggere i titoli di due cronache cittadine: “Movicentro, opera che ingoia milioni” (La Stampa del 6 Febbraio scorso) e “Gaia si salverà con una tariffa extra” (19 Marzo), per pormi – e porre – un’ormai scontata domanda “Possibile che le opere pubbliche, anche in una realtà piccola quella dell’astigiano, debbano concludersi sempre e solamente con oneri a carico del cittadino?” ...
Di fronte a certi insuccessi dobbiamo dirci fortunati quando si realizzano opere quali rotonde e fioriere: se proprio non funzionano, le prime verranno ridisegnate, le seconde spostate.
Chiaramente è inutile ricercare responsabili e quant’altro. Tutti saranno pronti per le eventuali inaugurazioni, nessuno sarà invece disposto ad assumersi la responsabilità degli insuccessi, e, come canta Aznavour: “ … lasciar la tavola”.
Ogni qualvolta passo accanto alla Caserma Muti (San Rocco), che ancora giace in pessime condizioni, mi chiedo cosa ne avrebbero fatto gli Alpini astigiani, se tale immobile fosse stato loro affidato per occuparlo quale sede sezionale.
Posizione facilmente raggiungibile anche per coloro che provengono da fuori città, ampi parcheggi circostanti, liberi di sera e durante le festività (per manifestazioni), possibilità di collegare la presenza sia con la storica caserma, che con quella che fu la presenza dei bersaglieri nel vicino “casermone” ora tribunale, ma soprattutto recupero e non consumo di territorio !
Ma anche in questo caso è previsto qualche cosa di totalmente nuovo, che renderà più eclatante l’inaugurazione, che non un recupero – a costi più contenuti - di un pezzo di storia !
Guido Bonino
Ai due casi segnalati dall’Architetto Bonino, credo che ognuno di noi potrebbe aggiungerne molti altri. Io ne segnalo uno altrettanto recente: gli scavi per le fondamenta del nuovo ospedale di Nizza Monferrato.
Come già saprete, anche il nuovo nosocomio nicese è stato immaginato edificabile in una zona (il “Ranè”) sede di falde acquifere, così come era già accaduto per il nuovo Cardinal Massaia di Asti progettato al “Fontanino”.
Morale: milioni di euro gettati al vento per riparare al danno, in corso d’opera.
Chi paga ?
L’Asl.
Ovviamente.
E l’Asl dove preleva i propri fondi ?
Dalle casse pubbliche.
Ovviamente.
Forse è una “manovra” tendente all’obiettivo di rendere meno pubblica la gestione della Sanità subalpina ?
Alessandro Mortarino