di Giulio Cesare Bertolucci.

La Baronessa Philippine de Rotschild, produttrice di alcuni grandi Mouton, disse una volta che produrre e vendere vino, in fondo, non è un mestiere troppo complicato: solo i primi duecento anni sono un po’ difficili. E da allora la tradizione ha fatto il resto, sulla scorta anche che i grandi Bordeaux, in particolare, e per merito imperituro di Alexandre Dumas, erano i vini preferiti dai Moschettieri del Re.
Peccato che in Italia nessun romanziere di successo abbia mai detto che - ad esempio - il Barbera e la Freisa d’Asti (che chi scrive, con una certa esperienza, considera fra i migliori al mondo) erano i vini favoriti dai Carabinieri Reali ... Oggigiorno i vini pregiati si stanno sviluppando come un prodotto finanziario (asset), e gli investitori hanno iniziato a trattarne i prodotti derivati sotto forma di “en primeur”, una forma particolare di “future” dei vini. I grandi compratori in genere erano gli americani, che con il loro immenso mercato - allo stesso tempo tanto ricco e tanto dedicato più all’apparenza che alla sostanza - fornivano di vini dai pregiatissimi nomi i più grandi e prestigiosi ristoranti, a prezzi “n’importe quoi”.
Ora, però, sul mercato operano nuovi compratori, in particolare da Cina, India e Russia, ed il naso del sig. Parker può arricciarsi quanto vuole, ma i prezzi non scendono.
“En Primeur” è il termine francese per definire un vino prima che sia imbottigliato. Gli speculatori possono comprare una parte della produzione nella speranza che quel vino sia un successo nel mercato al dettaglio e sulla piazze finanziarie due o tre anni più tardi. Ogni primavera, un gruppo di investitori, grossisti, e assaggiatori/critici del mondo enologico arriva a Bordeaux preso alcuni produttori ben definiti per assaggiare il mosto fermentato. Il sistema, di fatto, è stato messo in pratica da anni da parte dei produttori per aumentare il giro d’affari, in quanto possono far soldi mentre il vino invecchia e attende di essere imbottigliato. Al giorno d’oggi, tutti osservano il sig. Parker che annusa, assaggia e signorilmente sputa per assegnare ad ogni vino un punteggio con un massimo di 100, che i compratori e i venditori usano come base per definire i prezzi. I vini con più alto punteggio comandano ovviamente prezzi più alti.
Ma la più recente tornata di commercializzazione dei “primeur” ha fissato un precedente: l’annata non era ottima ma i prezzi sono rimasti alti. Il sig. Parker aveva fissato un punteggio – relativamente basso – di 90/93 per il “primeur” Chateau Lafite Rotschild 2007, ma il prezzo è rimasto fisso a 4900 $USA la cassetta. Tre anni prima il sig. Parker aveva assegnato un punteggio simile al Chateau Lafite, e i prezzi erano scesi a soli 950 $USA la cassetta.
Ciò che è successo è che molto denaro è arrivato sul mercato dei vini pregiati, per opera di alcuni esperti operatori già impiegati nella City di Londra, che hanno lanciato dei Fondi basati sui vini di pregio e con un regolare Indice, il Liv-ex 100, basato su un elenco molto dettagliato di vini di gran nome. L’indice è andato benissimo e, mentre il credito e le Borse precipitavano, è salito del 9,5% negli ultimi 12 mesi. Nel frattempo, il dazio di importazione sul vino a Hong Kong è stato eliminato dal Governo Cinese, con un conseguente fortissimo aumento della domanda asiatica.
Molti sospettano che i nuovi consumatori badino più alle etichette che al contenuto, e forse hanno ragione. Per tre secoli gli Europei si sono fatti servire vini di nome pregiatissimo da camerieri cinesi, vietnamiti, indiani, indonesiani e quant’altri, quando il prezzo di una sola bottiglia avrebbe sfamato una famiglia per mesi. Il Lafite, ad esempio, è molto popolare in Cina perché definisce uno status sociale elevatissimo.
Alcuni esperti lamentano che questa nuova tendenza “all’etichetta” rischia di alienare le clientele tradizionali europea e americana, ben più raffinate delle altre, e alcuni “négociants”, cioè i grossisti che distribuiscono al dettaglio, hanno boicottato la produzione di quest’anno a causa degli alti prezzi; è una mossa audace e rischiosa: si mette in pericolo il diritto di partecipare agli acquisti della prossima annata. E c’è chi spera in annate non buone e di un calo delle economie emergenti: serve un ritorno ad una certa sobrietà.