Se nei campi lavorassero i quadrupedi anziché i trattori



di Alessandro Mortarino.

Potrà apparire anacronistico ipotizzare che il futuro dell'agricoltura veda il prepotente ritorno di cavalli o muli o asini al posto dei tecnologici mezzi meccanici, eppure in ampie zone dell'occidente sviluppato (Germania e Francia, in primis) è già oggi una realtà e negli Stati Uniti ammontano a più di 200 mila le aziende agricole - con superfici medie di 30/50 ettari - che si avvalgono esclusivamente di mezzi da lavoro a trazione animale ...

Anche in Italia il ritorno ad una agricoltura assistita dagli animali da lavoro, a ben guardare, è tutt'altro che una lontana chimera, essendo oggi costellata da una macchia diffusa di esempi, sperimentazioni riuscite, scommesse che vogliono e possono disegnare un futuro sociale più legato alle economie di prossimità, alla cura "vera" del territorio, all'equilibrio dei suoli compromessi.

Non si tratta quindi di "luddismo" di ritorno né, tanto meno, di nostalgie di un passato remoto, quanto di una suggestione che poggia su  molteplici certezze.
La prima, inequivocabile, è che in un paese come l’Italia, dove quasi il 75 % del territorio è collinare o montano, la possibilità di reintrodurre in agricoltura gli animali da lavoro, in sintonia con l’attuale tecnologia,  risulta una opportunità decisamente a portata di mano.

E lo è anche sotto il profilo economico e del risparmio energetico: un'azienda che si avvalga, ad esempio, dell'apporto del cavallo deve destinare una percentuale della sua superficie coltivabile - tra l'11% ed il 18% - alla produzione di foraggi, pascolo a rotazione e cereali per l'alimentazione animale. Ma se rapportiamo questo fabbisogno con la quantità di carburante biodiesel necessaria ad un trattore da 35 hp per un'ora di lavoro giornaliera per un anno, scopriamo che per la sua produzione occorrono 5 ettari di terreno, contro gli 1,5 ettari di terreno (spesso marginale) coltivabile o a prato sufficiente per nutrire un cavallo che lavori ogni giorno per cinque ore, raggiungendo la medesima produttività in campo, come innumerevoli studi scientifici (alcuni datati almeno 25 or sono) testimoniano. E, oggi, efficienza energetica significa risparmio individuale e contributo essenziale per il contenimento del cambiamento climatico. Due priorità assolute che si aggiungono alla necessità di restituire fertilità a suoli agricoli troppo "sfruttati", anche attraverso il minor compattamento della terra che i quadrupedi garantiscono rispetto ai mezzi meccanici.

Ovviamente è bene essere concreti: il ritorno degli animali per il lavoro nei campi è, almeno per ora, una chance per le cosiddette zone "marginali" in cui le agricolture difficili o povere, per reggere la concorrenza o garantire almeno l’autosufficienza, hanno bisogno di tecnologie a basso consumo energetico, adattabili ai piccoli appezzamenti in forte pendenza, affidabili, a basso costo d’acquisto e di gestione, di facile manutenzione, con pochi ricambi facilmente reperibili in commercio. In pratica, in queste terre "scomode" servono macchine e attrezzi usabili e riparabili ovunque, anche da persone limitatamente qualificate.

Viceversa, la più avanzata tecnologia domina ormai prepotentemente l’agricoltura dei paesi industrializzati e delle aree di pianura. Sofisticatissime macchine operatrici, dotate di climatizzatori interni e di ogni altro comfort, sono capaci di eccezionali produzioni nei luoghi a esse congegnali. L’elettronica è dominante anche nei trattori di grande potenza che li fa somigliare più a salotti di lusso climatizzati che a macchine agricole.
I costi di acquisto e di gestione di queste macchine energivore sono elevatissimi e risultano sostenibili solo da un’agricoltura ricca, con terreni di comoda giacitura e di grandi estensioni. L’affidabilità operativa può essere garantita solo da personale molto qualificato, permanentemente assistito da un’efficiente, tempestiva e specialistica rete d’assistenza, sempre fornita dei necessari pezzi di ricambio.
Nonostante i costi energetici ed economici elevatissimi, quest’agricoltura, aiutata dalla chimica e dalla genetica, domina i grandi mercati alimentari del mondo benestante e mette in grosse difficoltà le agricolture povere, difficili o tecnologicamente arretrate: è però evidente che la super tecnologia non risolve, ma - al contrario - aggrava la fame nel mondo e amplia i processi di urbanizzazione.

A fine gennaio, in Slovenia, è formalmente nata "Eusalp", la macroregione alpina: una realtà di immense proporzioni formata da 48 regioni di 7 Paesi europei con oltre 70 milioni di abitanti e 3.000 miliardi di Pil prodotto, che comprende Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Province autonome di Trento e Bolzano. Si tratta di una "Strategia", cioè di un modo di lavorare insieme, riconosciuto dal Parlamento e dal Consiglio d’Europa, non solo basata sulla buona volontà, ma istituzionalizzata e imperniata su un piano d’azione che poggia su tre pilastri-cardine: ricerca e innovazione; connettività e accessibilità; energia e ambiente. Dentro questi pilastri sono stati creati dei "Gruppi di azione" che declinano le altre attività da svolgere: dalla promozione alla tutela del patrimonio culturale, dalla valorizzazione dell’ambiente al miglioramento dei trasporti.
Questo nuovo soggetto macroregionale ha in sé tutte le caratteristiche di omogeneità per costruire un percorso di valorizzazione delle aree alpine capace di ridare alle terre marginali una nuova rinascita. In cui l'agricoltura avrà un ruolo determinante, ma a patto di non commettere gli errori del passato, quando la massacrante fatica del lavoro manuale per un misero reddito, determinò lo spopolamento delle montagne.

Senza dimenticare che il Piano di Sviluppo Rurale 2014/2020 è ricco di misure agroambientali valide dal punto di vista tecnico e molto interessanti anche da quello economico (misura 8.2), logica conseguenza di un percorso di incentivi avviati già negli anni novanta e poi sfociati nel 2005 nella cosiddetta “misura 222” che ha impresso un notevole sviluppo dei sistemi di “agroforestry” (agroforestazione) in tutta Europa. Con questo termine si definisce l’insieme dei sistemi agricoli che vedono il perfetto matrimonio tra la coltivazione di specie arboree e/o arbustive perenni consociate a seminativi e/o pascoli, nella stessa unità di superficie. L'UE, dunque, crede e finanzia un'agricoltura del futuro finalmente non monoculturale, ma a forte integrazione tra "orti, campi e animali": esattamente ciò che nelle terre collinari e “alte” si può e si deve fare !

Carlo Bosco, ottuagenario piemontese che da decenni ricerca soluzioni per agevolare l'attività agricola assistita dagli animali da lavoro, cosi ci racconta i suoi progetti: «Sono l’inventore di un’originale interfaccia che unisce solidalmente gli equini a qualsiasi tecnologico attrezzo oggi in uso su motocoltivatori o trattori di bassa potenza. L’interfaccia, oltre alla normale bardatura, si compone di un basto solidale con l’animale e di un carrello porta attrezzi o trasporto, a una o a due ruote sterzanti che permettono precisione operativa e grande manovrabilità. Il collegamento semirigido tra basto e carrello, insieme alle intercambiabili ruote sterzanti, permettono anche, se necessario, di porre “il carro davanti ai buoi”; in altri termini: montare gli attrezzi in avanti come sui trattori a tal fine predisposti. Con questo dispositivo è l’animale a gestire tutto lo sforzo fisico di azione e manovra. Di fatto, l’animale diventa il manovratore degli attrezzi e non solo il loro trascinatore. Con il conducente liberato da ogni sforzo fisico, diventa fondamentale la sensibilità e l’empatia delle donne nella conduzione degli affettuosi animali lavoratori.
Molti moderni attrezzi operativi richiedono una presa di potenza che il carrello normalmente non può dare per scarsa aderenza al suolo. Due sono le soluzioni: un piccolo motore termico abbinato direttamente all’attrezzo, oppure, comandi e potenza tutto elettrico in CC a 12, 24 o 36 Volt che ha la migliore resa nel trasmettere potenza, estremamente versatile anche per lavori non agricoli, con tutti i componenti già reperibili sul mercato, grande affidabilità e facilità d’uso anche a distanza con telecomandi.
Per il loro benessere, gli animali devono sempre vivere all’aperto con la possibilità di riparare sotto una tettoia con tre pareti a protezione dei venti dominanti, con disponibilità di acqua pulita, fieno a integrazione del pascolo libero e, se solitari, una capretta per compagnia.  
Queste soluzioni sono lontane da ogni concezione ed esperienza finora esistente, perciò sicuramente innovative ma, certo, non velleitarie. Posso assicurare che lo sforzo e l’impegno intellettuale sono stati per me enormi. Nella fase di progettazione ho però beneficiato del contributo volontario di un giovane appassionato e molto abile nell’uso del computer.
Ora, in considerazione della mia età (a maggio compirò ottantadue anni …), mi trovo nella necessità di passare il testimone, pur continuando volentieri, se possibile, a dare il mio contributo gratuito, almeno fin quando la salute me lo permetterà. Le Istituzioni e le università potrebbero raccogliere il testimone e il Piemonte ha i numeri e le caratteristiche per diventare il centro mondiale di sviluppo del sistema, dalle grandi potenzialità operative in ogni situazione data, anche extra - agricole. Con suoi bassissimi costi di gestione, la sua forte valenza ecologica, è una grande e vantaggiosa retro-innovazione che per diventare realtà ha ancora bisogno di appassionati sostenitori
».

All'avvio della meccanizzazione agricola, in Italia si disse che "dove non arriva il trattore, non arriva il contadino". Oggi possiamo sfatare questa sorta di negativo motto popolare e tornare ad essere protagonisti della rinascita delle nostre terre: "marginali" ieri, "originali" (cioè "uniche") domani e già oggi.

Sempre ad una condizione: che il processo di rinascita sia guidato dal cervello umano, quell'utile accessorio che dovrebbe farci capire che un nuovo sistema agricolo nella macroregione alpina, basato sull'integrazione uomo-animale-paesaggio, significa ricostruire il senso della comunità, della socialità e dell’economia essenziale di prossimità.

E questa è la vera scommessa ...

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Registrazione: Tribunale di Asti n. 7/2011 del 28.10.2011 - Direttore Responsabile: Alessandro Mortarino