Gianni Dapavo, presidente del circolo Gaia di Legambiente Asti, ci invita a pubblicare un articolo a favore della legge sugli Ecoreati, facendolo seguire alla posizione critica che AltritAsti ha segnalato la scorsa settimana. Dapavo aggiunge: "visto che in Italia prima del 19 maggio non esistevano i reati ambientali, mi sembra perlomeno incomprensibile una posizione così critica. Tenendo anche conto che in Italia le leggi, tutte, vengono poco applicate, meglio impegnarsi per applicare la nuova legge che consumare risorse per trovare il cavillo negativo" ...
"A dimostrazione - continua Dapavo - l'esperienza di Legambiente di Asti sul caso di valle Manina, a rischio della incolumità e con il rischio di essere denunciati per calunnia, i soci hanno indagato e presentato denuncia alla magistratura pur sapendo che non esisteva una legge specifica. Grazie alla capacità dell'avvocato Roberto Caranzano a trovare gli articoli giusti, sono stati condannati, solo a pagare i danni. Ma ancora oggi molti dei responsabili industriali e amministratori devono ancora versare tutta la cifra, e si tratta di centinaia di milioni di lire. Con questa legge sarebbero tutti finiti in galera, con l'esproprio dei beni".
Tutte le opinioni, proprio perchè opinioni, sono "discutibili", caro Gianni.
E questa settimana pubblichiamo - molto volentieri - anche l'opinione di Legambiente che ci hai suggerito. In questi giorni sono stati utilizzati toni trionfalistici per salutare questa legge, che a nostro parere non è la legge che avremmo voluto. E che Marica Di Pierri ha analizzato in modo molto lineare e condivisibile (da noi), fuori da trionfalismi che ci paiono francamente sbagliati. Un conto è salutare una legge (finalmente) che sancisce anche in Italia il reato ambientale, un altro è gioire per una legge che all'atto pratico sarà facilmente impugnabile e interpretabile da ciascuna Pretura. Ma se qualcuno ritiene di avere vinto una grande battaglia, ne siamo lieti per lui.
A noi resta la consapevolezza che la strada ancora da percorrere sia enorme e che se davvero vogliamo vincere questa "guerra" è bene avere piedi per terra, nervi saldi, obiettivi alti, toni misurati ...
Dapavo ci segnala queste riflessioni di Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente nazionale, che volentieri pubblichiamo:
Da martedì 19 maggio 2015 la storia italiana delle vertenze ambientali impunite è finalmente chiusa. E se ne è aperta una nuova dove la metafora del furto della mela al supermercato che per la normativa era più grave del reato di inquinamento – utilizzata migliaia di volte per ricordare il paradosso dell’inesistente tutela penale dell’ambiente – ormai non vale più.
Insieme a Libera abbiamo assistito ancora una volta ai lavori del Senato dalla tribuna, come avevamo fatto sempre negli ultimi 5 mesi. I delitti ambientali nel Codice penale sono realtà: hanno votato a favore Pd, M5s, Sel, Ncd e gruppo misto, mentre la Lega si è astenuta (l’astensione al Senato vale come voto contrario) e Forza Italia, il partito da sempre contrario agli ecoreati, ha votato ancora una volta no. Sono stati 170 i sì, 20 i no e 21 le astensioni: una maggioranza straripante. Dopo aver sofferto per ore in aula siamo usciti e in Piazza Navona, davanti a Palazzo Madama, abbiamo saltato, cantato e brindato con soci, amici e parlamentari all’inizio della nuova era.
Grazie alla nuova legge sugli ecoreati infatti la parola ambiente entra nel codice penale con i cinque nuovi delitti di inquinamento, disastro ambientale, traffico di materiale radioattivo, omessa bonifica e impedimento del controllo. Sono previste aggravanti ecomafiose, nei casi di lesione o morte, il raddoppio dei tempi di prescrizione, la confisca dei beni e sconti di pena per chi si adopera per bonificare in tempi certi. Insomma una legge rivoluzionaria con buona pace degli uccelli del malaugurio (pochi a dir la verità), che anche in questi giorni di festa continuano a evidenziare presunti scenari apocalittici post approvazione degli ecoreati.
Vale la pena ricordare che si tratta di allarmi infondati. Innanzitutto perché è impossibile peggiorare il quadro attuale della tutela penale dell’ambiente, di fatto quasi inesistente. Non è vero poi che rischiano di saltare processi in corso: nella legge si fa salvo quanto previsto dal cosiddetto disastro innominato, utilizzato fino ad oggi con poca fortuna a dir la verità per contestare il disastro ambientale, e non si cancella nessuna delle sanzioni contravvenzionali esistenti.
Non è vero che con la parola “abusivamente” si peggiora il testo iniziale del ddl, rendendo inapplicabile il reato di disastro ambientale. Questa nuova formulazione è stata suggerita da numerosi magistrati che in sede di Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, nei colloqui informali con i partiti ma anche con la nostra associazione hanno evidenziato la maggiore completezza e ampiezza di questa definizione. Una maggiore ampiezza che preoccupa molto Confindustria: e se l’associazione degli industriali la critica vuol dire che siamo dalla parte giusta.
Noi sappiamo bene quanto sia stato aggressivo in Parlamento e presso il Governo il pressing della lobby confindustriale per fermare la legge, con emendamenti notturni, articoli e interviste pubblicate sui principali quotidiani nazionali, con un boicottaggio scientifico puntando sulla sponda di diversi senatori, non solo dell’opposizione di centrodestra. Ma la goccia cinese messa in campo dalla nostra associazione, insieme a Libera e alle altre 23 associazioni dell’appello “In nome del popolo inquinato” lanciato su Change.org, è stata più efficace di quella dell’associazione degli industriali. Siamo riusciti a dare la zampata finale e abbiamo vinto noi contro chi continuava a difendere in modo paradossale e incomprensibile gli interessi degli inquinatori e degli speculatori.
Ora c’è da fare una grande attività di informazione e formazione di magistrati e forze dell’ordine sui nuovi strumenti penali a disposizione di chi opera per tutelare l’ambiente, la salute e gli imprenditori onesti. Dopo essere stata per 21 anni la pietra dello scandalo nel contrasto alle gravi illegalità ambientali consumate sul territorio nazionale, con questa legge l’Italia diventa finalmente un esempio da seguire a livello internazionale. Ci abbiamo impiegato davvero troppo tempo ma ce l’abbiamo fatta. Ora godiamoci la vittoria e aspettiamo i primi esiti giudiziari di questa novità normativa.