Lettera aperta ai Sindaci del chierese/astigiano/torinese, a cura dell’Associazione "Attorno alla roverda" di Casalborgone.
Gentile Sindaco, come tutti gli anni, le nostre colline saranno investite da un rally automobilistico e per un po’ di giorni si sentiranno frastuoni, accelerazioni, frenate, rombi, fracassi, fragori della gara. Ci rendiamo conto che, in un momento di bassa congiuntura economica come questo, una gara sportiva che, forse, nel suo piccolo porta qualche soldo alle attività commerciali dei Paesi che incrocia, ad alta velocità, può sembrare imperdibile. Ma allora vorremmo capire dov’e' la coerenza delle politiche pubbliche relative alla valorizzazione del territorio. Certe scelte appaiono contrastanti e contraddittorie ...
Come associazione cerchiamo di trovare soluzioni e fare proposte per portare in queste zone qualità della vita e sviluppo sostenibile e le domande qui di seguito, nascono spontanee:
I “motori dello sviluppo” devono per forza essere così rumorosi?
Può un rally, uno dei tanti, che contribuiscono a deteriorare le strade provinciali, (che nessuno più ripara per mancanza di fondi pubblici), essere sostenuto ed autorizzato da tanti Enti (Provincia, Comuni), che promuovono contemporaneamente il territorio ?
Queste colline infatti vengono/verranno promosse da quegli stessi organismi pubblici per le sue bellezze naturalistiche, i sentieri, le vigne, la storia e le peculiarità gastronomiche, e per i suoi Santi.
Come si fa ad associare motori/rumori/velocità e calma/tranquillità/lentezza della camminata negli stessi luoghi?
Come si può pretendere che dei turisti, attratti dalle bellezze naturalistiche e dal patrimonio artistico, tramite un'adeguata promozione, accettino di imbattersi in un rally a motore o in file di moto che gareggiano sull’asfalto, come succede tra Berzano di San Pietro e Casalborgone ogni week-end?
Come si fa ad educare alla correttezza ambientale, chiedendo prima di chiudere l’acqua del rubinetto quando ci si lava i denti per non sprecare questo bene prezioso, di spegnere le lampadine, di differenziare, etc.. quando il buon esempio viene dato da adulti che vanno a manetta nelle campagne e garantiscono emissioni di gas di scappamento almeno una volta l’anno?
Non si parla di crisi ovunque? Associata per lo più ad un subdolo cambiamento climatico in atto che sta mettendo in pericolo tante popolazioni, e che molto prosaicamente ci ha fatto perdere le stagioni, l’estate calda e l’inverno freddo che conoscevamo una volta. Non c’è una crisi economica in atto da cui non si riesce ad uscire perché i modelli di comportamento e diconsumo finora promossi, non funzionano più?
Quali sono i vantaggi concreti per il territorio di un rally? O dei gruppi di motociclisti gareggianti? Si può pensare che scelgono le nostre colline ed i nostri paesaggi per le loro bellezze? Per ammirarli a gran velocità? Nell’anno 2015, perché si fa ancora un rally nelle colline?
Per nostalgia degli anni ’60? O più semplicemente perché le strade provinciali sono quasi gratuite per gli organizzatori? Certo negli anni ’60 un rally era sinonimo di sviluppo, (infatti era la grande epoca della Fiat che reclutava fino al Monferrato portando agio in campagne povere) ? Ma oggi?
A conti fatti, qual è l’indotto economico che porta un rally su un territorio, e, soprattutto, questo guadagno va a risarcire in qualche maniera il disagio arrecato alla popolazione che non ne è partecipe?
Esiste un compromesso per la promozione turistica del territorio ma senza dover per forza portare ulteriore inquinamento in zone, per fortuna, poco antropizzate?
Sono riflessioni di un’Associazione che tenta con tante altre sul territorio (da Castagneto a Pino d’Asti, da Castelnuovo a Cinzano e Berzano) di promuovere il territorio e le sue bellezze, per creare forme di sviluppo locale basate sul turismo verde di prossimità o dall’estero, sport all’aperto, agricoltura biologica ed a km zero.
Se il paesaggio è patrimonio Unesco nel Monferrato perché a pochi chilometri di distanza deve essere dominio dei motori a due o 4 ruote?
Invitiamo con questa lettera aperta gli amministratori locali a valutare con attenzione quali obiettivi e modelli di sviluppo adottare nei territori da loro gestiti e che tipo di pubblico intendono attrarre sui loro territori.
Cordiali Saluti