di Gianluca Carmosino.
Secondo alcuni scrittori e filosofi ribelli esiste una relazione tra il camminare e la trasformazione della società, tra camminare e rivoluzione. Camminare è andarsene lontano, poco importa dove, osare il cambiamento. Ricordate la straordinaria Marcia del sale di Gandhi? Il bisogno di provocare partenze resta presente in ogni luogo e tempo. Forse è solo l’altro volto del bisogno di nutrire ogni giorno follia e sogno. Ha scritto Frédéric Gros in “Andare a piedi. Filosofia del camminare”: “Passeggiare significa in primo luogo fare uno sberleffo alle costrizioni: scelgo io il mio percorso, il mio ritmo e le mie rappresentazioni” ...
Come possiamo coltivare l’arte del camminare nelle città? Aumentiamo le Zone “30" ? (dove cioè il limite di velocità per auto, bus e motorini è di trenta chilometri orari), liberiamo i marciapiedi dalle auto, rendiamo “car/free” le aree davanti alle scuole, moltiplichiamo le isole e le aree pedonali, ma anche l’intermodalità “piedi, bici, trasporto pubblico locale”: sono alcune delle proposte emerse dopo il successo dalla seconda Giornata del camminare (ne parla Paolo Piacentini in "Un decalogo per le città del camminare").
Negli Stati Uniti su questi temi è nato un vero movimento, ampio ed eterogeneo. Un movimento che promuove il camminare per molti ragioni: c’è chi non rinuncia alla filosofia del camminare come cambiamento e chi preferisce sostenere che passeggiare riduca i rischi di molte malattie gravi. Farlo anche solo per mezz’ora al giorno taglia infatti i rischi di demenza, depressione, ansia, diabete, cancro del colon, malattie cardiovascolari, ipertensione, osteoporosi e in questo modo favorisce anche un risparmio enorme in costi sanitari.
Ma, naturalmente, camminare significa anche rendere i nostri quartieri più amichevoli, conoscere il territorio, ricostruire relazioni sociali e imparare a godersi il piacere di luoghi pubblici, insomma come scrivono quelli di Shareable.net, “rafforzare lo spirito dei beni comuni nelle comunità”.
Ecco una raccolta di dieci buone idee emerse negli ultimi incontri di gruppi e reti che, negli Usa come in altri paesi, si sono messi in testa di moltiplicare ovunque l’arte del camminare.
1) proporre passeggiate di quartiere;
2) organizzare giornate di arte sul tema del camminare, invitando artisti a disegnare bizzarre strisce pedonali e sentieri (guardate, ad esempio cosa hanno fatto a Baltimora);
3) partecipare al # WalkingWednesday, una sorta di Critical mass a piedi, quale appuntamento settimanale dedicato alla passeggiata spontanea e comunitaria (c’è chi lo ha fatto diventare perfino una creativa forma di protesta in strada contro la dittatura delle auto o di sciopero);
4) promuovere incontri a tema nei quali la discussione si fa camminando;
5) alternare le discussioni a tema con appuntamenti di “Camminare leggendo”, due ribellioni contro la dittatura della velocità;
6) trasformare le pause caffè nei luoghi di lavoro, a cominciare dai co-working, in brevi ma puntuali passeggiate;
7) organizzare gare amichevoli tra camminatori resistenti;
8) diffondere cartelli con l’elenco di sentieri urbani e i relativi tempi di percorrenza (il collettivo Walk Raleigh a Raleigh, North Carolina, è noto per aver attaccato ventisette cartelli enormi fatti a mano in tutto il centro);
9) proporre una geniale abitudine, si legge in alcuni siti statunitensi, diffusa nei paesi dell’area del Mediterraneo e dell’America latina: la passeggiata dopo cena;
10) organizzare sfilate a piedi o festival sull’esempio del Big Parade di Los Angeles – il prossimo è in programma il 31 maggio e il primo giugno -, una “passeggiata pubblica epica” che si estende per quaranta chilometri e centinaia di scale in due giorni tra cibo buono, molta musica e arte.
Tratto da: http://comune-info.net/2014/05/camminare-insieme/