Il tribunale di Pistoia ha emesso una sentenza importante: chi usa la chimica non può contaminare il vicino biologico o le case e i giardini dei privati. Questa sentenza segue di pochi mesi la decisione del piccolo comune trentino di Vallarsa di regolamentare le coltivazioni agricole e gli allevamenti locali sulla base del principio “chi inquina paga”. Per la prima volta in Italia viene invertito lo schema tradizionale su cui si basa la moderna agricoltura: coltivazioni e allevamenti non biologici saranno ammessi soltanto se certificati e condotti con modalità rispettose della salvaguardia della qualità della vita e dell’ambiente ...
L'azione legale condotta in Toscana da un privato, con la Consulenza Tecnica di Parte del Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo, e la Perizia Magistralis del Prof. Domenico Corrandini H. Brousshard, Emerito Costituzionalista, ha verificato le derive di pesticidi, chiedendo al giudice di applicare la tolleranza zero per il diritto di chi non vuole essere contaminato da pesticidi, siano essi agricoltori biologici o cittadini in generale.
La sentenza ha stabilito che l'azienda confinante la proprietà del privato cittadino in questione era solita nebulizzare quantità consistenti di diserbanti e/o pesticidi che, per l’effetto deriva, si depositavano nei dintorni, diffondendosi anche all’interno dell'abitazione del malcapitato vicino. E ha sancito che chi usa la chimica non può contaminare il vicino biologico o le case e i giardini dei privati, comminando una bella e congrua multa per il viticoltore chimico e l'imposizione di trattamenti verso l'interno sui terreni di confine, al fine di annullare la deriva di prodotti chimici, con tolleranza "zero pesticidi" nella proprietà dei vicini.
Si tratta di una sentenza che farà "scuola".
Nel piccolo comune trentino di Vallarsa, invece, per garantire la qualità dell’ecosistema e la salute della collettività dai potenziali effetti nocivi delle sostanze chimiche usate in agricoltura, il Consiglio comunale ha deciso di regolamentare le coltivazioni agricole e gli allevamenti locali sulla base del principio “chi inquina paga”.
In Italia il settore agricoltura e allevamento è al primo posto per costi esterni assoluti associati all’ambiente e alla sanità, con 10,7 miliardi di euro (2012); le emissioni non da combustione (reflui zootecnici e fertilizzanti azotati) sono gli inquinanti più nocivi, con circa 4,1 miliardi di euro imputabili agli effetti sanitari.
Per questo, nel comune trentino, per la prima volta in Italia, si è deciso di invertire lo schema logico tradizionale alla base della nostra agricoltura. Coltivazioni e allevamenti non biologici saranno ammessi soltanto se certificati e condotti con modalità rispettose della salvaguardia della qualità della vita e dell’ambiente.
Per la prima volta quindi, il paradosso per cui normalmente è chi pratica agricoltura biologica a certificare il suo “non utilizzo” di sostanze tossiche e prevedere, a proprie spese, delle fasce di rispetto per proteggere i suoi terreni da eventuali contaminazioni, viene sovvertito imponendo, per ragioni di salute pubblica, l’onere della certificazione anche sull’agricoltore non biologico. Questi dovrà quindi certificare le sostanze che utilizza, in quali quantità e con quali modalità, garantendone l’assenza di diffusione al di fuori dei propri terreni. In mancanza di una certificazione, l’agricoltore dovrà sottoscrivere una fideiussione o un’assicurazione per il rischio di eventuali danni a terzi che potrebbero derivare dall’immissione nell’ambiente di sostanze tossiche che lui stesso utilizza.
La delibera si basa sull’applicazione dei principi della precauzione, dell’azione preventiva, della correzione dei danni causati all’ambiente, nonché sul principio «chi inquina paga» che, ai sensi dell’articolo 174, comma 2, del Trattato delle Unioni Europee, regolano la politica della comunità in materia ambientale.
Geremia Gios, sindaco di Vallarsa e preside della Facoltà di Economia di Trento, nonché promotore dell’iniziativa così commenta: “per garantire lo sviluppo economico insieme alla difesa del nostro territorio e della salute delle persone, non basta incentivare la green economy ma occorrono piuttosto nuove regole che eliminino le palesi distorsioni di mercato e i costi sociali insostenibili. Questo è possibile semplicemente applicando i principi chiave del nostro ordinamento e i Comuni possono fare moltissimo in questo ambito”.
(Note sulla delibera di Vallarsa tratte da: http://www.greenews.info/comunicati-stampa/chi-inquina-ora-paghera-decisione-storica-nel-comune-di-vallarsa-20140704/).