di Alessandro Mortarino.
Le mie considerazioni (critiche) della scorsa settimana sul progetto di sostituire alla ferrovia Alba-Canelli un tratto di ciclovia, hanno aperto una ampia discussione. E questo mi pare positivo. Tra le molte voci che si sono sollevate, quelle di pendolari, comuni cittadini e anche quella dell'assessore regionale al turismo (l'albese Alberto Cirio) che dalle colonne de "La Stampa" mi risponde dicendosi «stupito» ...
Lo ringrazio per il suo intervento e per alcune precisazioni che però, lo ammetto, mi lasciano parecchio «stupito del suo stupore» e che provo a riprendere, sempre nell'ottica di penetrare con maggiore concretezza il vero nocciolo della questione.
A scanso di equivoci, vorrei ribadire che non mi sogno neppure lontanamente di voler apparire come colui che è contrario al disegno di una pista ciclabile tra Alba e Canelli: ben venga e prima possibile. Ma il problema è dove sistemarla: al posto della ferrovia esistente (ma ora in disutilizzo) ?
Mi pare un grosso errore.
L'assessore mi dice che la ciclabile ora ipotizzata «punta a togliere il ferro restituendo alla natura un'area già fortemente compromessa dalla massicciata della ferrovia».
Potrei rispondere con una battuta: "La Natura crea e Cirio conserva" (era il claim di una fortunata pubblicità di qualche anno or sono dell'omonima industria conserviera ...), mi limito semplicemente a trovare un po' riduttiva l'equazione secondo cui il degrado estetico e paesaggistico sia puramente quello prodotto dai binari in vista.
Quindi il vero problema è un altro: l'abbandono della rete ferroviaria.
Serve una linea ferroviaria al territorio ? L'assessore questo non lo dice ma parla, invece, del problema finanziario che competerebbe alla sola RFI (12-15 milioni di euro per mettere in sicurezza la galleria Ghersi a Barbaresco). Non cita un progetto di "metropolitana leggera" tra Alba e Asti formulato nel 2004 e mai seriamente preso in esame. Non dice neppure che alcuni Comuni astigiani (Costigliole e Castagnole delle Lanze) hanno deliberato da mesi la loro volontà a riattivare la linea ferroviaria prematuramente interrotta e non indica che questi Comuni non siano stati invitati alla presentazione del nuovo progetto di ciclabile.
Quindi, dal mio punto di vista, l'utilità (per il territorio) di una ferrovia funzionante manca di un dibattito completo e complessivo.
Cirio è l'assessore regionale al turismo o è un amministratore del solo territorio albese ?
Mi pare che anche l'astigiano andrebbe concretamente coinvolto in questa decisione "tombale".
Ma forse l'assessore ha qualche risposta ai miei/nostri dubbi in quanto dice - sempre «stupito» - che «questa linea non è particolarmente affollata nè soggetta a grande pendolarismo e per la quale la pressione sociale è oggi bassa».
«Pressione sociale bassa» significa che amministratori (del territorio) e cittadini non hanno mostrato grande interesse alla riapertura della linea ferroviaria ? Ma tutte le manifestazioni dei mesi scorsi non erano forse l'inequivocabile sintomo di un'attenzione sociale, al contrario, piuttosto «alta» ?
Nessun accenno neppure ai costi del progetto per ricoprire (in maniera reversibile, of course) i binari della ferrovia. Chi paga ? Sponsor privati ? Project financing ? Oppure i contribuenti ?
Sarebbe interessante avere un piano finanziario da studiare con attenzione ed evitare di creare una bella ciclovia che azzeri la ferrovia ma in maniera (appunto) reversibile: magari dopo qualche anno scopriamo che la ferrovia ci torna comoda e allora azzeriamo la ciclovia e reintegriamo la ferrovia: con quali costi ?
Vorrei anche ricordare che la referente astigiana del progetto Unesco, Annalisa Conti, ha pubblicamente comunicato che nel fascicolo di candidatura è inserito un importante capitolo dedicato agli aspetti logistici, molto delicati per le decisioni che l'Ente internazionale dovrà assumere prima di renderci "patrimonio dell'Umanità".
In quel fascicolo la ferrovia è indicata in modo molto chiaro (stando a quanto dice la signora Conti) e addirittura viene ipotizzata anche la "metropolitana leggera": l'assessore Cirio dovrebbe esserne al corrente e chiedo a lui di svelarci l'arcano, cioè come fare a rispettare gli indicatori offerti all'Unesco alla luce del nuovo progetto di ciclabile sopra il tratto ferroviario ...
Infine qualche considerazione anche sull'esistente pista ciclabile lungo il Tanaro che Cirio dice di conoscere assai a fondo, essendone stato uno degli ideatori.
Scusatemi, l'assessore mi corregge dicendomi che non si tratta di una pista ciclabile ma di una «pista da avventura e trekking, da parco fluviale, mentre la Alba-Canelli sarebbe una sorta di ciclabile urbana adatta ad un pubblico di famiglie».
Assessore: quanto è costata questa pista da avventura ? Quanti turisti attrae ogni anno ? Qual'è l'indice di gradimento da loro mostrato verso un percorso che potrebbe essere di grande e seducente attrazione turistica ?
Concludo con questo appello che il Comitato per la Valorizzazione delle Ferrovie e Tramvie in Val Tanaro ha recentemente trasmesso ai parlamentari eletti dal nostro territorio:
Egregi Onovorevoli e Egregi Senatori,
con la presente intendiamo esprimere il massimo dissenso nei confronti della aberrante proposta dell'amministrazione regionale piemontese di condannare la pregevole, storica e strategica ferrovia Alessandria – Alba al ruolo di pista ciclabile. Questa ferrovia nacque nella seconda metà degli anni Ottanta dell'Ottocento e fu fortemente voluta e potenziata da Giolitti che ne vide un asse di collegamento fra la piana lombarda che ha in Alessandria la sua porta, il Monferrato astigiano e la Langa. Divenne la ferrovia di Pavese spesso impropriamente citato da altri conterranei del grande scrittore che, evidentemente, confondono il mondo di Pavese con quello dell'enogastronomia e della mobilità insostenibile. Un presunto cedimento nella galleria Ghersi all'altezza di Neive interruppe la linea tre volte dal 2009 al 2011 fra Castagnole Lanze e Alba limitandone l'esercizio al pur lungo tratto Alessandria – Castagnole Lanze e alla diramazione Asti – Castagnole Lanze, parte della Asti – Alba. La ferrovia Alessandria (Asti) – Alba – Cavallermaggiore è non solo strategica e essenziale in un contesto di rete ferroviaria, ma ha un valore storico enorme e una alta potenzialità turistica.
Come può pensare un territorio che si candida a essere patrimonio dell'Unesco a deinfrastrutturarsi riducendo a una lunga pista ciclabile (peraltro parallela a molte strade interpoderali ciclabili) una ferrovia che dovrebbe costituire nel mondo normale strumento di trasporto e promozione turistica? Come fa un territorio che ambisce a essere turistico e evoluto a puntare sul trasporto privato e su gomma di uomini e merci invece di sfruttare quelle strutture che i Padri di questa malandata Nazione hanno lasciato in eredità? Esistono decine di modi per realizzare una pista ciclabile che segua il percorso della ferrata pavesiana, essendone integrazione, come avviene in Germania e in Svizzera dove il cicloturismo sfrutta il treno, non lo sostituisce trasformando le città e i luoghi turistici in parcheggi.
L'idea di assassinare questa ferrovia, pregevole opera di ingegneria, coreografia importante di momenti letterari fondativi della Repubblica antifascista, potenziale perno della mobilità sostenibile di questo affascinante pezzo d'Italia, è abbietta e chiediamo un Vostro intervento perchè venga fermata e perchè le Autorità competenti si muovano nella direzione del ripristino dell'esercizio ferroviario affidandolo a vettori competenti che non ripropongano la precedente gestione fatta di cancellazioni e soppressioni e sostituzioni accidentali con autobus fino all'80% delle corse in orario, lamentando poi la scarsa frequentazione dei treni residui.
Chiediamo altresi' un Vostro interessamento per capire cosa sia realmente successo nella galleria Ghersi che interrompe la linea all'altezza di Neive: al momento della prima sospensione dell'esercizio (aprile 2009) venne resa nota la notizia di un cedimento che venne temporaneamente risolto e la linea riaperta per poi essere nuovamente chiusa pochi mesi dopo. RFI e Trenitalia tramite la Regione o viceversa (l'agghiacciante politica dei trasporti piemontese è frutto di una combinazione lineare fra le perniciose posizioni di entrambe) informarono tramite stampa locale che i lavori erano iniziati, i costi di ripristino di 4 o 6 milioni di euro, ma che la linea sarebbe stata restituita ai viaggiatori e alla incerta gestione di Trenitalia entro l'estate 2011. Non successe. Non è stata diffusa nessuna perizia, è nota solo la versione di RFI, che denunciò costi di ripristino per 8 milioni (!), ma non dichiarò chiaramente se qualcuno avesse lavorato alla galleria o meno, si arrivò, quindi alla sospensione all'esercizio delle tratte residue da parte del pernicioso assessorato ai trasporti piemontese e ora si scopre che i costi di ripristino arriverebbero a 12 milioni di euro, venendo ritenuti troppo alti da RFI per giustificarne l'avvio e convincendo la Regione a trasformare la ferrovia in una pista ciclabile PER DI PIU' IN PARTE DEL TRATTO ABBANDONATO EFFICIENTE di 65 km fra CASTAGNOLE LANZE e ALESSANDRIA!
Con che autorità RFI deciderebbe l'abbandono di una tratta? Da quando una società di gestione dell'infrastruttura ferroviaria stabilisce l'indirizzo della politica dei trasporti? E' normale che in quasi tre anni senza che nessuno abbia prodotto un intervento di manutenzione la valutazione dei costi sia quasi triplicata? E chi l'ha fatta? Dove sono i preventivi o gli studi, possibile che non siano stati resi pubblici i motivi che spingerebbero all'abbandono di una tratta ferroviaria che collega la Pianura padana al cuneese nell'epoca in cui tutto il mondo civile punta sul trasporto ferroviario come unica soluzione di mobilità sostenibile?
In ultimo, la Regione ha, secondo noi malauguratamente, competenza sulla gestione delle tratte definite locali, in realtà complementari, della rete ferroviaria, ma la gestione autorizza allo smantellamento, a decisioni cosi' drastiche e impattanti sul patrimonio nazionale? La rete ferroviaria non è di una Comunità locale, ma appartiene alla Nazione e in un contesto di Europa unita è a maggior ragione pezzo essenziale della mobilità continentale: come può una singola amministrazione regionale, per di più protagonista di una gestione dei trasporti di cui la cronaca fa da impietoso testimone, prendere decisioni che incidano cosi' tanto sul patrimonio infrastrutturale nazionale?
In ultimo che fine farà quell'enorme viadotto di 2.6 km su piloti posato in Valle Tanaro che è costato l'equivalente di 37M € sulla diramazione Castagnole delle Lanze – Asti?
Verrà abbandonato e/o percorso qualche mese all'anno da avventurosi ciclisti oppure demolito aggiungendo alla deinfrastrutturazione uno spreco di rara portata? Chiediamo che prendiate una posizione e facciate quanto possibile perchè quel prezioso pezzo di storia, di economia e di futuro piemontese venga mantenuto, ripristinato e adeguatamente gestito.
Restiamo a disposizione, Vi ringraziamo per l'attenzione che avete dedicato a queste parole e certi di un Vostro riscontro e interessamento cordialmente salutiamo.