Al di là del Paesaggio ...



di Gabriele Tarsetti, LIPU/Forum “Salviamo il Paesaggio” Tavolo Provinciale di Fermo.


In questi ultimi tempi stiamo assistendo ad una mutazione costante e, ad onor del vero, condivisa del nostro rapporto con i problemi ambientali e del territorio. Mentre raccogliamo firme contro uno scempio ambientale o a favore di una proposta di legge di tutela dei suoli agrari o organizziamo conferenze con Salvatore Settis o tentiamo di portare a termine il censimento del cemento, constatiamo che le nostre istanze di difesa dell’Ambiente vengono piano piano soppiantate, surrettiziamente sostituite dalla nuova (o per certi versi antica, se pensiamo alle leggi di tutela del 1939) formula della Salvaguardia del Paesaggio. Riscopriamo così ...

... la definizione del Paesaggio come l’Ambiente in quanto modificato dall’intervento umano, dagli usi antropici, dalla cultura degli uomini che ci vivono e che ci hanno vissuto; ed anche in quanto mediato dalla nostra cultura nella fase stessa di lettura e percezione di esso. Si può dire che tra Ambiente e Paesaggio si sia cementato un rapporto simile - con le dovute proporzioni - a quello tra Natura e Cultura.
Così facendo stiamo consapevolmente rimpiazzando la coscienza (e il bisogno di salvaguardia) dell’Ambiente “in sé”, con la coscienza (e il bisogno di salvaguardia) dell’Ambiente “per noi”, cioè del Paesaggio.

Perfettamente funzionale a questo fenomeno è il concetto di Bellezza e, quindi, di difesa della Bellezza del Paesaggio (come sopra definito) dagli scempi che vengono quotidianamente perpetrati ai suoi danni: concetto che rischia di andare in crisi di fronte alla semplice eventualità che un intervento dannoso sul territorio possa essere anche gradevole, pur rimanendo uno scempio dal punto di vista strettamente ecologico (non per niente divenne un caso eclatante nel mondo ambientalista quello dell’auditorium di Sorrento). In altre parole ci potremmo chiedere: in quanti rimarremmo a protestare, se il consumo di suolo fosse “bello” ?

Tale fenomeno assomiglia ogni giorno di più ad una sorta di antropocentrismo di ritorno; ciò che abbiamo fatto uscire dalla porta, lo vediamo rientrare, sotto nuove vesti, dalla finestra. Un antropocentrismo ben laico, nuovo, colto e magari anche di sinistra, ma pur sempre di antropocentrismo si tratta.
Un atteggiamento che spesso si traduce, nella prassi politica o amministrativa, in una condiscendenza, o arrendevolezza, delle esigenze dell’ambiente a quelle cifre antropiche o culturali di cui sopra.
Inevitabilmente diluendo le istanze naturalistiche di cui ci siamo cibati fino a poco tempo fa.

Ed allora dobbiamo forse chiederci se non sia il caso di superare i concetti di Paesaggio e di Bellezza, per rivalutare i concetti di Ambiente e di Natura, quali soggetti preziosi e da difendere in quanto tali, a prescindere dalle loro interrelazioni con noi, con l’Uomo (anche in considerazione del fatto che in queste interrelazioni, a rimetterci è sempre la natura).
Per sentirci, anziché ancora pervicacemente centro e chiave di lettura dell’ambiente che ci circonda, una parte di esso, una componente piccola, periferica, passeggera e spesso anche dannosa. E anche per rivalutare la necessità squisitamente ecologica di difendere l’ambiente per difendere noi stessi e i nostri figli.

Ed infine, certo, perché la natura è una meraviglia in sé, come ci ricorda, fornendoci una nuova e diversa definizione di Bellezza, Luca Mercalli nel suo ultimo libro: “Non vorrei infatti dare l’impressione che la biosfera sia soltanto riducibile a una questione di flussi di energia e di materia, di equilibri dinamici, di numerosità e competizione di specie, di mezzo di sostentamento della nostra esistenza. La biosfera è forse prima di tutto bellezza”.

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