di Alessandro Mortarino.
Su tutti i quotidiani veneti in questi giorni è comparso un eloquente messaggio a tutta pagina rivolto alla Regione Veneto e firmato dalle principali Organizzazioni imprenditoriali (Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Confcooperative). "Basta sprecare territorio!" recita a caratteri cubitali l'incipit del messaggio, che chiede alla Regione l’impegno ad affermare un modello di sviluppo basato non più sul consumo di suolo, ma sulla valorizzazione e rivitalizzazione delle città e dei territori ...
Sei le linee di sviluppo indicate a tal proposito:
- dare attuazione ai provvedimenti in tema di riconoscimento e tutela del paesaggio, contenuti nella Convenzione Europea del Paesaggio;
- intraprendere un'azione di Governo Locale condivisa per ridurre a zero il consumo di suolo;
- imporre rigorosi criteri di efficienza negli strumenti di governo del territorio per soddisfare i bisogni attraverso la riqualificazione, il miglior uso delle superfici già urbanizzate e la rivitalizzazione dei centri storici;
- esercitare un maggior controllo sugli Enti Locali in materia di nuovi insediamenti;
- regolare gli insediamenti da riqualificare nel rispetto ambientale: risparmio e fonti energetiche rinnovabili;
- bloccare qualsiasi nuova area produttiva e commerciale nelle periferie e in prossimità dei caselli autostradali.
E' un segnale molto chiaro e importante che testimonia come anche le forze economiche e produttive abbiano compreso che il futuro non può più essere affidato al "nuovo mattone" e un segnale forte nei confronti delle sensibilità del mondo politico e degli amministratori pubblici.
Ci auguriamo che anche nell'astigiano questi segnali inizino a far breccia: pochi giorni or sono, tra le lettere ospitate da "La Stampa", campeggiava il peana (che condividiamo) del Sindaco di un Comune del sud della nostra provincia che lamentava gli errori commessi nel percorso della candidatura Unesco.
Ma, allo stesso tempo, indicava i "danni" subiti per aver dovuto "congelare" le nuove espansioni edilizie nel proprio Comune e non aver potuto usufruire di quegli oneri di urbanizzazione indispensabili - a suo dire - per finanziare servizi pubblici.
La svendita del territorio per il solo fine di "far cassa" ricorda il gesto disperato di quel genitore che per mancanza di risorse e la necessità di dover curare il proprio figlio gravemente malato, mette in vendita il proprio rene.
E dopo ? Quanti altri reni potranno essere venduti ? ...