Considerazioni sulla perdita di capacità di guardare il paesaggio


di Maurizio Cannavò.


Perché ritengo opportuno riflettere su questo argomento ? Mi sembra che la nostra civiltà ci stia portando ad una perdita o una grande diminuzione della capacità di guardare il paesaggio. Questo fenomeno si sta accompagnando a tutta una serie di cambiamenti  che si stanno verificando e che influenzano fortemente le nostre capacità e che sono determinati e condizionati dall’esterno. Esso però va anche ad incidere fortemente nel nostro interno, nel paesaggio che cerchiamo in noi stessi o, meglio, nell’immagine del paesaggio che noi possiamo avere o meno in noi ...

Cioè, voglio riflettere sul significato che perlopiù si dà alla ricerca di momenti di contemplazione, al valore o meno che agli stessi si dà, alle occasioni che in tal senso si possono cercare. Per riuscire e poter guardare un paesaggio occorrono certamente occasioni di tempo e questo è forse il fatto che maggiormente incide.
Siamo portati a dare al nostro tempo una valutazione ed una dimensione troppo spesso esclusivamente utilitaristica che non ci porta certo a cercare il momento della contemplazione.

E voglio riflettere intorno al significato che noi diamo al paesaggio, alla ricerca che noi dobbiamo inevitabilmente compiere per scoprire i segni dei  tempi e della vita dell'uomo e degli altri esseri viventi e della natura nel paesaggio, e della convivenza tra il lavoro e la vita umana e la natura e gli altri esseri viventi; e intendo riflettere  su come si stia perdendo in noi, uomini del 2000, una capacità semplice, quella di ammirare un bel paesaggio, insieme ad altre che stanno svanendo e delle quali si discute in vari luoghi, come la capacità di guardare ed intendere il bello e l’ampia discussione che si fa sul bello. E su quanto questo fenomeno, che noi avvertiamo, possa incidere sul senso e significato della tutela del paesaggio.

La tutela del paesaggio nasce nel nostro ordinamento dall’art. 9 comma 2 della Costituzione, assumendola come compito fondamentale e qualificante della Repubblica. Il paesaggio viene tutelato in relazione a diverse considerazioni nel nostro ordinamento.
In primo luogo, se consideriamo il paesaggio come coincidente con le bellezze naturali, esso è insieme una ricchezza e una fonte di arricchimento individuale e collettivo.
In secondo luogo, paesaggio come testimonianza, in un ambiente naturale perlopiù modificato dall'uomo, come espressione dell'incontro nel tempo delle forze naturali con la vita e il lavoro degli uomini.
In terzo luogo, paesaggio come fatto estetico in continuo divenire, rispetto al quale nasce la necessità dello sviluppo e della tutela dell'ambiente.
In quarto luogo, come punto di riferimento per una regolamentazione ed una pianificazione del territorio.

Questi possono essere alcuni dei significati che il nostro ordinamento dà alla tutela del paesaggio.
E qui possiamo iniziare una riflessione.

Oggi viviamo influenzati molto fortemente da un mondo di immagini, sia per la televisione che per la diffusione di Internet. Siamo in overdose di immagini, tanto che forse  lo spettacolo al naturale può perdere per noi il suo fascino e non abbiamo più la meraviglia in noi necessaria perché susciti quel piacere interno e quella suggestione che ci darebbe.
La ricchezza del paesaggio sta proprio nella sua capacità di suscitare in noi semplici emozioni di stupore, di meraviglia, di ammirazione; e in esse noi possiamo trovare un arricchimento interiore di incalcolabile valore.
Ma la pletora di immagini virtuali di cui abbiamo riempito la nostra sensibilità, ci porta anche a vivere in una realtà fatta prevalentemente di immagini virtuali, in cui tra l'altro ce ne sono molte (le immagini di guerra, le immagini cruente di delitti, le immagini di violenza, ecc.)  che scatenano emozioni, alle quali abbiamo anche fatto l’abitudine; esse hanno di fatto cambiato la nostra sensibilità ad ogni spettacolo naturale, a meno che esso non ci sia portato in modo molto forte dai mass-media. Ne è prova l'enorme partecipazione di tutto mondo all’ultima eclisse solare, fenomeno che era stato preparato da giorni e giorni di annunci televisivi e rispetto al quale erano stati programmati tour da agenzie di viaggi di tutto il mondo nei posti dove si prevedeva che si sarebbe  vista meglio. In questo caso lo spettacolo come affare ha trionfato diventando l’occasione per la vendita  di occhiali, di viaggi, di diritti televisivi.

Ma questo sovraccarico di immagini  non ci fa gustare più il piacere di fermarci in riva ad un fiume solo per guardare l’acqua che scorre e per sentire il fiume, come ci fa perdere la bellezza di un paesaggio marino nella sua grandiosità e nel suo mistero di infinito. Come non ci dà la possibilità di guardare il paesaggio montano o la bellezza delle colline o dei boschi o delle piane. Tutto per noi è come già visto, già pregustato, sia da noi  che da altri per noi.
E questa perdita di capacità porta con sé anche la incapacità di cogliere nel paesaggio la testimonianza della vita dell'uomo, del suo lavoro secolare, dello svilupparsi nel tempo di questo incontro tra l'uomo e la natura. E tutto ciò ci porta ad avere anche poco rispetto verso la natura e l’ambiente in genere.

Questo fenomeno della perdita della capacità di guardare il paesaggio, trova il suo posto in una serie di fenomeni che ci stanno accompagnando. Quanto si parla oggi di crisi di valori! E con questa espressione forse intendiamo una confusione generalizzata dei valori che ci riguarda tutti da vicino, in cui si dà spazio maggiore al valore denaro, al valore proprietà, a consumi esagerati e spesso inutili, a mode, alla violenza (che sta per essere trasformata in un valore); e in questo discorso sulla crisi dei valori si giunge a parlare da più parti di "notte dell’etica" in cui oggi vivrebbe l'umanità, che perciò avrebbe perso o starebbe perdendo molte delle sue capacità naturali.
E vivrebbe in una specie di perdita della vista, per non essere ferita da spettacoli degradanti, accompagnata da altre diminuzioni sempre per non essere troppo toccata da vicino.

Questa stessa riflessione non può non prendere in considerazione anche il fatto che la crisi di valori sta toccando da vicino anche la regolamentazione degli interessi; con la difficoltà per ognuno di noi di capire l’efficacia delle regole in generale, e delle norme giuridiche in particolare, e di comprendere la loro concreta applicazione.
Il paesaggio e la sua tutela rientrano tra valori che danno necessariamente luogo a conflitti di interessi e la normativa deve avere pertanto il carattere di validità ed effettività, o efficacia, verso tutti. Ma il fatto che la normativa si sia confusa ed abbia creato in sé una vera Babele determina una generale insicurezza ed una sfiducia che possono aver avuto la loro influenza sulla perdita della capacità di guardare il paesaggio.

E non possiamo trascurare, nella riflessione, come il moderno modo di concepire l’esistenza abbia e stia portando la persona verso maggiori difficoltà di comunicazione con gli altri e con il mondo esterno. Questo può forse sembrare  per alcuni opinabile, in un mondo in cui c’è il trionfo della comunicazione e si parla di villaggio globale; ma si parla anche molto di chiusura in se stessi, di incomunicabilità, di tante solitudini, di solipsismo, di successo ad ogni costo ecc.  E se questo  diventa lo scenario della vita, si perdono delle capacità.

Come d’altra parte dobbiamo anche riflettere sullo sviluppo tecnologico esasperato e troppo rapido, che può aver indotto delle diminuzioni delle nostre capacità naturali.

Per tutte le considerazioni finora svolte, ritengo necessaria una riflessione amplia su questo fenomeno indicato della perdita o forte diminuzione della capacità di guardare il paesaggio.
Una riflessione che può toccare:

a) tutti i significati della tutela del paesaggio e dell'ambiente;
b) i possibili sviluppi in relazione anche ad un significato dinamico di tutela indirizzata verso una regolamentazione efficace;
c) la necessità che le nuove generazioni trovino una ricerca, una direzione intrapresa, che le porti a cercare con curiosità il significato della tutela; ci sta particolarmente a cuore  il concetto e il significato di paesaggio per le nuove generazioni;
d) la necessità di riscoprire, anche attraverso dei lavori semplici, la possibilità di riacquistare la capacità di guardare il paesaggio;
e) l’arricchimento che deriva all'uomo dalla capacità di guardare paesaggio;
f) la testimonianza che il paesaggio dà sull'incontro dell'uomo con la natura e sulla vita umana e sull’ambiente;
g) la prospettiva che il paesaggio dà sugli sviluppi compatibili tra l’uomo e l’ambiente;
e) la necessità di una regolamentazione  dei conflitti di interessi e di un suo effettivo rispetto.

Una riflessione diretta a:


1) verificare l’esistenza o meno del fenomeno;
2) cercare sistemi e stimoli come rimedi;
3) studiare quali siano i modi migliori per osservare il paesaggio;
4) studiare che cosa cercare nel paesaggio(arricchimento, testimonianza, previsioni per tutela ambientale);
5) studiare forme di educazione a guardare il paesaggio;
6) studiare occasioni per guardare il paesaggio;
7) studiare stimoli che portino ai giovani una concezione ed un significato del paesaggio.

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