La tragica storia della Gazza-Condor e della gatta Adelina ...


di Alessandro Mortarino.


Da qualche giorno, attorno alla nostra casa, si sta consumando una autentica tragedia famigliare. Protagonisti sono una mamma gazza (o una gazza papà ? ... come si riconosce un uccello femmina da un maschio ?) disperata per avere perduto uno dei suoi piccoli, caduto inopinatamente dalla certezza del suo nido apparentemente ultra sicuro, lassù sulla cima del grande tiglio, e finito saltellante e un po' sbilenco in una selva di iperico strisciante. Sotto allo sguardo attento di Gatta Adelina ...

Adelina ha appena un anno ed è già mamma, anch'essa, di due cuccioli di quasi due mesi: Gastone e Filiberto, detto Bertu. Una mamma perfetta, premurosa e attenta. Ma senza esagerazioni: sa essere mamma discreta, presente e amorevole quando è il caso, pronta a farsi i fatti suoi quando non è il caso.
Da una mamma, ti aspetteresti un comportamento universale nei confronti di un cucciolo; poco importa, insomma, se il figlio è il tuo o quello di un'altra gatta oppure di un uccello, un'otaria, un cane o un istrice.
Invece la Natura è la Natura e l'istinto è istinto.
Ed ecco che una piccola gazza goffa che cade a terra e non sa volare, può trasformarsi dalla percezione di cucciolo spaurito da coccolare a quella di possibile preda.

Gatta Adelina osserva da distante la situazione, poi si avvicina con un passo identico a quello che un cacciatore della Savana definirebbe come l'esatta movenza del giaguaro affamato, si acquatta in paziente attesa.
Con il naso all'insù, un radar di gommosa pelle sensoriale.
C'è, però, un problema: so per certo (la gente di campagna mormora) che nessun animale gradisce la gazza come cibo. Neppure se la gazza è giovane (e fresca).
Ma Adelina lo sa ?
Pare di no, a seguirne le mosse. Che ad un certo momento diventano fulmine e poi saetta: tra le foglie spunta la testolina della giovane gazza e Adelina in un istante la raggiunge. E l'accoglie tra le sue mandibole, apparentemente non con l'ardore della mamma premurosa.
Mamma Gazza (o papà ? ...) pare impazzire. Inizia a gridare (ma le gazze gridano ?), plana da un ramo all'altro, da un nocciolo a un caco, corre a balzi sul prato. E sempre gridando si avvicina ad Adelina, grida e finge un attacco, grida e si avvicina e scappa e si avvicina e grida e.
Come una sfida: "guardatela, sta uccidendo una giovane creatura".

A questo punto tocca a noi intervenire. E infatti interveniamo. Con abile mossa da chirurghi allenati scostiamo la piccola gazza dal palato di Adelina. La nostra mano resta leggermente insanguinata, di sangue altrui.
Cattivo segno.
Segno di debolezza, che la Natura saprà certamente riconoscere.
Adagiamo la piccola gazza su un ramo mediano del fico. Lei non ringrazia ma zampetta rapida, cambia ramo, cambia albero, torna a terra e saltellando si infila sotto le fronde di una forsythia.
Di volare, neppure l'intenzione.
Gatta Adelina guata.
Non ci resta che prenderla di peso e portarla altrove, distrarla, tenerla impegnata.

Quando ritorniamo sul luogo del misfatto, della piccola gazza non troviamo più tracce. Anche Adelina riattiva il suo sensore primario, ma senza risultato.
In compenso Mamma Gazza e sempre lì, presente e vigilante. E inizia a volare, a roteare per cerchi nervosi e squadrati, sulla testa di Adelina. Che finge di non notarla.
Grida e continue e repentine azioni di guerriglia: no, non è più un annuncio di pericolo ma una dichiarazione bellica.

Che non si è più arrestata.

Della piccola gazza non si sa nulla, nessuno l'ha più vista nei dintorni.

Invece, da quel momento, la quiete del prato, dell'orto, del frutteto è squarciata dal grido di Mamma Gazza. Ogni volta che Adelina si para alla sua vista, eccola alzarsi in volo, atterrarle vicino con grida infinite a becco aperto, sempre più vicina, pare volerlo chiudere (il becco) direttamente nelle carni di quel crudele soggetto.

Questa gazza è diventata come un condor, pare avergliela giurata. E resta lì, ammonente, pronta a cogliere una sua debolezza.
Come un condor, appunto, che attende la distrazione fatale della sua prossima preda.

Ah, la Natura !

Ah, le Mamme, così diverse tra loro ! ...

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