di Antoine Fratini, Movimento Stop al Consumo di Territorio di Fidenza e Presidente dell'Associazione Europea di Psicoanalisi.
L’Italia sotto zero! Il gelo e la neve immobilizzano il paese! Come ogni anno, i media riservano alle nevicate titoli e commenti catastrofici. Ma la neve è veramente quel terribile fattore di disagio? Chi parla in quell’affermazione? Non certo l’Es, imbrigliato, piuttosto che liberato, dagli impegni lavorativi e scolastici, ma piuttosto un Super-Io assoggettato al dio Economia. In questo senso, la neve e il freddo creano non soltanto disagi oggettivi, ma addirittura un vero e proprio disagio psicologico perché contrastano e offendono un sistema di valori interiorizzato ...
In agguato è la colpa del venire meno al lavoro e alla crescita economica.
Da un altro punto di vista invece, la neve ci riporta ad un “fare economia” nel senso più autentico del termine; non una economia inchiodata alla croce della crescita ad oltranza, ma basata sulla gestione razionale delle risorse, sulla prudenza, sul risparmio di energia e quindi sul vino novello e rinfrescante (è il caso di dirlo!) della decrescita.
Onde ovviare allo scenario apocalittico spacciato quotidianamente dai media (blocco del traffico e degli approvvigionamenti, conteggio dei morti per assideramento, ondate di gelo “siberiano”…) e di cui la Natura, maledetta, viene opportunisticamente lasciata intendere colpevole, basterebbe semplicemente starsene a casa per qualche giorno, approfittando dell’occasione per meditare, stare in compagnia di famigliari e amici, leggere, scrivere … Insomma, per crescere si, ma interiormente.
Guai però a cibarsi di quel frutto proibito. Tali discorsi devono essere accuratamente evitati dai media. Non ne deve trapelare nessuna traccia in quanto rappresentano un vero e proprio tabù per una religione la cui crisi sistemica ha già iniziato a terrorizzare i mercati e i discepoli consumatori.
Mentre la neve e il freddo sono fonte di disagio per l’homo economicus che, posseduto dal suo demone, vorrebbe persino abolire l’inverno, si rivelano una benedizione per l’uomo che intende riprendere contatto con la propria anima seguendo il ciclo naturale e rigenerante delle stagioni.
Il bambino pensa a rotolarsi sulla neve, a giocarvi in tutti i modi possibili; l’anziano pensa a godersi il calduccio del camino osservando da dietro i vetri della finestra gli uccellini che vengono a raccogliere le briciole di pane o le bacche.
I volti dell’uno e dell’altro, al di là delle differenze dovute all’età, sono in quei momenti parimenti sereni. Puer e Senex rappresentano i due inseparabili volti di una saggezza senza tempo oggi calpestata nel fango dalle bestie da soma e dai greggi della religione economica.
E allora ben vengano i disagi provocati dalle nevicate se riescono a toglierci dal nostro agire coatto e a richiamarci all’anima!