di Catterina Simonelli.
Sono ormai incubi del nostro quotidiano quelle che i fautori del progresso definiscono come grandi opere; si chiamino tav, inceneritori o tangenziali, hanno il potere di gettare le popolazioni interessate in uno stato di sgomento, rabbia, spesso accompagnato ad un senso di angoscia per il proprio futuro. Non cambia molto se l’opera è piccola ma sottrae comunque una parte di natura, gli ultimi resti del nostro paesaggio immaginale; come succede, ad Asti, al parco di Rio Crosio con la casa degli Alpini, a Cortiglione con i mega impianti fotovoltaici nei campi e a Nizza, dove è sorta una nuova Isengard, ma l’elenco potrebbe continuare …
Eppure le proposte alternative ci sono; in Valsusa esiste già una linea ferroviaria, addirittura sotto utilizzata, nell’impianto di Vedelago (in provincia di Treviso) si porta la percentuale di raccolta differenziata al 90%, la necessità della tso è dettata, principalmente dal bisogno di spendere denaro già stanziato , la soluzione alternativa presentata dai comitati agli Alpini, per evitare di costruire nel parco, era ed è, un percorso fattibile e, proprio a Mombercelli e a Cortiglione, l’Associazione Dendros e la cooperativa Retenergie hanno spiegato la possibilità di una democratica e diffusa produzione di energia, senza consumo di suolo.
Cosa è mancato, cosa manca a chi ci governa e amministra per riuscire a capire che queste situazioni meritavano e meritano la possibilità di soluzioni diverse, uno spazio per la riflessione?
E che cosa spinge, così impetuosamente, migliaia di cittadini in Valsusa o anche piccoli gruppi in campagna o in città, a prendersi a cuore le sorti di un angolo di paesaggio, di un angolo di natura?
Sono dei folli alienati che necessitano di psicofarmaci, di gas lacrimogeni e, nei casi più gravi, di qualche manganellata? A vederli e sentirli non si direbbe, e poi non è così scontato riconoscere chi sarà incoronato re dei folli? Ricordo una vecchia canzone degli anni sessanta, ispirata alla storia di Alice ne paese delle meraviglie, che diceva:
“Quando logica e senso delle proporzioni
Sono cadute in una morte leggera
Il guerriero bianco parla al contrario
E la regina rossa é uscita di testa
Ricorda quello che ha detto il ghiro:
"nutri la tua mente"
"nutri la tua mente!"
In effetti è necessario tracciare un percorso di idee e parole per contrastare la logica economica dominante. Ho letto, su facebook, un commento sprezzante riguardo ai notav che li accomunava ai bovari dei primi del ‘900 che si opponevano alla ferrovia perché temevano che le loro mucche avrebbero dato latte acido.
Molto divertente! Dopo cent’anni, sommersi dal traffico, dall’incremento demografico, dai veleni che sono ovunque, tra latte alla diossina e mozzarelle blu, possiamo dire che anche quei bovari avevano ragione, che anche la loro immaginazione aveva un senso, una profonda ragione di esistere, una lungimiranza profetica, perché ancora riuscivano, utilizzando un’espressione di Hillman, a catturare coscienza attraverso i loro istinti.
L’uomo moderno ha perso questa capacità, noi abbiamo difficoltà a catturare coscienza riflettendo entro i nostri istinti e udire l’eco della riflessione.
Non c’è dubbio che, fino a pochi decenni fa’, ci avevano cullato bene il sonno con l’illusione del benessere, del miglioramento della qualità della vita; ora, mentre stiamo perdendo i diritti conquistati in tanti anni, il progresso, comunemente inteso, si mostra per ciò che è, un mito buono, per pochi potenti transnazionali titani del profitto, ma distruttivo per la natura e oppressivo per gli uomini.
Così ci può accadere di sentirci come risvegliati da un brutto sogno, impauriti quanto basta per catturare coscienza, come l’essere umano ha sempre fatto per migliaia di anni, e la capacità di immaginare che è più importante percorrere un sentiero di riflessione tra i boschi in Valsusa che costruire il tav, per trasportare, mozzarelle da chissà dove a chissà chi, ad altissima velocità. Migliaia di cittadini nella valle e in poche decine al Parco di Rio Crosio difendono tenacemente il territorio con una nascente e comune consapevolezza; sono anche stati fatti degli studi per spiegare che il tav non serve, che è inutile e costoso, ma, da più di 15 anni, l’istinto dei valligiani li metteva in guardia da un orrore che li minacciava come potevano capire, guardando il cielo, che sarebbe arrivato un brutto temporale. Le lacrime dell’anziana signora, con i poliziotti in assetto antisommossa sullo sfondo, sono un no dell’anima e le analisi economiche più precise ne confermano solo alcune ragioni, ma non ne comprendono ed esauriscono il profondo significato che si riflette come un’eco nella valle.
Come conseguenza dello scontro tra visioni opposte, nasce l’assoluta necessità delle recinzioni, a sequestrare una parte della nostra natura, recinzioni dalle quali noi, a forza, per ora, siamo tenuti fuori, militarizzate in Valsusa, regolari al parco, abbellite da siepi a Cortiglione, dove si produce l’energia pulita, a nostre spese, sotto stretta sorveglianza.
La recinzione ci esclude e ci sottrae una parte di noi; per decenni non ci siamo accorti di quanto paesaggio e terra, mare e aria ci fossero sottratti, per decenni abbiamo lavorato, senza troppo pensare, e dormito nelle nostre tiepide case e, in qualche misura, siamo stati complici di un sistema globale autoritario e distruttivo, in continua espansione.
Ora l’istinto ci dice che il cerchio si sta stringendo, che una parte di noi è dentro la recinzione, è prigioniera, e che sarà un attimo finire in altre recinzioni per aver detto no troppo forte; già televisioni e giornali additano coloro che si oppongono come terroristi violenti, per giustificare il terrorismo e la violenza con cui saranno aggrediti.
Le immagini dei pestaggi subiti dai manifestanti in Valsusa sono, se ancora ce ne fosse bisogno, la prova provata del profondo nesso che, ai nostri giorni, lega il destino della natura e il destino degli uomini, sotto la mano di un potere che, dopo averli privati della loro capacità creativa, li schiaccia entrambi.