Giorni roventi per la caccia in Piemonte

ImageGrandi manovre attorno al fenomeno della caccia nella nostra Regione. Mentre tutto sembra pronto per il referendum regionale del prossimo anno (la cui richiesta popolare fu formalizzata ben 24 anni fa ...) con cui associazioni ambientaliste e anticaccia intendono regolamentare in modo molto drastico la caccia in Piemonte, ecco comparire a Palazzo Lascaris addirittura quattro proposte di legge per evitare la consultazione. Ma non basta …

Arriva anche la legge dell’11 luglio 2011 riguardante “Disposizioni collegate alla legge finanziaria per l'anno 2011” che, secondo il mondo ambientalista, contiene  alcune norme “costituzionalmente illegittime, in quanto contrastanti con i principi fondamentali fissati dalla vigente normativa statale in materia di tutela dell’ambiente e degli ecosistemi”.

Pare, dunque, di capire che i cacciatori siano una lobby davvero potente ed organizzata e che il parere dei cittadini rappresenti un temutissimo scoglio assolutamente da evitare. Una ragione in più per far sì che, anche nell'astigiano, un gruppo considerevole di "sostenitori del referendum contro la caccia" prenda forma e faccia ciò che negli scorsi anni si è fatto sui temi della salvaguardia dell'acqua pubblica e contro il ritorno delle centrali nucleari: informazione, informazione, informazione !

Intanto, vediamo qualche altro dettaglio.

Disposizioni illegittime nella nuova legge 10 dell’11 luglio 2011

La legge piemontese dell’11 luglio 2011 riguardante “Disposizioni collegate alla legge finanziaria per l'anno 2011” contiene, come detto, alcune norme “costituzionalmente illegittime, in quanto contrastanti con i principi fondamentali fissati dalla vigente normativa statale in materia di tutela dell’ambiente e degli ecosistemi”.

Questo è il succo dell’esposto redatto lo scorso 18 luglio come coordinamento nazionale dalle Associazioni WWF, LAC, VAS, Associazione Vittime Caccia ed ENPA ed inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dei rapporti con le Regioni, al Ministro del’Ambiente e al Ministro per le Politiche Agricole.

Le Associazioni hanno evidenziato che l’art. 8 della nuova Legge Regionale permette la nomina di cacciatori all’interno di piani di contenimento straordinari di fauna selvatica, escludendo così un previo coordinamento con l’INFS, Istituto Nazionale Fauna Selvatica (oggi confluito nell’ISPRA) ed in contrasto con le disposizione della LR 19 del 2009, che dispone che gli abbattimenti sono possibili solo con l’intervento delle guardie delle amministrazioni provinciali.

Ancora più grave: la LR 10/2011 introduce la possibilità di abbattimenti di fauna da parte dei cacciatori a “titolo oneroso”, ossia si conferma l’inqualificabile impostazione politica dell’attuale Assessore regionale all’Agricoltura che non ha mai fatto segreto di voler fare in modo che la fauna - patrimonio indisponibile dello Stato secondo i disposti della LN 157/92 - possa diventare libero oggetto di vendita e quindi di introiti, mentre gli abbattimenti selettivi devono essere finalizzati unicamente alla tutela delle produzioni agricole e zootecniche.

Le Associazioni sono da sempre contrarie al turismo venatorio, in qualunque forma esso sia praticato e indipendentemente dalle sue ragioni, giudicandolo espressione particolarmente aggressiva di una cultura o di una tradizione che non ha più ragione di esistere in una società civile.

Piemonte al voto sulla caccia

Il referendum è stato finalmente ammesso, a 24 anni di distanza dalla regolare raccolta firme avvenuta nella primavera/estate del 1987. L'anno successivo la Giunta regionale aveva registrato formalmente l'accettazione del referendum ma, appena poche settimane dopo, aveva varato in grande fretta una nuova legge regionale sulla caccia che accoglieva - in minima parte - le istanze dei referendari e consentiva così all'amministrazione di annullare la consultazione popolare.

Da allora ad oggi è stato un susseguirsi di ricorsi e controricorsi al Tar ed alla magistratura ordinaria che, finalmente, paiono ora essersi conclusi con la sentenza definitiva della Corte d'Appello di Torino: questo referendum s'ha da fare !

Il quesito referendario non intende pronunciarsi sull'abolizione tout court della caccia entro i nostri confini regionali (a quei tempi la caccia era regolata a livello nazionale) ma la semplice richiesta di protezione per 25 specie selvatiche oggi cacciabili (17 di uccelli e 8 di mammiferi), il divieto di caccia sul terreno innevato, l’abolizione delle deroghe ai limiti di carniere per le aziende faunistiche private e il divieto di caccia la domenica.

Ma l'esatto testo del quesito che troveremo sulle schede non è, al momento, ancora definito: in questi 24 anni, infatti, le normative in materia sono cambiate più volte.

Ma il Parlamento Regionale ci "prova" di nuovo ?

A Palazzo Lascaris sono depositate attualmente quattro proposte di legge sulla caccia: una del centrodestra e una del centrosinistra paiono parecchio distanti dalle formulazioni indicate nella proposta referendaria. Quelle dei capigruppo di Idv e Movimento 5 Stelle (insieme) e quella dei Verdi Verdi, invece, in realtà ne recepiscono tutte le condizioni. Solo una rapida approvazione di queste ultime due (al momento parecchio improbabile) potrebbe bloccare nuovamente il referendum.

Insomma, possiamo sbilanciarci: il referendum si terrà. Un solo giorno, una Domenica compresa tra il 15 Aprile e il 15 Giugno. Per sancire con orgoglio che anche noi siamo animali e che gli animali hanno diritto di vivere ?

Manifestazione nazionale contro la caccia

Si terrà a Torino il 17 settembre 2011 la manifestazione nazionale contro la caccia, con un corteo che si avvierà da Porta Susa (Piazza 18 Dicembre) alle ore 15.30 per raggiungere piazza Vittorio Veneto.

Perché il 17 Settembre ? Perché il giorno successivo,18 Settembre, apre la stagione venatoria 2011/2012 e centinaia di migliaia di animali saranno fucilati da sedicenti “amanti della natura” in nome di futili o false argomentazioni come “divertimento, gola, necessità di selezione, sport”.

Con il corteo si vorà ribadire il nostro “SI DECISO” a fermare questo massacro.

Si è scelto Torino come luogo della manifeatzione nazionale proprio in virtù del referendum che si terrà il prossimo anno.

Purtroppo un referendum regionale non può abolire un’attività prevista da una legge dello Stato.

Ma, secondo quanto affermato dalla LAC (Lega Abolizione Caccia) "oggi come ieri, occorre ribadire che in caso di successo di questo referendum l’attività venatoria in Piemonte verrebbe drasticamente ridotta togliendo ai cacciatori la possibilità di uccidere ben 25 specie di animali, di uccidere quanti animali vogliono in aziende private, sulla neve e nella sacrosanta domenica. In sintesi togliendo ai cacciatori una grandissima parte del loro “sano divertimento”.

Il tutto salvaguardando maggiormente la biodiversità e, soprattutto, lasciando la “loro” vita a un grandissimo numero di animali selvatici, animali NON umani che, come noi, dal punto di vista morale non “appartengono” ad altri che a sé stessi checché un'arbitraria legge “umana” li qualifichi come “patrimonio indisponibile dello Stato”, cedibile in base a concessione.

Parlare di esseri senzienti in termini di merce ci fa orrore, ma “oggi” possiamo combattere solo con le armi (chi ha detto armi?) giuridiche di cui disponiamo. Questo referendum è indubbiamente uno strumento con cui può essere inferto alla caccia piemontese un colpo mortale, riducendo i cacciatori a tal minimo numero da perdere ogni potere in sede istituzionale. Quel potere che ha bloccato il referendum per ben venticinque anni".

Sempre secondo la LAC "le amministrazioni regionali di tutti i colori e di tutti gli schieramenti hanno in questi anni illecitamente impedito il voto popolare costringendo il Comitato Promotore ad una estenuante battaglia legale durata quasi un quarto di secolo. Ora la Corte d’Appello di Torino ha dato il via libera al referendum piemontese che si svolgerà nella primavera del 2012. Cio' significa che le stesse richieste referendarie piemontesi potrebbero essere proposte IN TUTTE LE REGIONI".

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